mercoledì 18 novembre 2015

Siate rivoluzionari, non ignoranti.

Per me la TV è un parallelepipedo scomposto, un suppellettile da spolverare pigramente con lo Swiffer. Preferisco informarmi con la carta stampata o sui siti web. Perciò il 13 novembre alle 21 la TV era spenta, ero lontana da Parigi e leggevo “Grande seno Fianchi larghi” di Mo Yan. Andai a letto con l'immagine della Cina rurale invasa dai giapponesi nel distretto di Shandong, e col tredicenne Jantong che lottava col suo disturbo psico-somatico di svezzamento dal latte materno. La mattina successiva mi svegliai con la voglia di fare un viaggio in Oriente ma venni catapultata a Parigi. Aprii Twitter e mi resi conto che era successo qualcosa. A quel punto ho acceso la TV. Ogni tanto entravo sul Web per leggere ulteriori notizie e ovviamente c'era anche l'eco dei social network: polemiche sul tweet di Me Cojons, indignazione sul post di Stigran Cazzis. Come se il destino del mondo dipendesse dal tweet di qualcuno, dal lancio di qualche improbabile hashtag o dai Like racimolati. È mia consuetudine di fronte alle tragedie umane rimanere in silenzio: lo preferisco di gran lunga al chiassoso starnazzare di chi ostenta un dolore talvolta fuori luogo. È giusto esternare, ognuno lo fa come meglio crede, ma ostentare è davvero abominevole. Mi sono quindi limitata a scrivere la mia scelta silenziosa e ho chiuso le finestre del web fino a ieri, quando ho aperto Twitter e Facebook e mi sono resa conto della moltitudine di commenti, post e tweet carichi di una violenza barbara che avrebbe fatto impallidire anche Erode il Grande. Mi riferisco in particolar modo a Facebook dove i miei “amici” sono per il 70/80% persone che realmente conosco, con le quali ho degli scambi più o meno frequenti, alcuni li ho visti nascere e crescere, altri sono amici sparsi nel mondo e altri ancora sono follower di Twitter che come me, ogni tanto travasano su Facebook, e che ho avuto il piacere di conoscere di persona e instaurare con loro delle belle relazioni. La prima cosa che ho notato è stata una moltitudine di post stile “bombardiamo gli islamici/distruggiamo i musulmani/buttiamo fuori gli stranieri” e via sulla stessa falsariga, tutti scritti da ragazzi e ragazze che conosco e che abbraccio quando li incontro. Ma come ragazzi? Avete sbagliato la formulazione della frase, calma! Le parole sono importanti, magari avete letto il titolo di quel “quotidiano” e avete pensato che fosse giusto generalizzare e fare di tutta la merda una cloaca. A me spiacerebbe se bombardassimo TUTTI gli islamici perché ci andrebbe di mezzo Majida, la mia amica iraniana e il fratello che era in piazza a farsi massacrare quando Ahmadinejād attuava la sua politica repressiva contro gli studenti. Loro considerano l'Isis un gruppo di criminali che infangano il nome di Allah. E anche Setayesh e la sua famiglia afgana, che sono musulmani ma non portano il burqa, che quando vedono le foto dei terroristi dell'Isis si appartano e pregano Allah affinché li fulmini. O Kamal, il mio amico marocchino al quale l'Isis ha distrutto mezza famiglia in una di quelle stragi che non fanno notizia. Forse volevate scrivere “distruggiamo l'Isis” e vi è scappata la tastiera dalle mani. E io sono d'accordo, perché l'Isis è composta da terroristi fanatici che uccidono occidentali e musulmani senza nessuna distinzione, criminali che devono essere fermati e anche in fretta. E non ho alcuna soluzione per eliminare i terroristi, mi affido a chi ne sa più di me, a chi fa della diplomazia e delle relazioni internazionali il proprio lavoro. Mi limito ad ascoltare, consapevole che non è semplice trovare una soluzione indolore, e spero solo che agiscano in fretta. E mi sfugge l'utilità della genialata di buttar fuori gli stranieri, perché vorrebbe dire riprenderci gli italiani sparsi nel mondo, e mentre gli stranieri in Italia sono 3.929.916 (dati ISTAT) gli italiani all'estero sono 4.636.647 (dati AIRE – Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero), e magari riprenderci tutti gli italiani che nel corso della storia si sono stabiliti in altri paesi acquisendone la cittadinanza, e anche i loro figli oriundi, che secondo il Ministero degli Esteri nel 1995 erano 58,5 milioni (sito emigrati.it). A conti fatti questo scambio non gioverebbe alla nostra economia. E non pensiamo di riprenderci gli italiani all'estero “brava gente” e mandar via gli stranieri delinquenti. Basta con quest'idea che gli stranieri in Italia delinquono mentre gli italiani all'estero sono tutti bravi ragazzi che lavorano sodo: all'estero ci sono tanti italiani splendidi ma anche fancazzisti e dediti al malaffare esattamente comme in Italia. A Londra il fumo buono lo compri solo dagli “italian guys” a King's Cross St. Pancras. Il tatuaggio che ho nel polso l'ho fatto vicino a Tottenham Court Road, dove ho scoperto che gli “italian tattoo studios” hanno i prezzi più bassi di Londra perché i loro negozi non risultano da nessuna parte e fanno tutto in nero: riusciamo ad esportare l'arte dell'inchiostro insieme a quella dell'evasione fiscale. Potremo continuare con gli esempi, esattamente come potremo continuare con storie di italiani all'estero che invece danno lustro al nostro stivale con la loro tenacia e genialità. Come gli stranieri: ne abbiamo di buoni e cattivi, ovunque. Comprendo la rabbia del momento ma le parole in questi casi sono fondamentali, perché si rischia di fomentare odio che notoriamente porta solo a distruzione. “Andare a fare la guerra/invadere gli stati islamici” non è esattamente facile come prendere lo zainetto e fare trekking nel Sacro Monte di Varallo. Ma la maggior parte hanno la soluzione in tasca, infallibile, la ricetta per tutti i mali, sanno tutto di politica estera, di economia e finanza, e ovviamente anche di politica interna, religioni, fisica quantistica e minchiologia. E non vanno bene i comunistoni buonisti che schifo, e Renzi imbecille non capisce un cazzo, e Alfano burattino. e bombardiamo tutto il medio oriente, e gli americani assassini si devono fare i cazzi loro, e i musulmani vanno eliminati, e la Fallaci gran donna che ci vedeva lontano, e Putin è l'unico che fa le cose giuste, e tutti con Salvini che ha capito tutto, e mio nonno lo diceva che bisogna sterminarli tutti questi bastardi, e mia zia ha fatto le lasagne con le polpette minchia che buone oh. Tutto questo scritto da persone che io conosco personalmente. Ora ragazzi, le cose son due: o voi negli ultimi mesi/anni avete ingoiato intere biblioteche come contorno alle lasagne, oppure io in 43 anni ho letto solo Topolino. Va benissimo farsi un'idea della situazione globale del pianeta con tutte le trame sociologiche e storiche, ma tali idee vanno supportate da una conoscenza. E badate, non sto dicendo che per essere intelligenti bisogna essere colti, mangiando pane e Feuerbach a colazione, semplicemente bisogna quantomeno avere cognizione di causa quando si esprime un'idea, magari non facendola passare come l'assioma di Peano. Ho imparato più da mio nonno che da tutti i libri dell'università, anche se mio nonno firmava con la X. Ma mio nonno era umile e cercava di imparare ogni giorno una cosa nuova, mi invitava a dubitare e di studiare per risolvere i dubbi. Lui non aveva scelto di non saper leggere e scrivere, lui non POTEVA farlo, perché a 6 anni era su una montagna a sorvegliare capre, e quando c'era la guerra aveva 12 figli da campare. E si sentiva in debito col mondo per la sua ignoranza, ma cercava di imparare. Ma voi no, voi no cazzo, voi non avete giustificazione per la vostra florida e strabiliante ignoranza, voi no, voi avete tutti gli strumenti per istruirvi, per avere delle conoscenze almeno basilari, voi avete tutto ciò che vi serve per crescere e migliorare. Perciò la vostra ignoranza è una SCELTA. E non voglio giudicare le scelte altrui ma almeno siate consapevoli dei vostri limiti. E io vi conosco, vi stringo la mano al bar quando vi incontro e ho rispetto per voi, tanto, ma non potete fare i tuttologi su uno sterile social quando l'unica cosa che avete letto nell'ultimo mese è il bugiardino dei profilattici ritardanti. Profondi conoscitori di politica estera quando l'unico posto lontano che avete visitato è la caserma alla visita di leva, ed è indicativo come gli unici esperti di cultura straniera siano quelli che non sono mai usciti dall'Italia o al massimo hanno visitato i bordelli di Amsterdam o il puttanesimo della Thailandia. Avete una conoscenza religiosa che si limita al catechismo della terza elementare ma sapete tutto del Corano, della Bibbia, dei testi sacri dell'induismo e anche dei Vangeli. Probabilmente anche di Buddha, anche se dovete sapere che dal vivo non era così grasso, lo disegnavano così. L'Islam che tanto odiate e gli ebrei che vi stanno sulle palle, hanno un punto in comune: il patriarca Abramo, che però è anche il patriarca del Cristianesimo. Io sono atea, credo negli esseri umani, nella loro bontà e nella loro capacità di sbagliare e redimersi, ma voi, così, a spanne, mi sa che siete tutti figli dello stesso padre-patriarca. Tenetelo a mente quando insultate il Dio degli ebrei: magari il vostro Dio cristiano non sarebbe tanto d'accordo. E non voglio sembrare quella che sfoggia il proprio misero sapere: sono quella che legge, a volte bulimicamente, dai 5 ai 7 libri al mese e mi sento sempre all'ultimo banco, quella che ne sa un paragrafo in meno di mio nonno, ma voi parlate con la sicumera di chi conosce un capitolo in più del libro...che non avete mai letto. Ne sapete di più di quegli “sfigati” che si sono consumati gli occhi studiando economia, finanza, politica estera, sociologia e relazioni internazionali. Ma perché quegli “sfigati” hanno perso i loro anni migliori a studiare strumenti e strategie quando bastava incontrarvi al Bar Sport per sapere esattamente come risolvere conflitti bellici, sociologici e politici? Bisogna avere grande, enorme rispetto per chi studia, per chi legge, per chi ha sete di conoscenza, perché da loro possiamo apprendere e migliorare. Ho scelto di studiare, ho scelto di leggere e ascoltare, perché penso che solo così si possa crescere. Sono andata all'università spaccandomi la schiena nelle cucine dei ristoranti di Sassari, perché a casa non c'erano soldi e studiare è stata una mia scelta. Andavo a dare gli esami e nascondevo le mani sotto la cattedra perché erano piene di ferite infette che mi procuravo pulendo il dentice e aprendo ostriche per il sindaco o grigliando costate per il presidente. Ho incassato con dolore i vostri “tanto la laurea non serve a un cazzo”, e avevate ragione, perché quel poco che so l'ho imparato ascoltando chi ne sapeva più di me, leggendo al di fuori del percorso accademico e confrontandomi con persone di ogni etnia e religione. Quando in estate facevo la cameriera per i VIP nei ristoranti della Costa Smeralda, per poi pagarmi gli studi, voi avete scelto di andare in spiaggia a prendere il sole. E avete fatto benissimo, però un libro potevate portarlo sotto l'ombrellone, magari uno di grammatica, giusto per sapere che il condizionale non è un pezzo del motore simile al differenziale, e questo vi avrebbe impedito di scrivere su Facebook “questi islamici anno rotto il cazzo”, lasciando la h a far compagnia ai tasti obsoleti della tastiera. Siete stati, e ancora lo siete, liberi di scegliere fra l'ignoranza e l'umiltà del sapere, e avete scelto la prima. Non condanno la vostra scelta e neanche la giudico, semplicemente non rompete i coglioni con i vostri postulati che ricadono su tutti: anzitutto sui vostri figli, sulla nostra società, sul nostro futuro e sul nostro benessere biliare e sfinterico. E a me spiace tanto che abbiate l'idea della politica alla Salvini e simili. Mi spiace che voi ignoriate il vero senso (perduto) della politica, di quell'arte di amministrare la polis per il bene di tutti. Mi spiace che non abbiate mai letto Gramsci, che non abbiate sentito parlare Berlinguer su un palco, o ascoltato De Gasperi, e che non abbiate mai sentito urlare Pertini che oggi, a quelli che sfoggiano cartelli idioti sugli scranni del parlamento, li avrebbe presi per un orecchio e mandati a spalare letame nell'Agro Pontino. Mi spiace che per voi la politica sia rappresentata da uno che mostra la pistola in TV, da chi usa il Vaffanculo risolutivo e l'insulto come dialettica. Mi spiace che per voi la politica sia
comunisti= dittatura Russia/Cina,
destra=capitalismo/America,
centro=Andreotti/Democrazia Cristiana che quando c'erano loro rubavano ma ce n'era per tutti.
Ovviamente io che sono imbecille ho dovuto studiarmi Keynes e Adam Smith per farmi un'idea minima del capitalismo, e per un'infarinatura del comunismo ho dovuto scomodare oltre a quel mattone di Marx anche Tolstoj e Solženicyn. E per questo non mi sento migliore di chi non li ha letti, ma almeno faccio l'unico atto rivoluzionario concesso in questo periodo storico: istruirmi. E voi dovete leggere ragazzi, perché essere ignoranti non è più una scusa e neanche uno status accettabile. Perché l'ignoranza è pericolosa, è un cancro che distrugge e uccide. I terroristi sono criminali ignoranti, chi inneggia alla morte è ignorante, chi predica l'odio razziale è ignorante, e scegliendo l'ignoranza diventate il pasto preferito di quattro sciacalli avvezzi alla demagogia. E l'ignoranza quando sale al potere è pericolosa quanto una bomba sull'uscio di casa, perciò istruitevi perché siete voi il futuro e si spera che riusciate a renderlo migliore. E per favore, evitate di postare i video di De Andrè subito dopo aver scritto quelle minchiate. Perché se il buon Faber fosse ancora fra noi, vi avrebbe sorriso con tenerezza, e fra uno sbuffo di fumo e un sorso di vino, avrebbe fischiettato “se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo”.  E poi, con una sottile lacrima, vi avrebbe regalato un bel libro.
Lanciandovelo a mano piena sulla calotta cranica.