sabato 29 agosto 2020

Una cabina verso Casa

Prendere il traghetto per la Sardegna al tempo del Covid non è mica cosa semplice. Ho letto ogni genere di notizie prima della partenza, organizzando la traversata in tutta sicurezza...o almeno uno ci prova. Anzitutto vado sul sito della regione Sardegna e scarico l'app per avere il QR Code necessario per l'ingresso nell'isola. Ho preso la diurna perché pensavo di stare all'aperto ed evitare i vari ponti interni dove presumibilmente si sarebbero accalcate tante persone. Ma siccome la prudenza non è mai troppa ho preso anche una cabina, sia mai che anche sul ponte ci fosse l'universo mondo a godere del paesaggio marino e a quel punto potevo rintanarmi in cabina, con la consapevolezza che ci sarei entrata solo per poggiare lo zaino e andare a far pipì quando necessario. Com'è andata a finire? Sono rimasta sempre in cabina, uscendo sul ponte solo per fumare e il QR Code lo terrò come ricordo perché non me lo ha chiesto nessuno. All'interno, nel bar e spazi comuni, c'era l'aria condizionata ad una temperatura simile alla criogenesi: se non hai il Covid la broncopolmonite ti viene a prescindere stando 10 ore in un ambiente tipo circolo polare artico. Sul ponte esterno le persone erano comodamente adagiate sulle sdraio, strette le une alle altre perché in pratica se sei all'aperto puoi tranquillamente stare a due centimetri di distanza senza mascherina: i misteri della scienza, di come questo virus all'aperto, sul ponte di un traghetto, smetta di saltellare da una bocca all'altra. Ma la verità è soprattutto un'altra: sto invecchiando. E se prima amavo stare sul ponte a saziarmi di vento e sole, sdraiata senza ritegno sul metallo della nave, ora apprezzo il letto confortevole della cabina e la Libertà di dormire nuda. L'attesa della terraferma però è impagabile: uscire sul ponte e seguire la traiettoria del sole, gli schiaffi del vento che ti ricordano che stai arrivando in Sardegna, e infine intravvedere la sagoma inconfondibile della tua terra, Madre. È casa mia, il profilo che si staglia, imponente e sicuro. Più distante intravedo il fumo di un incendio boschivo, e la fitta che arriva al cuore è dolorosa e straziante: vile e ignobile questo imperterrito bruciare il cuore di una terra, gesto malvagio e crudele. E rimani sul ponte a sperare che finisca. E allora scendi e corri al mare perché è qua che tutto si sistema, tutto inizia e tutto finisce. Respiri e pensi che c'è qualcuno che ti sta aspettando. Perché poi apri la porta di casa e la trovi sorridente che dice "che bello! Anche se a distanza!". E vorresti stringerla e baciarla invece sorridi da dietro la mascherina, perché lei lo sa che sto sorridendo. E indosso gli occhiali da sole anche se sono le 9 di sera ché le lacrime non deve vederle. E solo adesso so per certo che va tutto bene. Sono a casa, e vedo gli occhi di mia madre, celesti come il mare, e sento quella sua voce che mi scalda e lenisce ogni dolore. Sono a casa e non mi manca niente. 

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