lunedì 27 febbraio 2023

Una mattina fra il 2014 e il 2023

È una qualunque domenica di febbraio del 2014, nel pomeriggio andrò a lavorare, è una cosa straordinaria lavorare di domenica qua a Londra. Lisa mi ha implorato di andare, mi pagheranno doppie ore, un bonus di NonSoQuanto e forse un posto in paradiso. Lisa non sa che in Italia ho sempre lavorato nei weekend. Ma ho la mattina libera, mi affaccio alla finestra... Non male, vieni amica Canon, ti porto in giro. Look right, non mi abituerò mai a questo mondo inverso, guardo sempre a sinistra, a prescindere. Non ho preso l'acqua, vabbè, passo da Tesco e prendo anche una Krispy Kreme. Ma perché questi devono aromatizzare pure l'acqua? Eccole qua! Le original glazed sono sempre le migliori, come quelle di Homer Simpson, non resisto, la mangio per strada. Andrò a Portobello: mi piace quando non c'è il mercato, quando non ci sono i turisti che fotografano le bancarelle, mi piace Portobello vuoto, pigro, che si sveglia piano, con i negozi che aprono alle 10, lenti. Beh, però anche un capecake di Hummingbirds non sarebbe male... Al sabato c'è la coda, di domenica invece è vuoto, puoi scegliere con calma, parlare con le ragazze al banco, oh italian! Lovely! Red velvet è quello che ci vuole...oh sì! Questi sono ufficialmente i migliori cupcakes di Londra! Quanti colori questo quartiere, come l'esplosione dei tubetti di tempera di un pittore matto. Chissà se Julia Roberts e Hugh Grant lo immaginavano che sarebbe nato un business da quella porta blu, e che le porte di Notting Hill avrebbero attirato orde di turisti. Mi sa che compro un libro, si, un pensiero positivo è quello che ci vuole. Che belli i negozi di fiori aperti alla domenica, sono la salvezza degli amanti. La metro è quasi vuota, in stazione un ragazzo suona un pezzo di Vivaldi, è bellissimo nella sua incertezza. Mi chiama il coinquipirla, ha bisogno di me, dice. Torno a casa, non c'è nessuno, poi vedo uscire un ragazzo col cappuccio dalla sua stanza, va sicuro verso il portone ed esce. Busso dal coinquipirla, senti puoi anche dirlo che ti piacciono gli uomini, sei a Londra non in Sardegna, togliti quel nuraghe dalla testa e smettila di nasconderti. Ride, poi piange, mi hanno dato dell'erba, dice, è buona fumala che devi andare a lavorare, stasera andiamo insieme al pub? Fumo ed esco... Ma che cos'è?? Hanno fatto un graffito nel giro di poche ore? Ma sono le canne, sicuro! Mi perdo, vado in un posto per punkabbestia vicino casa, entro dove prima c'era un ritrovo di matti e oggi c'è...cos'è? Un museo del neon gratuito per punkabbestia, si chiama God's own Junkyard, la discarica di Dio, mi piace, mi perdo. Torno in centro, vado da Word on water prima di andare a lavorare: è una libreria galleggiante sul Regent's Canal, mi siedo e provo a leggere. È bellissimo, compro un libro e pago al proprietario pazzo. A pochi passi sorgerà il Queer Britain, il primo museo di cultura e storia LGBTQ del Regno Unito, lo so, sarà bellissimo, ci sarà la porta della cella di Oscar Wilde e un muro dove scrivere dell'amore. Un giorno scriverò qualcosa su quel muro. Devo andare a lavorare. Entro nel palazzo ovattato, useranno solo una meeting room, Copenaghen: qua ogni stanza ha il nome di una città, entro in Amsterdam perché voglio vedere se le orchidee sono ancora vive. Trovo Setayesh, la receptionist afghana, la mia prima amica londinese, che lei è scappata da Kabul che aveva 3 anni e neanche sa dove sia la sua terra. Piange, ha incontrato un uomo su Match, dice, musulmano come lei ma integralista, l'ha ferita, non vuole un integralista, vuole un bravo ragazzo e vuole un figlio. Le dico che è una ragazza straordinaria e troverà il suo uomo quando smetterà di cercarlo. Le sfioro i capelli, lei mi prende la mano, la bacia, si alza, le labbra, le mani, la pelle, la carne. Oh yes, Copenaghen is ready, you can find tea, coffee and biscuits, enjoy! Lavoro solo 2 ore, esco, Setayesh finirà fra un paio d'ore, io ho voglia di camminare. La Wellcome Collection è quello che ci vuole: la pace, il silenzio, i libri. Esco, cammino, mi fermo per una foto, entro dentro, mi fai entrare che voglio vedere la scalinata delle Spice Girls? Certo, mi dice, da quella parte, che gentili questi inglesi. Quanto erano belle le Spice! Vado a prendere Setayesh, l'accompagno alla metro, io no, ho voglia di camminare. Mi perdo, la gente, la folla, il freddo, come cazzo fanno questi ad andare in giro così scoperti con questo freddo? Devo tornare a casa. Quale casa? Il mio telefono che squilla, quando torni? Domani. Domani tornerò in Italia, prenderò dei gatti che sappiano aspettarmi, e qua lascerò un piccolo pezzo di cuore. 

domenica 26 febbraio 2023

Ritorno al passato

Mi sono concessa un weekend a Londra: ho vissuto in questa città per un anno e devo molto alla perfida Albione. Era da tanto che non tornavo, da prima del Covid, da poco prima della Brexit. È strano tornare ed aver bisogno del passaporto quando prima questa era casa mia. Vi racconto la mia giornata di ieri: si sa, a casa mia le partenze non sono mai facili e raggiungere l'aeroporto più Instagrammabile d'Italia ha richiesto una levataccia nel cuore della notte. Ma infine si parte e no, non è rassicurante vedere la cabina del pilota, tant'è! Da Stansted ho preso il treno express: comodo, veloce e costoso ma i viaggi vicino al finestrino non hanno prezzo per chi vive di sogni. E infine Welcome to London baby! Definisco Londra una grande e bellissima puttana, e per me questa parola non ha accezione negativa: intendo una donna bellissima, che sa ammalarti, catturarti corpo e anima, donarti emozioni forti e vibranti. Cammino fino a Brick Lane, un quartiere dove ho lasciato un pezzo di cuore e qualcos'altro. Non voglio tediarvi con la storia di questo quartiere, basta cercare su Google, per me è un quartiere straordinario dove le strade hanno due lingue, hanno nomi bellissimi (Hopetown, città della speranza) e i muri sono pareti di un museo sempre aperto. Sono muri di rivolta, rabbia e partecipazione: Putin non ne esce benissimo ma neanche l'Italia devo dire. Però l'Italia è sempre presente, anche senza maiuscola, anche con un maschile un po' forzato...dettagli! È ora di fare il check in, raggiungo il mio hotel con una tappa in una libreria queer, la trovo straordinaria. Ho scelto un hotel vicino a Liverpool Street per la comodità della stazione vicina. Non sapevo che il mio hotel fosse un simbolo di resistenza: un piccolo e delizioso neo in mezzo a giganti di vetro. Non sapevo fosse di fronte al cetriolino, the gherkin, questo grattacielo che a me ricorda un sex toy vintage. Esco subito per una passeggiata a Clerkenwell, la little Italy londinese, dove essere terroni è segno di qualità. Ho vissuto Londra nel quotidiano e il turismo di massa mi infastidiva, era un intralcio nelle mie corse per il lavoro. Ieri ho voluto ripercorrermi, tornare indietro al 2013/2014 quando ogni giorno prendevo la tube e il mio inglese era quasi fluently. Perché? Perché ho il terrore dell'oblio, ho la costante paura di perdere la memoria, di non ricordare ciò che ho fatto e le strade che ho percorso. È per questo che torno spesso dove ho vissuto e fotografo tutto ciò che vedo: non voglio perdermi. È per questo che ieri sono voluta andare a mangiare da Sofra, dove ho incontrato Ozer (guardate il servizio che lo riguarda su Discovery Channel). E passare per Covent Garden, dove tutti vanno verso il tramontoho attraversato Piccadilly e il suo eterno caos, per poi entrare da Fortum and Mason, dove è nata la mia passione per il tea, quello vero, in foglie, antico e pulito.E in tutto questo mi sono messa alla prova, perché ho paura di perdere le mie capacità, di non saper più fare le cose che faccio abitualmente. E allora sì, so ancora districarmi nella tube, tra colori e tunnel infiniti, e so ancora prenderla al volo senza sbagliare "side" perché ancora ricordo i capolinea. E so sorprendermi che il giorno del mio compleanno, il 19 marzo, qua sia la festa della mamma anziché del papà. E mi meravigliano sempre questi inglesi che se ne fregano dell'apparenza, quel loro vestirsi come al primo carnevale, perché alcuni tengono alla privacy quanto io tengo ai peli superflui, e si vestono come nelle fiabe per essere fotografati, come ad un Lucca comics qualunque. E non mi abituerò mai alla temperatura corporea di questi britannici: ieri mattina c'erano 4 gradi, anche il mio piloro era in stato avanzato di congelamento, ma qualcuno sfilava beatamente con i pantaloncini corti. Quando il sole tramontava i 4 gradi erano un dolce e caldo ricordo, ho comprato persino una cuffia di lana, io che non sopporto i cappelli (ho sempre la testa calda. In tutti i sensi) perché anche le sinapsi avevano cristalli di ghiaccio negli interstizi, e avrei voluto comprare anche una pelle di pecora per avvolgermi, ma lei no, bella come un fiore passeggiava in canottiera come un luglio qualunque a Cala Brandinchi. E poi ho mangiato in Turchia ieri sera, la cucina di Ozer mi porta lontano. Sono tornata verso il cetriolino, alla sera sembrava una serie disordinata di triangoli. E in quella stanza ieri mi sono resa conto che questa città non è cambiata: è stata la mia porta verso la libertà. Qua mi sono innamorata del Mind the gap e delle Krispy Kreme, delle periferie e dello stare a sinistra (in tutti sensi), E delle donne che camminano fiere, incuranti del freddo e degli amori finiti. E ieri Londra mi ha ricordato quanto è bello amare.