martedì 3 dicembre 2024

Due giorni di amici, assenzio e porchetta per le strade di Roma

Scrivo questo post con estremo ritardo, dal mio letto, con due gatti terroristi appollaiati sul mio addome. Gli ultimi due giorni romani sono stati piuttosto intensi e il tempo mi è scivolato via dalle mani come le cose belle, come quando stai bene e non hai voglia di fermarti a pensare o a scrivere. Ieri è iniziata benissimo direi: per chi non lo sapesse al caffè Trombetta, a fianco a Termini, fanno ancora le bombe al cioccolato, oltre che alla crema. Vabbè ragazzi, perché privarsene? Mica ho ucciso nessuno? E poi ho bisogno di energie che devo andare al mercato dell'Esquilino, e no, non ho prove fotografiche perché Didi non ha apprezzato i quarti di bue appesi e la carne esposta, belle le spezie ma forse la carne era troppa. Allora ho pensato ad un mercato meno splatter e sono andata sulla Tuscolana dove il mercato è davvero di quartiere e ci vai anche durante la posa delle meches, tanto che te frega? Il mercato sta lì, tu devi aspettare e perché non ottimizzare i tempi, eh? Trovo anche le coppiette per Roberta ed è l'occasione per assaggiarle, non le avevo mai mangiate prima: sono buone, peccato che bisogna avere la dentatura di un Cane Corso per poterle gustare al meglio. Oggi però è la giornata degli amici, di quelli che ho lasciato qua a Roma e che mi mancano come l'aria, quelli belli che mi porterò sempre dietro. Ho un appuntamento con Marcello che ogni volta mi porta in questi posti a dir poco insoliti. Perché io non ho amici normali che dicono "ci vediamo a Ponte Milvio al bar dei GranCazzi a bere un cappuccino decaffeinato con latte di soia in tazza di vetro". No, io ho Marcello che mi dice "ci vediamo al bar Coppi al Quadraro". Marcello è "quello dei disegni", quello che ogni volta mi regala un album dei suoi che io poi trasferisco sulle pareti della mia casa. E sempre Marcello che dice "andiamo al parco degli acquedotti". Così almeno faccio quei centordici mila passi che tanto in questo viaggio sto facendo la muffa e sia mai che oggi faccia qualche km in meno. Peraltro, giusto per capire la filosofia di Marcello, ci fa passare dentro un tunnel dove dormono dei poveri cristi dove la puzza dell'urina sovrasta quella della m*erda. Però accorciamo di molto, dice. E dice anche che nel dopoguerra qua ci dormivano, perché era un posto sicuro e riparato, e ci disegnavano anche...chissà quante belle canne sotto questi archi, eh? Però bello, grazie Marcello che inoltre mi mostra il murale del rastrellamento del Quadraro: sono delle vespe, "un nido di vespe antifasciste" lo chiamavano i nazisti prima di entrare e portar via 700 persone. E comunque mi è venuta fame, strano no? Ancora non ho mangiato un panino con la porchetta, che vergogna! Rimedio subito e vado in un posto in via Candia dove c'è un'ampia scelta: fanno solo panini con la porchetta. E basta. Non ci sono tavoli, solo qualche trespolo, altrimenti mangi in strada che il panino è buono anche se cammini. E infatti vado a camminare, tanto c'è il sole...un percorso breve direi: parto da piazza del popolo ma evviva hanno riaperto le fontane! Poi mi godo una passeggiata in via Margutta, che mi piace sempre tanto e ogni volta non posso che cantare la canzone di Luca Barbarossa, ve la ricordate? Eh ma che fai, non porti Didi a vedere Villa Borghese? Sia mai! E cammina tra i viali, e guarda le fontane, ma toh il foliage, e c'è pure il laghetto di Esculapio dove i giapponesi fanno un giro con le barchette rischiando una cagata di volatile in testa, dettagli, però bello il laghetto eh! Ma è l'ora del tramonto, e al Pincio c'è la folla come davanti ad un dipinto di Caravaggio. Ma io sono piccola, poco ingombrante e tascabile, vuoi che non riesca ad inserirmi e ad arrivare fino alla balaustra? Si, riesco: certo se allargo l'obiettivo si nota che il tramonto è gentilmente offerto dalla ditta Firicano rivestimenti, ma c'è lo zoom e il tramonto è magico. Me lo godo tutto. Ho un appuntamento con Alessandra, una Donna maiuscola conosciuta su Twitter. Anche lei mi porta in un posto adorabile, di quelli che la movida di Ponte Milvio scansate. Ma si parla e si chiacchiera come con una vecchia amica, perché lei per me è un'amica, lei era con me durante una traversata sulla Tirrenia, mi ha scattato una foto all'alba mentre guardavo il mare e aspettavo di toccare terra, ha sfiorato con delicatezza quel momento intimo, ed è per questo che è un'amica. Vado di corsa oggi, ho un altro appuntamento: a Trastevere per vedere Tiziana, la mia amica originaria di Capoverde. Vabbè però nel frattempo non te lo fai un piccolo aperitivo da Polpetta? E arriva Tiziana, bella come il sole, e mi prende in braccio come fossi una bambina, con i suoi 35 anni e la sua voglia di vivere, con i nostri ricordi di lavoro, lei una del servizio civile, io educatrice. Ora è una collega e io sono orgogliosa di lei. Certo, anche Tiziana ha questi posticini ricercati dove abitualmente mi porta, proprio chic devo dire! Io da astemia mi limito al Bacio, Tiziana prende una Bottarella mentre Didi che vuole esagerare va sul Sadomaso, e il barista precisa che le farà male. Più tardi si renderà conto che non era una battuta. Il posto comunque è quantomeno originale: vende shottini e libri, quindi è degno di rispetto. Un pochino di rispetto, dai! La serata scivola così, tra localini alternativi e fiumi di gente. La saluto a malincuore questa ragazza straordinaria, perché Tiziana è la mia spacciatrice di risate, è la mia piccola grande allieva della quale sono maledettamente orgogliosa. E mi manca tanto. Mi rendo conto che anche oggi ho fatto una tappa del cammino di Santiago senza rendermene conto, cosi, giusto per dovere di cronaca... Ed è l'ultima notte a Roma che scivola via con Didi che ha la nausea, ha freddo, mugugna, si agita, ha ancora nausea, ha mal di testa...però il tipo lo aveva detto che il Sadomaso faceva male eh! Del resto cosa ti aspetti da uno shottino di assenzio? Una botta di vita? La panacea di tutti i mali? Al risveglio lei ha un cerchio alla testa che no, non significa che sia in odore di santità ma che l'assenzio non fa per lei, e in più c'è un treno da prendere. Io però ho un'ultima cosa da fare: Marcello "quello dei disegni" vorrebbe che le sue opere circolassero, un tempo le lasciava nelle panchine o negli angoli dei parchi. Io ne lascio uno in camera: voglio pensare che la cameriera ai piani lo prenderà, magari lo appenderà al frigo, oppure lo commenterà insieme al figlio, quando rientra da scuola... e ne lascio un altro all'ingresso e mi piace pensare che un turista francese lo prenderà e lo regalerà alla sua donna, la mamma di quella bambina rumorosa che ho incontrato per le scale...e mi perdo a immaginare le loro vite. Smetto di fantasticare davanti al bombolone di Trombetta: ragazzi miei che droga, potrei vivere di soli bomboloni fritti, farciti in maniera ignorante, di quelli che si sciolgono in bocca...niente, devo andare. Ho deciso che Didi deve vedere la Fontana di Trevi. Si, lo so: la passerella, la vaschetta, so tutto, però voglio che veda quella fontana maestosa. Certo, sono degli ottimi venditori questi: davvero volete vendere questa impalcatura come un'occasione unica??? C'è anche la vasca da bagno di nonna Abelarda, che figata eh? Mi sento l'umarell di turno che sbircia tra i ponteggi: ok, i lavori procedono bene, le statue sono bianche e lucide, bravi. E vuoi non fare una bella camminata fino a piazza Venezia? Ad accogliermi questa specie di raffineria petrolifera. Di buono c'è che nasconde il vittoriano, il monumento più odiato dai romani, altresì detto "macchina da scrivere". Non si vede più, puff! Sparito dietro i cilindri verdi, vedi come basta poco? Sono nostalgica, lo so, gironzolo senza meta e sono fiera di me, di come ancora ricordi tutti i nomi delle vie, di come riesca a girare tutta Roma senza bisogno di navigatore, di come arrivare in via degli zingari e guardare questo angolo con la stessa tenerezza di 15 anni fa. Vabbè, però la malinconia non mi ha tolto la fame, facciamo aperitivo?? Toh, un posto carino dove prendere un paninetto leggero leggero... Vabbè però la leggerezza non è tutto nella vita, su! Il resto della giornata è perdermi nei vicoli, sorridere dei muri di questa città, guardare gli operai posare i sampietrini con precisione, leggere le letterine dell'albero di Natale di Termini, partendo dai desideri semplici, poi quelli più simpatici, quelli più giusti e quelli incomprensibili. Però che fame ragazzi, un panino con la porchetta mi farà male? Preso lì, al buchetto, che è davvero un buco, ci stanno 4 persone in piedi a patto che siano smilze, l'arredamento è moderno e high tech. Il panino è stratosferico e costa pochissimo. Ho un treno da prendere, un pezzo di cuore lo lascio su queste strade che poco importa se sono costellate di ponteggi: è Roma, è la mia città, è il mio vestito migliore, è la mia mamma adottiva, quella che mi ha abbracciato quando più ne avevo bisogno, ed io non posso che amarla, sempre. Il treno mi strappa via da questa città che è il mio rifugio, dove mi sentirò sempre accolta e al sicuro. E Didi? Dorme cullata dai postumi di uno shottino sadomaso di assenzio. Io invece penso che sto lasciando una madre che mi ha salvato e so che mi salverà sempre. Grazie mamma Roma.