sabato 10 agosto 2024

Ottava tappa: sono arrivata a Santiago, zio pera!

Stamane partenza alle 6,30 con Ana, la ragazza 26enne, venezuelana ma spagnola d'adozione, che ha paura del buio e parla solo ed esclusivamente spagnolo. Allegria! Fuori dall'albergue ci sono Giulia e Andrea, gli ingegneri, hanno avuto qualche intoppo fisico ma si sono ripresi. E siamo a 23 km da Santiago, che detta così sembra una passeggiata ma io lo so che questa tappa è infima, ah se lo so! Per evitare di perdere pezzi per strada e dover andare a recuperare compagni di viaggio da vicoli sperduti, lascio che Ana vada avanti, lei e la sua torcia di Hello Kitty. Inutile dire che non parlando altra lingua oltre lo spagnolo, abbiamo chiacchierato zero al cubo. Per strada monumenti a pellegrini che hanno perso la vita durante il cammino... madò ragazzi, che allegria, un carnevale di Rio eh! Con le prime luci dell'alba Ana prende coraggio e si invola, la perderò al primo bar e buon cammino! Il mio dovere l'ho fatto. Arriva la prima discesa così, a freddo, e molti la fanno camminando all'indietro. Non so che benefici si possano avere, so solo che se camminassi all'indietro finirei dentro il primo abbeveratoio per mucche. Anche i graffiti annunciano che siamo vicini ma non è tutto così poetico. Il punto di svolta avviene qua: quando mancano 20 km all'arrivo sbucano da ogni parte orde di gruppi parrocchiali con millemila fedeli che pregano, intonano canti  mancano solo le penitenze corporali...ma arriveranno anche quelle. È un cammino cattolico, quindi rientra nella normalità, ma per chi ha camminato per chilometri e chilometri in mezzo ai boschi, in un pacifico silenzio, o al massimo in compagnia dei campanacci delle mucche, questo caos è disturbante. Cerco di superare il primo rumoroso gruppo, raggiungo persino il porta bandiera, ma ho 215 km sulle gambe, decido di lasciarli andare, rallentare il passo, così si levano dal caxxo, arrivano prima di me, fanno la foto di rito e liberano la piazza. Ma parliamo un po' dell'abbigliamento tecnico usato dai camminanti: e ho visto gente fare il cammino con le Nike Jordan o le Saucony fighette che io uso per andare alla Esselunga. Vabbè, poi tornano a casa con le vesciche anche nel duodeno, dettagli. Ma c'è addirittura chi sceglie di martoriarsi da solo: boh, io non ho parole, ormai ho solo parolacce e bestemmie creative. Sono piccoli questi ragazzi, la terra dove camminano SCALZI è così, oppure così, nonostante le mie scarpe da trekking sento i sassi sotto la suola spessa. Emblematica una t-shirt: non so ragazzi, ma per me la gloria sarebbe una serata con quella gnocca coricabile che ho visto stamane al bar, ma tant'è. E a proposito, boh, io vedo tette dappertutto: vero che sembrano tette? No?! Bah, che rigidità percettiva avete! Comunque non vi sto a raccontare gli ultimi 10 km, perché è un carnaio, si cammina sull'asfalto sotto un sole che neanche a Stintino a ferragosto. Ah ecco! Mi mancavano le mucche, uh se mi mancavano! Ma sono mucche della periferia di Santiago, sono educate loro, la cacca la fanno nella toilette sul prato a destra. Entrati a Santiago il caos aumenta, il caldo pure e per 5 km si cammina tra un allegro porco due e la voglia di prendere un taxi con aria condizionata a palla e farmi portare in Praza do Obradoiro.È sempre liberatorio arrivare davanti a quella cattedrale maestosa e spogliarti dei pesi: buttare tutto per terra è liberatorio, quello zaino che col tempo era diventato il tuo guscio lo scaraventi a terra senza alcuna pietà, ché tanto sai che dentro c'è biancheria lercia e tubetti di arnica, mica pietre preziose. Si piange? Un po' si, si piange dentro però, che anche le lacrime sono evaporate sull'asfalto. Fotina? Si, dai...Ehi signora...signora mi sente? VABBÈ MA SPARATELI DUE SELFIE, TANTO IO SONO QUA DOPO 215 KM AD ASPETTARE CHE FINISCI DI FARTI I SELFIE, SAI? Alla fine c'è l'ho fatta. Ci salutiamo con Giulia e Andrea, li vedrò più tardi, mi regalano una spilla del cammino: è una sorta di Compostela dei miei compagni di viaggio, preziosa. Ho scelto bene il mio albergue: è a 4 minuti a piedi dalla piazza, che goduria! Vabbè, quando entro la goduria diminuisce, guardando in alto penso che ho sbagliato posto perché non può essere vero, dai!Io evito di parlarvi della receptionist, davvero evito, so solo che oltre ad entrare di diritto nella mia top ten dei sogni erotici, merita un posto in paradiso per avermi dato un letto a piano terra, fatto usare lavatrice e asciugatrice gratis, dato un asciugamano fresco di bucato per la doccia e regalato una confezione di Voltanatura. Questo albergue è figo, ha un bagno vero, VERO! Dopo 7 giorni a fare la doccia in queste specie di latrine condivise, con gente che puzzava come una pelle di capra sotto il sole, questo bagno mi sembra un 5 stelle. Mi dico: dai, sono le 14, mi vesto e vado a ritirare la Compostela...ho dormito fino alle 16,30 abbondanti. Finalmente ritiro la Compostela ho portato con me il bastone che mi ha accompagnato da O' Cebreiro fin qua. Lo lascio in piazza Obradoiro con un messaggio morigerato. C'è tempo per una cena con Giulia e Andrea, andiamo da Tita, con quella tortilla splendida e decido di spararmi una zorza con patate. Stanotte vedrò i draghi volanti, dettagli. Ma è tempo di andare a dormire, che questo viaggio non è finito: domani andrò a Finisterre...ehy, no no, fermi tutti: ci vado con un comodo bus che mi sarei anche stancata di camminare ecco. Domani tirerò le somme di questo viaggio, adesso merito un bel sogno. Grande e mio.

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