lunedì 31 agosto 2020

In spiaggia non crescono i pomodori

Cosa puoi fare in Sardegna quando piove? Oggi se lo chiedono mestamente tutti i turisti, mentre per mio padre è stata una splendida mattina "ché fa bene alla vigna, alla campagna e a tutto...", contento come un fringuello. Io ho ripiegato il costume da bagno e ho deciso di sottrarmi alle visite parentali, scappando di casa. Ovviamente prima ho aiutato mia madre a sbrinare il frigo: dentro c'era un iceberg grande quanto l'A68, piccolezze insomma. Sono andata a fare la spesa e ovviamente è uscito il sole. E il mio costume era dentro il secondo cassetto dell'armadio. Ma quando esce il sole al mare vai comunque, anche in mutande, anche solo per vederlo, salutarlo e ringraziarlo per tutta la serenità che riesce a darti. Poi sono andata a mangiare in un posto da camionisti perché, incredibile, anche in Sardegna esistono quei posti dove mangi un menù da urlo a 17 euro, esci rotolando e puzzi di buono, mica due verdurine con riduzione di uovo stellato di quaglia! Rientro a casa con l'intento di rilassarmi...ma vuoi mettere che c'è da fare la salsa di pomodoro fresco?! Nel frattempo che mamma spellava pomodori io rimanevo affascinata dalla meraviglia della natura: non è incredibile che ne esistano tantissime specie, diverse eppure uguali? E sono rimasta colpita dai pomodori cuore di bue del nostro orto: uno in particolare pesava 800 grammi. Ho chiesto a mio padre se la terra dell'orto avesse qualche caratteristica particolare, mi ha risposto "si, c'è un bel po' di merda". Mio padre ha preso la licenza elementare a 18 anni, nelle scuole serali dove insegnava mia madre, pertanto se il buon De André diceva che dal letame nascono i fiori, mio padre utilizza una metrica diversa, e questo è il massimo del bon ton che riesce a elaborare. Mia mamma mi invita ad andare in campagna "vieni a vedere le pecore? (mamma grazie, anche no, le ho viste ieri) beh, vieni a vedere le mucche! (mamma grazie, salutamele ma no) ci sono anche i vitelli...ma quelli li vedi anche a casa, anzi tieni, fai un po' di scaloppine di vitello per cena". Ok madre, come te le faccio queste scaloppine, al limone? Ai funghi? All'aceto balsamico? "ma figlia mia, facciamole al pomodoro fresco...". ANCORA?? ANCORA POMODORO?? MAMMA HO ANCHE IL PILORO CHE PUZZA DI POMODORO, NON ERANO FINITI STI BENEDETTI POMODORI???. No, non erano finiti, i pomodori sono ovunque, a casa mia spuntano anche dalle maioliche! Si è fatta sera ed io ho preso una decisione: domani vado al mare, tutto il giorno, perché so per certo che in spiaggia non crescono pomodori. Spero. 

domenica 30 agosto 2020

La filosofia delle pecore e di Tavolara

Il mio programma mattutino era sveglia alle 7:30, colazione con mamma e via al mare alle 9:00. Mi sono svegliata alle 7:15 e mi sono sentita un'eroina di un romanzo di appendice, pat pat sulla spalla e vado a fare colazione. Mia madre mi presenta i suoi dolcini "assaggia questo...e ma anche questo...ma questo non fa ingrassare...ma cosa vuoi che sia se ne mangi un altro!". Alle 9:00 non riuscivo ad alzarmi dal tavolo ma sono fermamente decisa a tenere fede ai miei programmi, perciò esco di casa...e una vocina soave esce dalla persiana di casa e mi chiama. Un brivido mi attraversa la schiena e realizzo in un secondo che in questo paesello di appena 300 abitanti, il 90% sono miei parenti. Cugino 2 e cugina 28 mi chiamano a gran voce, stazionano in casa e vorrebbero salutarmi. Premetto: ho 36 cugini di primo grado, i quali hanno avuto una cifra disarmante di figli che dovrebbero essere miei nipoti. Com'è finita? Alle 11:30 ero intrappolata nel divano di casa a parlare del Covid, della siccità, di melanzane fritte e di Vuoi mettere un fetta di buon pecorino col miele quanto ci sta bene a metà mattina? Eh? Riesco ad andare al mare e il maestrale mi ricorda che puoi diventare una cotoletta impanata anche sulle spiagge sarde. Riesco a prendere un colore meno intenso di quello tipico da autopsia che avevo fino a ieri e poi vado a trovare mia sorella che "Dai andiamo a fare una passeggiata! Dai, giusto 10 minuti!". Finisce che scaliamo una montagna, sono stremata ma stoicamente riferisco che sto benissimo. Da lassù si vedeva Tavolara e tutto era piccolo. Tutto era al suo posto. Torno a casa e mamma "Dai, ci vieni a mungere?". Io inorridisco ma Sara, che è metà tedesca va in visibilio "ma che meraviglia! Ho sempre sognato di mungere le pecore!". Ecco, è facile per i sardi portare gli amici al mare, ovunque ti giri sei in paradiso, ma provateci voi a portare un'amica a mungere!Ecco, le pecore sono animali simpatici e generosi, si fanno toccare le tette anche da una sconosciuta, sono lì che ti guardano e dicono "ma si, divertiti, andrà tutto beeeeee...".Se sono stata bene? Si, mi sembrava tutto lontano, così minuscolo e insignificante, lontano vedevo ancora Tavolara e pensavo che quella montagna mi rende serena, è come una Madre che con la sua ombra inconfondibile ti ricorda che questa è Casa, gli alberi sembrano indossare delle gonnelle e ogni spigolo diventa improvvisamente morbido e soffice. 

sabato 29 agosto 2020

Una cabina verso Casa

Prendere il traghetto per la Sardegna al tempo del Covid non è mica cosa semplice. Ho letto ogni genere di notizie prima della partenza, organizzando la traversata in tutta sicurezza...o almeno uno ci prova. Anzitutto vado sul sito della regione Sardegna e scarico l'app per avere il QR Code necessario per l'ingresso nell'isola. Ho preso la diurna perché pensavo di stare all'aperto ed evitare i vari ponti interni dove presumibilmente si sarebbero accalcate tante persone. Ma siccome la prudenza non è mai troppa ho preso anche una cabina, sia mai che anche sul ponte ci fosse l'universo mondo a godere del paesaggio marino e a quel punto potevo rintanarmi in cabina, con la consapevolezza che ci sarei entrata solo per poggiare lo zaino e andare a far pipì quando necessario. Com'è andata a finire? Sono rimasta sempre in cabina, uscendo sul ponte solo per fumare e il QR Code lo terrò come ricordo perché non me lo ha chiesto nessuno. All'interno, nel bar e spazi comuni, c'era l'aria condizionata ad una temperatura simile alla criogenesi: se non hai il Covid la broncopolmonite ti viene a prescindere stando 10 ore in un ambiente tipo circolo polare artico. Sul ponte esterno le persone erano comodamente adagiate sulle sdraio, strette le une alle altre perché in pratica se sei all'aperto puoi tranquillamente stare a due centimetri di distanza senza mascherina: i misteri della scienza, di come questo virus all'aperto, sul ponte di un traghetto, smetta di saltellare da una bocca all'altra. Ma la verità è soprattutto un'altra: sto invecchiando. E se prima amavo stare sul ponte a saziarmi di vento e sole, sdraiata senza ritegno sul metallo della nave, ora apprezzo il letto confortevole della cabina e la Libertà di dormire nuda. L'attesa della terraferma però è impagabile: uscire sul ponte e seguire la traiettoria del sole, gli schiaffi del vento che ti ricordano che stai arrivando in Sardegna, e infine intravvedere la sagoma inconfondibile della tua terra, Madre. È casa mia, il profilo che si staglia, imponente e sicuro. Più distante intravedo il fumo di un incendio boschivo, e la fitta che arriva al cuore è dolorosa e straziante: vile e ignobile questo imperterrito bruciare il cuore di una terra, gesto malvagio e crudele. E rimani sul ponte a sperare che finisca. E allora scendi e corri al mare perché è qua che tutto si sistema, tutto inizia e tutto finisce. Respiri e pensi che c'è qualcuno che ti sta aspettando. Perché poi apri la porta di casa e la trovi sorridente che dice "che bello! Anche se a distanza!". E vorresti stringerla e baciarla invece sorridi da dietro la mascherina, perché lei lo sa che sto sorridendo. E indosso gli occhiali da sole anche se sono le 9 di sera ché le lacrime non deve vederle. E solo adesso so per certo che va tutto bene. Sono a casa, e vedo gli occhi di mia madre, celesti come il mare, e sento quella sua voce che mi scalda e lenisce ogni dolore. Sono a casa e non mi manca niente. 

venerdì 28 agosto 2020

Fra un gommista e Genova

Io e Sara siamo uscite di casa alle 9:30 ma siamo riuscite a lasciare la città solo alle 12:00. Avevamo dimenticato di far controllare gli pneumatici e il gommista ha detto che non saremmo arrivate in Liguria con delle gomme conciate in quella maniera...peraltro erano gomme da neve, consumate, e stavamo andando verso i 40° della Sardegna. Vabbè, 300 eurini vuoi non lasciarli al gommista? Te ne privi? Alle 12:00 cerchiamo di avvicinarci all'autostrada ma troviamo, in ordine sparso, un'Ape car, un trattore carico di fieno, le transenne per un ponte crollato, un percorso obbligato che ci ha fatto fare il giro della Val d'Ossola e una serie infinita di semafori rossi tenendenti al paonazzo. Ma nonostante tutto riusciamo ad entrare in autostrada. Mi accorgo di non aver preso i CD per il lungo viaggio ma soprattutto mi rendo conto che in macchina ci sono solo 4 CD: risalgono all'epoca nuragica, devo averli composti in preda a qualche attacco isterico perché spaziano da Waka Waka agli Opus - live is life na-na nananá, da Guccini alla sigla di Mazinga Z, passando per Orietta Berti che finché la barca va, lasciala andare. E arriviamo a Genova che per me è semplicemente straordinaria, in lei mi ritrovo e trovo molto di ciò che mi manca. Sono andata a Boccadasse come prima tappa perché lì un giorno qualsiasi ho lasciato un pezzo di cuore, incastrato fra i sassi neri, levigati dalla risacca, e i muri nati da una scatola di pastelli. E ogni volta che vado, quel pezzo di me lo ritrovo nello stesso posto.

E così che ci si scorda di tutto, del gommista, della pioggia che sta per arrivare, del traffico e di come diavolo ho fatto a fare un CD con Danza Kuduro. 
Perché Genova è così, è come una bella donna, sorniona e ammaliante, sdraiata sul mare che ti guarda passeggiare dentro le sue vene di colori e Vita, ti lascia a disorientarti dentro quei vicoli di sale e fumo, ti seduce per una notte e poi ti lascia andare via, consapevole che tornerai per saziarti dal suo seno abbondante di musica e magia.