venerdì 9 agosto 2024

Settima tappa: come NON evitare gli accolli

Sul web sono indietro di un giorno: scrivo a fine tappa ma pubblico il post l'indomani perché non faccio in tempo a scegliere le foto. Spesso però sono andata lunga e finivo per pubblicare la sera successiva. Oggi è stata la penultima tappa: Melide - Santa Irene, quei bei 30 km secchi che ci stanno bene come una mannaia sulla giugulare. Esco dall'albergue insieme a due spagnole di Lugo. Non ho programmato di partire con loro ma ovviamente non potevo evitarmi l'ennesimo accollo. Sono due signore ultra sessantenni, mi stanno dietro, sento urlare, torno indietro e capisco che queste due non hanno un problema, ne hanno due: una è mezzo sorda, l'altra è mezzo cieca e porta gli occhiali a 45 giri. La tipa sorda sbaglia strada, l'amica mezzo cieca non la vede più, la chiama e quella, ovviamente, non sente. Recupero zia Sordina che si era persa tra i banchi chiusi del mercato e la riporto sul cammino. Nel frattempo zia Cecata ha la torcia scarica e le fanno male le rodillas. La sua torcia era fucsia con i brillantini, di quelle che vendono alle bancarelle. Respiro profondamente, mi metto davanti e dico di seguirmi. Mezz'ora e ho percorso 500 metri, zio pera! Ad un certo punto trovo un ponte, zie ce la fate ad attraversarlo? Ehm, boh, forse...allora, non avete molta scelta, io vi lascio qua!! Zia Sordina mi fa: guarda, fammi una foto sul ponte, così se muoio mi ricordano felice. Ma proprio io dovevo accollarmele?! Zia Cecata fa: vai avanti tu che sei giovane, noi siamo vecchie. Grazie zia, così se cado giù io muoio giovane, zio cantante! Finito il fiume zia Sordina si perde, la metto davanti a me: VAI AVANTI ZIA, ANDALE PERÒ! Le prime luci dell'alba saranno la mia salvezza. Voglio un bar aperto dove lasciare le zie che vogliono fare colazione. Le lascio in questo paese, ci salutiamo, si fanno fare l'ultima foto, a fine tappa gliela spedirò  si uniranno a qualche gruppo spagnolo di Villa Arzilla. Io comincio a respirare, mi godo l'alba, riprendo i miei tempi. Sono le 9 del mattino e ho percorso solo 7 km, ma sono contenta di aver fatto un pezzo di strada con quelle due scarampane. Mi mancavano le mucche, e soprattutto noto che col tempo si stanno specializzando nell'alta pasticceria: ora fanno i profiterole al cioccomerd. Col tempo non scelgo piu: dopo innumerevoli bivi vado a sentimento, da qualche parte arriverò. Vi ho già detto che odio le salite? Le discese no, le amo, ma le salite mi stanno sulle pelotas, appena le vedo parte il porco. Il sole mi orende alle spalle, bello eh, ma ho la sensazione che oggi picchierà come un martello pneumatico Hilti. Ve l'avevo detto che le vacche paciorotte si stavano specializzando? Sono passate alle monoporzione, vuoi vedere che a Santiago faranno i mignon che Knam scansate? Tra una galleria verde e l'altra  arrivo a Ribadiso, bella ma non ci vivrei, grazie. Solo 40 km mi separano da Santiago,  sento qualcuno che mi chiama: è Amajia, la ragazza basca. Entriamo insieme ad Arzùa, ci fermiamo per la colazione: il nostro pane tostato (tostada) è un mezzo filone che puoi cospargere di mantequilla (burro) o con pomodoro e olio. Vabbè, io passo, la saluto, ci scambiamo i numeri di telefono, la rivedrò ancora. Qualcuno sul cammino ci lascia le scarpe, dettagli. Ci sono lunghi sentieri nel bosco, alcuni molto belli, ad esempio, vi piace questo con un albero in mezzo ai cojones? Toh, Marta, è un'amica di Amajia, praticamente mi sta doppiando. Lei non cammina, lei vola. Mancano 10 km a fine tappa, mi perdo in una scena bellissima: lui è un ragazzo danese, lei una delle tante coreane, sui 55/60 anni. Parlano in inglese. Seguo un po' i loro discorsi e sono bellissimi: che gran ricchezza la diversità, e quanta Bellezza c'è nel confronto. Faccio il conto alla rovescia, mancano 5 km a fine tappa, sono stanca ma non troppo, cammino serena, è l'ora di punta spero che il percorso sia tutto bosco... lo sapevo, porco due, la statale dimmerda all'una! Ma perché zio pera, perché???? Peraltro ci sono tanti attraversamenti con la statale che devo fare di corsa tipo Usain Bolt altrimenti mi riducono ad un foglio di pasta fillo. Mancano pochi chilometri, ma no, che faccio? Fermo una e ballo la macarena?? Non ce la posso fare! Ed è sempre strada statale, sto caxxo di Tramo comun. Ed eccola! È IL MIO ALBERGUEEEEEE, rullo di tamburi ragazzi, è fatta! Togliere le scarpe oggi è a tratti imbarazzante. No ma... boh, io neanche me la sento di commentare queste ennesime scale mi butto in doccia e vado a mangiare. Il menù prevede questo, Vabbè raga, che volete farci? La pasta non la sanno fare, però la carne e le patate tagliate a mano erano buone. Per cena chiedo una tortilla, me ne portano un quarto, la digerirò a Finisterre, me lo sento. È l'ultima notte, siamo in 3 in camera, dormo con una spagnola di 26 anni, mi chiede di partire insieme domattina perché ha paura del buio. E niente, anche domani parte l'accollo. Non parla né inglese né italiano, prevedo lunghi silenzi. Poi c'è Vieko, croato. Non ha sigarette, rimaniamo a chiacchierare e a fumare il mio tabacco fino a tardi. Spegniamo le luci. Ognuno ora è solo e vede la rete del letto a castello. raccolgo i pensieri: penso di essere fortunata, mi passano davanti agli occhi un sacco di persone. Ognuno mi ha dato qualcosa, sorrido di me stessa che vivo sempre di piccoli e preziosi pezzi di vita altrui. Domani arriverò a Santiago più ricca. 

1 commento:

  1. Penso che leggere questi resoconti è qualcosa che si avvicina a poesia. Grazie

    RispondiElimina