lunedì 30 ottobre 2023

Il pettine e l'ancora

Quanti anni avevamo quanti siamo finiti insieme in ospedale? Io appena 5 e tu 10, entrambi eravamo intrappolati in quei vestiti che poco ci rispecchiavano, soprattutto tu, perché era la tua Prima Comunione. Io avevo caldo, troppo caldo, nella foto avevo le maniche sollevate come un manovale, la tua mano sulla spalla, sempre.A te la corda dell'abito dava fastidio, troppo fastidio, e io continuavo a sudare. È finita che io avevo la bronco polmonite e tu con la milza grossa quanto il sellino di una Vespa, un mese di ospedale, ci divideva un piano, un soffitto. Poi siamo tornati a casa, magri ma felici, e mamma ha pensato bene di metterci a dormire nella stessa stanza. Che idee scellerate aveva quella santa donna! Un'associazione a delinquere noi due, a sbucciarci le ginocchia sui sassi di fiume, a giocare a biglie nella piazza, che non tornavamo più a casa e mamma se la prendeva con me "tu devi essere più responsabile, sei tu che lo devi riportare a casa!". Quanta fiducia mal riposta!Sai che mamma ha ancora il portachiavi di Padre Pio? Jons, io non so più che fare con questa donna, con tutte le sfighe che la vita le ha riservato, questa ancora si aggrappa ai santi. Ma il matrimonio di zio te lo ricordi? Tu con l'abito blu, giacca e cravatta, un omino! Mamma voleva mettermi l'abito bianco ma io non ho voluto sentire ragioni, ho distrutto casa e ho messo il vestitino comodo con le calze a righe, sembravo uscita da un cartone animato, mamma si vergognava come se avesse rubato alla Caritas, noi però eravamo felici, e nella foto tu non avevi più giacca e cravattino ma solo la camicia: avevamo già fatto diversi ruzzoloni sul sagrato della chiesa. E quando eravamo convinti di aver visto i banditi? Che lascia perdere me, che son sempre stata cieca e non vedevo neanche la punta del mio alluce, ma tu eri convinto di aver visto i banditi nella montagna dietro casa. E allora siamo andati a caccia di banditi, io presi la macchina fotografica che mamma aveva comprato da Vestro, ancora con il rullino 110 "perché se vediamo i banditi li dobbiamo fotografare, altrimenti nessuno ci crederà!" hai detto. Siamo arrivati al vecchio recinto delle bestie di nonno, tu sostenevi che fosse un nuraghe, io ti feci notare che lo aveva costruito zio Pietro, che si, era vecchio, ma non proprio dell'epoca nuragica, ecco! E siamo arrivati fino in cima per scoprire che si trattava di uno spaventapasseri, peraltro messo lì dal papà di Massimo. Dettagli. Abbiamo rischiato di fare la fine di Patrick de Gayardon cercando di fare la scorciatoia passando dalle cascate, però che figata Jons, siamo tornati a casa felici...mamma aveva perso 10 anni di vita dandoci per dispersi o rapiti dai trafficanti di organi, dettagli. E poi arrivò la mia adolescenza, devastante, rumorosa, ingombrante. Mi regalasti un cane, era bellissimo. Pancho, come Pancho Villa. Poi ci siamo guardati e ti ho detto che non ero in grado di prendermene cura, "lo so, però è il tuo cane, me ne prenderò cura io, ma è il tuo cane: prima o poi dovrai prenderti cura di qualcuno e anche di te". E in effetti solo tu sapevi prendertene cura: quando te ne sei andato è morto Belzebù, poi anche Molly se n'è andata. Quando portai a casa una vera macchina fotografica, papà si arrabbiò tantissimo, io piansi. L'indomani mi hai chiesto "vieni con me in campagna?... Porta la macchina fotografica: si possono fare delle belle foto anche in campagna, sai?". Avevi ragione. E da allora quante foto ti ho scattato, anche quella sulla lapide l'ho scattata io: era un tuo compleanno, eravamo in cantina con tutti gli amici, c'era festa ed eravamo felici. E tutti quei tornei di morra, le tue mani e quelle dell'avversario, i numeri, le urla, la birra... bello, tutto bello, ma ora te lo posso dire: quanti mal di testa dopo quelle serate! E sai Jons, anche quest'anno il 28 ottobre è stato eccezionale: avevo a fianco chi non aspettavo, ho ricevuto abbracci da chi non conoscevo e c'era l'eclissi di luna. Sono stata a guardare il cielo finché una parte di quella palla non è scomparsa, un pezzo di quella Bellezza è andato via lasciandomi la sensazione di essere incompleta. Ed è stato come sei anni anni fa, che te ne sei andato in un giorno di maestrale, quel vento impetuoso che quel giorno era eccezionale e sradicava case e vite. Ed io quel giorno tornavo a casa su un aereo, e il cielo era livido e aveva una ferita sanguinante che lo squarciava. Anche quest'anno il cielo era uguale: rosso e ferito, e lo guardavo mentre Sara guidava portandomi verso un gate qualunque. E ti ho portato il peluche della Juve, che l'altro è stato divorato dal tempo e dalle intemperie, e forse non sai che non me n'è mai fregato nulla del calcio ma era bello guardare le partite insieme, anche quando eravamo in ospedale e tu avevi aghi e cerotti a cui aggrapparti. E comunque, fratellone mio, tu sei stato un grande paraculo in quella lontana Pasqua, quando dentro l'uovo io trovai un pettine sbrilluccicoso e tu un'ancora. E allora mi hai detto "che te ne fai di quel pettine? Hai i capelli setosi e morbidosi, prendi l'ancora che tu sei piccola e hai bisogno di qualcosa a cui aggrapparti!". In realtà a te quel pettine serviva per lisciare il pelo a quel tuo cane pulcioso che mi rubava la merenda preparata da nonna. Io però quell'ancora me la legai al collo e me la sono portata dietro per lungo tempo. Ora però non la trovo più un'ancora sicura e forte a cui tendere la mano. E comunque GRAZIE Jons, che anche quest'anno mi hai insegnato la Bellezza di averti avuto accanto. E mi hai insegnato quanto siano importanti le persone con le quali dividiamo pezzi di strada. Ah, anche quest'anno è nata una pervinca davanti casa, sotto l'asfalto. Probabilmente verrà sradicata ma ci si abitua anche a rinascere.