domenica 4 agosto 2024

Prima tappa di emozioni, abruzzesi e biancheria

Alle 4,30 ero sveglia: ho dormito con un tosaerba dell'Husqvarna sopra la testa, ossia la francese che russava come nessuno mai. Alle 5 decido di porre fine al supplizio: indecisa tra soffocarla con il cuscino o alzarmi, scelgo la seconda opzione. Esco alle 5,30 e in giro ci sono un sacco di pellegrini, uh quanti! Madò mi conviene farmi strada. Incontro il primo gatto: mi porterà fortuna, penso. Cambierò idea nel corso della giornata, dettagli. Rischio l'infarto quando vedo di fronte a me un templare: era una statua ma sono le 5 e mezza del mattino e sono un po' confusa e felice. Ci sono Chiara e Pino: e poi dice che noi italiani siamo sfaticati, tsè! Cominciano a vedersi le prime luci dell'alba, intorno c'è un silenzio commovente. Mi imbatto in un nido di cicogna, anche Chiara si appassiona e in pratica ci fermiamo per un tempo immemore a guardare i movimenti dei volatili. In pratica per due ore vediamo solo animali: gatti, cicogne, ancora gatti e persino pecore. Mi sento quasi in Sardegna...o forse no. Sto camminando da quasi 3 ore e mancano oltre 200 km a Santiago: ricordatemi perché ho scelto di fare il cammino perché in questo momento non mi sovviene e stanno per volare i porco zio. L'alba mi sorprende alle spalle, bella e promettente. Ah, vi ho detto che stamane c'erano tipo 8/10 gradi e ho indossato il giubbotto? Credo che anche il piloro fosse sulla via del congelamento, in compenso alle 10 del mattino c'era un caldo da sciogliere le trecce ai cavalli. Comunque a Camponaraya c'è la panchina dell'uguaglianza: è viola, bella e perché non posso sedermi qua e dormire fino a domattina?Ah no, fa caldo e devo arrivare all'albergue. Ci sono le olimpiadi, vero? Beh, anche qua, si tengono al centro di una rotonda. Conosco meglio Chiara e Pino, la coppia abruzzese padre - figlia: lei ingegnere della Lamborghini, lui ex imprenditore edile, costruisce mobili incredibili con una tecnica pazzesca, con l'hobby della vigna, orto, restauro, scalatore, ciclista, intenditore di funghi, trovatore di tartufi, esperto di botanica e probabilmente di altre 3.827 cose che non ho avuto il tempo di scoprire. Comunque Pino sa dirti quanti anni ha una vite guardando il tronco. Io al massimo so dirvi di che colore sono le foglie. Però sono belli: spesso li beccavo che camminavano abbracciati, o mano nella mano e pensavo che lo scontro generazionale a volte conosce delle tregue bellissime.Un pezzo di tappa lo faccio con Alex, lui, le sue racchette, il passo incerto e claudicante. Mi lascia passare, sei più veloce, dice, arrivi prima tu. Si, però possiamo fare un pezzo assieme e magari arriviamo "juntos', gli rispondo. Perché io mi fermo a guardare cavalli e stranezze in mezzo alle vigne del Bierzoa mangiare le more che hanno raccolto Pino e Chiara, a bestemmiare quando iniziano le salite...e finisce che arriviamo "juntos" perché in fondo è bello godersi la passeggiata e arrivare al traguardo insieme anche se avevamo due motori diversi. Il mio albergue si raggiunge facilmente...no, dai, ma perché? Ci sono le transenne, devo tornare indietr...ma fottetevi, io scavalco! Sono le 11,26 e ho voglia di arrivare all'albergue e dormire senza un trattore a fianco... ma perché? Perché all'una, perché??? Ho camminato ad una media di 3,5 km/h spinta dall'entusiasmo della prima tappa e ora manco posso assumere posizione marmotta. Rimango per un'ora e mezza spiaggiata su una panchina in una piazzetta, scrivo, penso, sorrido, chiamo mamma, sento gente, parlo con un signore autoctono che fa il pediluvio dentro la fontana, dice che si può fare, dai fallo anche tu, dice. Ehy brò se faccio un pediluvio ora finirò per dormirci dentro sta fontana. È l'una, la nonna dell'albergue Leo mi accoglie con una limonata home made fresca: la amo, potrei fare follie per lei anche se ha 78 anni per gamba. Il panorama dalla mia finestra è ottimo ma c'è un patio bellissimo e delle scale demmerda che dopo una giornata di cammino ti fanno smadonnare in cirillico. Ma c'è Maria, la giovane figlia che si occupa della gestione, è brava, mi fa mettere il bucato nella centrifuga ma non mi fa stendere insieme ai comuni mortali, vieni con me, dice. E mi porta a casa sua: stendo in giardino, al sole, non nel terrazzo della camera dove ci sono 497 calzini e 824 magliette. Ah, ve l'ho detto che ho vinto la prima vescica? Che figata, no? Vabbè, vado a fare un giro per Villafranca do Bierzo, terra di vino e di boh. Penso che ancora non ho visitato una chiesa, ci vado... le scale, zio pera, ci sono le scale ma ce la faccio. Incontro ancora Chiara e Pino, una sosta, un gelato, due chiacchiere. Incontro anche Alex, andiamoa fare la spesa alsupermercato. Li lascio e forse li ritroverò domani, o forse no, ma il cammino è così: incontri persone splendide, condividi con loro un pezzo di strada e poi le lasci andare. Perché ciascuno ha il suo passo e i suoi bisogni che non necessariamente sono simili ai tuoi. Nel cammino, come nella vita, è necessario lasciar andare e vivere il momento. Dormirò in camera con due italiane, una ha deciso di andare a letto alle 20,30 con una gamba penzoloni. E cosa gli vuoi dire? L'altra invece ha deciso di uscire sul balcone e chiamare tutta la sua rubrica telefonica. Io voglio dormire ragazze, buonaNOO... hanno aperto il bar sotto il mio balcone: uomini vocianti bevono cerveza e probabilmente bestemmiano contro le donne, il tempo ed il governo (cit.). Domani ho una tappa brutta, la guida la definisce una delle peggiori. Ma io non ci penso, penso invece a Maria, la giovane dell'albergue, che dopo avermi fatto stendere la biancheria a casa sua, me l'ha piegata e fatta trovare sul mio letto Non lo ha fatto con nessuno della mia stanza, non la rivedrò più. Ecco, ora ricordo perché ho scelto il Cammino come punto zero: per raccogliere pezzi di cuore.

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