martedì 17 settembre 2024

Di robot, vertigini e gatti della giungla

Dove eravamo rimasti? Ah già, in attesa del bus che da Singapore ci porterà a Kuantan, da lì un meraviglioso transfer privato ci porterà a Kuala Tahan, l'ultimo paese prima della sconfinata giungla Taman Negara. Praticamente 12 ore di viaggio, potevo arrivare in Canada ma no, perché non andare nella giungla alla ricerca della tigre della Malesia? Nella metro di Singapore faccio amicizia con un robot pulitore e mi è andata bene: pensa se incontravo il robot poliziotto! No, non è uno scherzo, girano nei quartieri più chic per garantire la sicurezza, dicono. Nella stazione dei bus, manco a dirlo, c'è la food court, un mercato di riso, pollo e noodles. Olè, ne sentivo proprio la mancanza. L'area fumatori qua è immensa, non ci sono portacenere ma pratici bidoni con l'acqua, e nel caso si riempissero di cicche c'è pure la scorta. Che efficienza, ve'? Il nostro bus non ha i drappi da camera mortuaria ma tendine stile casa nella prateria, confortevole ma non troppo. Io cerco di dormire ma figurati, l'autista probabilmente ha preso la patente ieri, guida scalzo e ad ogni curva va in derapata. Dettagli. Dopo 3 ore di viaggio ci fermiamo per un pit stop. L'ameno autogrill si staglia all'orizzonte in tutta la sua eleganza. La varietà di servizi è tanta e variegata, ma soprattutto rimango abbaccinata dalla toilette. Ancor prima di giungere alla meta, l'ambiente lascia presagire il comfort e la cura dei servizi igienici. Sara si munisce di un conino per pipì, me ne offre uno, rifiuto perché mon può andar peggio. E invece sì. Ah ragazzi miei, che splendore è mai questo? Non funzionava lo scarico, l'odore superava di gran lunga quello del durian ma la vera chicca erano gli arabeschi sul soffitto: pensa che sono riuscita a fotografare anche la combo ragno + mosca, quando si dice avere più c*lo che anima! Un rapido cambio a Kuantan e siamo ancora su un  piccolo bus, direzione Kuala Tahan. Al pit stop si nota che le toilette sono migliori delle precedenti perché ormai l'obiettivo di questo viaggio in bus è fare la classifica dei cessi. Ed eccomi a Kuala Tahan, nel mio albergo che non sembra male, si fa chiamare resort e non hotel perché ha la piscina ma è davvero carino, le camere sono indipendenti, piccole casette rialzate in mezzo al niente cosmico. Ma abbiamo il tempo di...niente, solo di una pipì corta che dobbiamo andare nella giungla, sia mai che ci scappa la tigre. Andiamo a piedi verso il fiume, nel tragitto apprendo che a Kuala Tahan hanno tutti un motorino,donne e uomini, proprio tutti, le cucine dei ristoranti sono molto minimal ed essenziali. Vabbè sicuramente il fiume sarà limpido e ci si potrà fare bagnooooNoooo niente bagno, è evidente! Anche se qua pescano, non proprio con tutti i crismi della pesca ma che importa, no? Importa solo che il pescato del giorno non debba mangiarlo io. Dobbiamo però attraversarlo questo fiume, e c'è lui che oltre a servirci la colazione ci procura la barchetta giusta, quella con il fratello. Non è che io mi senta proprio al sicuro eh, il tragitto è breve ma il fiume Fangone non mi sembra così invitante ma per fortuna la nostra imbarcazione è affidabile essendo di ultima generazione. Apprendo che c'è la possibilità di fare il Canopy walkway, il ponte sospeso più lungo del mondo con i suoi 550 metri, mentre l'altezza massima è di 45 metri. Sara è abbastanza impanicata all'idea, cerco di confortarla, le prometto che starò dietro di lei lungo il percorso, così da rassicurarla, dimenticandomi che sono io a soffrire di vertigini. Per raggiungere il canopy si fa una lunga passeggiata nella giungla, le foto non renderanno mai giustizia alla Bellezza di questo posto. Ma finalmente arrivo al canopy, c'è una lunga attesa, e mentre io faccio conversazione con i fumatori malesi, gli altri dormono, compreso il nostro coordinatore che si dimostra quantomai di supporto per il gruppo. Avanti, è il nostro turno, delle semplici regole tipo non saltare, non correre e non ballare sul ponte sospeso, manco fossimo al Papeete beach. Il percorso è lungo ma splendido, cammino tenendo d'occhio Sara: è incredibile come l'istinto di protezione verso un'amica e sorella annulli completamente le mie vertigini, mi scordo che sono a 45 metri d'altezza, guardo giù e mi sento al sicuro. Il canopy termina con delle scale a pioli traballanti come un budino sulla testa di un motociclista enduro ma è finito ed è stata una passeggiata emozionante su una foresta di 130 milioni di anni. Torno verso il fiume con una sensazione di completezza, sorrido delle mie vertigini, c'è il tempo di guardarsi intorno e scorgere delle scimmie, uguali eppure diverse da quelle delle Batu Caves, queste rimangono sugli alberi, probabilmente hanno paura oppure hanno abbastanza bananitos nella giungla e non aspettano quelle dei turisti. Ci sono tante formiche, un infinito esercito di formiche che avranno costruito un formicaio grande quanto il cratere del Mauna Loa. E le farfalle, belle e fragili, eleganti e mutevoli. Vabbè ragazzi, però io sono sudata come un cavallo frisone dopo un palio, perché non utilizzare quella bella piscina? Torno a casa, stavolta è lui a fare il Caronte, la barca è sicurissima e all'ultimo grido... Zio cane ma chi me l'ha fatto fare? Non potevo fare altro anziché rischiare la malaria cadendo nel fiume Fangone? Ci sono prove fotografiche del mio bagno in piscina e rimarranno sepolte nella memoria del cellulare ma è stato rigenerante. La cena non prometteva niente di buono visto che i "supermercati" sono cosìil lavandino per le mani è presente e i ristoranti così. Mi sbagliavo: prendo il riso pattaya che si rivela il miglior piatto dall'inizio di questa vacanza, dove ho chiesto "no spicy" e, cosa incredibile, inaudita e a tratti surreale, è arrivato realmente non speziato e non piccante! Torno in hotel tra il caos della movida di Kuala Tahan, circondata dai gatti: questo è il paese dei gatti, ci sono ovunque, per strada, in ogni piccolo negozietto, in ogni ristorantino e anche nel mio "resort" con piscina. 

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