venerdì 9 agosto 2024

Sesta tappa: 32 km tra coreane e pulpo

Sono partita alle 5,30 perché oggi ho programmato una tappa impegnativa: doveva essere di 40 km ma ieri ho deciso di allungare di altri 8 pertanto oggi ne ho davanti la bellezza di 32. Parto con due coreane (del sud) conosciute ieri nell'albergue. Abbiamo parlato in inglese, dopo 6 km sono riuscita a capire come si chiamavano, dove avevano iniziato il cammino e dove andavano. Al 7° km ho deciso di spingermi oltre e ho chiesto dove vivevano in Corea, la risposta è stata: U
Non U normale bensì una U aspirata, tipo con la H davanti, ecco. Allora ho pensato che sarebbe stato divertente dire che vivevo a Naracugumene o a Tresnuraghes. Che lo so che alcuni paesi sardi equivalgono ad una seduta di logopedia ma sempre meglio di U, no? Ogni tanto una delle due cercava di prendere la via di fuga poi si incagliava in qualche sasso e aspettava l'altra. Nel frattempo, toh, un cimitero. Mi spiegano che sono cattoliche, che son partite da Saint Jeane Pied de Port e hanno alle spalle tipo 600 km. Cioè, sista, ma chi te l'ha fatto fare? Ma non stavi comoda a U? Eh ma dice che è molto cattolica, Santiago era un sogno. Ma Roma? Come la vedi sista? Una bella passeggiata in Vaticano non era più easy? Eh, dice, Roma è il sogno numero uno ma dice che deve essere pronta. Ma pronta a che, sista? E comincia a pregare. In coreano. Per me è troppo, allungo il passo ma vengo raggiunta da una coppia: li ho conosciuti ieri nel mio albergue, Andrea e Giulia, Campania e Basilicata, ingegneri, saranno i miei compagni di tappa e arriveremo a Melide insieme. Intorno una nebbiolina simpatica quanto un calcio allo stinco, e poi, chi l'avrebbe mai detto: delle mucche! Ma che stranezza! Per strada non mancano i frappè al cioccovacca e quel loro profumo inebriante. Ci raccontiamo io, Giulia e Andrea, poi quest'ultimo decide di allungare lasciandoci alle nostre chiacchiere da donne. Iniziano una serie di gallerie di alberi, che sono una grande fortuna per ripararsi dal sole nelle ore più calde. E mentre Andrea spesso si ferma per aspettare Giulia, io mi fermo oer fotografare cimiteri: in questa tappa ne incontrerò di bellissimi! Tutti proseguono spediti, io mi fermo davanti a un campo di grano, per assonanza canticchio De André mentre mi supera Alex. Ve lo ricordate Alex? Arrivammo 'juntos" a Villafranca do Bierzo. Anche oggi incontro Oscar, l'ho incontrato ad ogni tappa e ogni giorno si fermava per farmi accarezzare Furia Buia, ebbene si, lui viaggia accompagnato da Furia Buia. Tanti finiscono la tappa qua, a Palace de Rei,io siccome continuo a sentirmela calla, vado oltre. Attraverso boschi meravigliosi e paesini sperduti... ma perché qua i paesini sono tutti vuoti? Mentre i cimiteri sono tutti curati e bellissimi... c'è qualcosa che mi sfugge. Andrea ha definitivamente allungato il passo, siamo io e Giulia sotto il sole all'ora di punta, che passiamo il 55° km. Mancano solo 3 km a fine tappa e sono massacranti perché ovviamente il bosco finisce e mi faccio tutta l'area periferica di Melide sotto la canicola. E io comunque un bel taxi lo prenderei, no? Che fa? Mica succede qualcosa? Non è che qualcuno va a fare la spia... no ragazzi, sto bestemmiando anche in lingua urdu, è un caldo esagerato, ma soprattutto mi ammazza l'escursione termica: al mattino ho la brina anche fra le dita dei piedi, dalle 12 in poi il sudore fuoriesce anche dal piloro. Evviva, 52 km, sono arrivata! Giulia mi fa notare che sono 52,9 quindi andale che ancora manca. E finalmente arrivo al mio albergue, che ovviamente è l'ultimo, anzi, 100 metri oltre la linea del cammino. Faccio sempre delle scelte azzeccate, nevvero? In reception c'è Lara: santi numi, ma quant'è sdraiabile da 1 a Kirsten Stewart? Mi dice "encantada" ma stellina, anche io soy encantada ma diversamente, però scusa devo andare... zio pera, perché? Ma porco due perché le scale e perché così ripide? Perdo la mia dignità e salgo le scale carponi, togliere le scarpe dopo 32 km è devastante e liberatorio allo stesso tempo. Mi rimetto in sesto: c'è una vita prima della doccia e una vita dopo la doccia, sono due cose maledettamente diverse. Voglio andare a mangiare il pulpo à la galega, devo darmi una mossa, prima mi tocca il supplizio del bucato, zio cantante. Però io faccio il bucato con il sapone Lush, tanto che quando passo in reception Lara dice che è fragrante, profumoso. Senti Lara, stai rischiando grosso, sai? Giungo a La Garnacha, noto con ORRORE che tra i piatti ci sono anche... le orecchie di maiale??? Ma perché??? Non ci sono altre parti del maiale più interessanti? Ma il polpo è ottimo, morbido, saporito. Certo, io poi mi lascio andare all'entusiasmo e ordino mezzo menù ma per fortuna arriva Giulia che mi aiuta a finire tutto. Torno in albergue. Attraverso questa cittadina e penso che ho fatto bene a fermarmi qua, domani sarà più breve e io sto bene. Sfoglio le foto e l'ultimo sorriso lo regalo ad un signore di un paesino sperduto, forse O' Coton, è sbucato fuori da una chiesa con annesso cimitero, mi ha chiamato a gran voce "sello! Sello!" e mimava il timbro della credential. Mi ha chiesto come stavo. Non è una domanda banale, non lo è mai, ancor meno sul cammino. Bene, dico io. Las rodillas? Los pies? Grazie zio, ginocchia e piedi stanno benissimo. E mi ha dato una carezza. Così, gratis. Ma ne avevo bisogno, in quel preciso momento ne avevo bisogno. Grazie zio.

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