Il mio primo utente si chiamava Luciano. O meglio, la madre di Luciano:
una signora di 70 anni, entrò nel mio ufficio e disse "Ho un figlio di
32 anni, è il mio unico figlio, l'ho avuto tardi. Ha un cancro, deve
andare a 60 km da qua a fare la chemio, ma non ho la macchina, non
guido, mio marito è infermo, a letto da 3 anni. Mi può aiutare?".
Erano passati 4 giorni da quando avevo passato la selezione per
presiedere l'ufficio servizi sociali di un qualsiasi comune sperduto
della Sardegna, il direttore generale del Comune mi aveva scelto perché
avevo il voto più alto e delle idee brillanti e
pratiche per risolvere i problemi, e perché "si vede che lei è onesta e
ha voglia di lavorare". In quel momento, davanti a quella donna era
sparito tutto l'entusiasmo di quella selezione e mi sentivo disarmata,
esattamente come lei, che a 70 anni veniva a chiedere a una ragazza di
27 al suo primo impiego, di salvare quel figlio dal suo destino. E lei
era nuda, aveva perso il pudore con quella richiesta. E io ero senza
pelle e quella richiesta aprì uno squarcio sul mio corpo che non sarebbe
più guarito. La rassicurai e appena lasciò il mio ufficio tirai giù
tutti i faldoni delle Determinazioni, delle Delibere di Giunta e di Consiglio, i bilanci e i piani annuali. Spulciai tutto e il giorno dopo
andai da quel direttore generale e segretario comunale che mi aveva
assunto per far mettere la sua firma su una Determinazione, la numero 28
esattamente, dove si stipulava una convenzione con un ditta di noleggio
con conducente per portare Luciano 3 volte la settimana a fare la
chemio. Costo interamente coperto dai soldi in bilancio dei servizi
sociali
-Come hai fatto a tirare fuori questi soldi?
-Ho limato delle spese
-Quali?
-Cose inutili: la proiezione di un film nella Festa dell'estate, il concerto di uno stupido cantante dopo il torneo di calcetto
-Sei in una giunta di destra e tu sei l'unica comunista: quelle cose
servono al sindaco per guadagnare voti alle prossime elezioni
-Mi mandi il sindaco nel mio ufficio, voglio che sia lui a dirmi che è
più importante un film piuttosto che la vita di un ragazzo di 30 anni
che crepa. Le dica che lo aspetto entro oggi, perché domani ho delle
risposte da dare a quella madre.
Il sindaco non venne, l'indomani mattina trovai sulla mia scrivania la
determinazione numero 28 timbrata, firmata e messa agli atti.
Luciano morì due mesi dopo, lo lasciai la sera attaccato alla bombola
d'ossigeno nel suo letto di casa. Gli dissi "ci vediamo domani" e lui
scosse la testa facendo un No deciso. Prese la lavagnetta e scrisse
"Grazie di tutto". La mattina dopo trovai un post it
dell'amministratrice sulla scrivania "Luciano è morto. Hai la libertà di
chiudere l'ufficio e di andare dalla madre". Chiusi l'ufficio ma non
andai dalla madre. Rimasi in silenzio a guardare le pareti e a pensare
che avrei voluto un primo utente diverso, avrei voluto vincere la
battaglia del primo utente perché mi avrebbe dato la carica. Ma era
capitato Luciano, ed era un figlio, mio figlio, il figlio di tutti, lo
presi per mano e lo portai dentro per sempre, perché da lui ho imparato il
valore della sconfitta.
Eppure ero arrivata a quel lavoro dopo un tirocinio formativo che mi
aveva temprato: una comunità per minori, figli di nessuno, pieni di
ferite e sporco, che il giudice affidava alla comunità di recupero fino alla
maggiore età. Il posto degli ultimi che ti fa capire quanto la società
partorisca mostri contro i quali non puoi lottare sperando di vincere.
Rimasi in quell'ufficio per 2 anni, il tempo per rivoluzionare il piano
degli interventi per i futuri 10 anni. Creai una ludoteca da uno stabile
in disuso, progetto immediatamente accolto dalla Regione e andai a
lavorare nella ludoteca che avevo partorito, a raccogliere chiunque. E i limiti delle fasce d'età non facevano per me:
non mi sono mai piaciute le gabbie. Comprai un biliardino coi soldi
racimolati da una vendita per autofinanziamento e andai nelle strade a
prendermi i ragazzi, quelli grandi.
-Che ci fate per strada? Perché non venite in ludoteca?
-È un posto per bambini!
-Ma c'è il biliardino, i bambini non giocano a biliardino
-...che facciamo?...c'è il biliardino!...ma ci vanno i piccoli...e vabbè
ma almeno facciamo qualcosa...allora ci andiamo tutti o nessuno.
Non era più una ludoteca ma il punto d'incontro di tutti. I ragazzi si
aprivano perché vivono in un mondo sordo e loro hanno bisogno di urlare.
Abbiamo scalato montagne impervie insieme, hanno pianto davanti a me ed
io ho sorriso e li ho abbracciati, piangendo poi quando entravo da sola in
macchina per rientrare a casa. Da allora ho girato gli angoli più bui
del "disagio", passando dalle scuole di obbligo formativo, quelle dove
vanno gli ultimi degli ultimi, fino ai disabili delle scuole statali,
passando per i centri diurni per anziani, stelle spezzate e figli di
nessuno, includendo i ragazzi affidati ai servizi sociali in misura
alternativa al carcere, entrando nelle case dei "disadattati" fra piscio
e violenza, e nelle case famiglia dei "pazzi" e degli abbandonati. La
media del mio stipendio in 15 anni di carriera è inclusa fra i 700/800
euro al mese. Sono venuta a Londra perché stanca di essere sfruttata.
Qua ho trovato lavoro, non faccio turni di 24 ore ma di 8 e guadagno il
doppio che in Italia. Ma non sono felice. A Londra i servizi sociali
sono quanto di più spersonalizzante e istituzionalizzato ci possa
essere: tutto è delegato ai benefits e alle strutture mastodontiche dove
il disagio viene incasellato come barattoli di tomato soupe stipati in
uno scaffale. Non esistono le ludoteche ad esempio, termine
intraducibile e sconosciuto. E a me mancano i miei ragazzi, i miei
bambini, i miei vecchietti. Sono stati loro la mia linfa e la mia
sostanza: sono mossa verso il Dare e non verso il Ricevere. Mi appaga
dar loro la forza e poi vederli camminare con le proprie gambe: la loro
vittoria è la mia ragione di vita. Sono nata per fare quello ed io senza
mi sento morta. Sei mesi di Londra mi hanno arricchito e svuotato
contemporaneamente: Londra è un'esperienza di vita che consiglio a tutti. Ma questi sei
mesi lontano dal mio lavoro mi hanno devastato, svuotato da ogni fantasia e
soddisfazione personale. Ieri mi è arrivata la mail di Lorenzo "Ohi
gigante, a Giugno mi laureo: sarò l'ingegnere più figo della Sardegna!!
Se non stai vagabondando e sei in zona vieni a darmi un bacio
accademico". Lorenzo era un ragazzo discalculico, non capiva i numeri,
il 13 diventava 31 e gli era impossibile capire la matematica. Lo vidi
un giorno mentre andavo in ludoteca, sporco e bello, aveva la pancia
gonfia perché nascondeva una bottiglia di vodka sotto la maglietta dei
Modena City Ramblers. Mi fermai e portai quel bambino di 13 anni con me.
-Cosa vuoi fare da grande?
-Costruire case, mi piace, farò il muratore come mio padre.
-Perché non il geometra o l'ingegnere? Così decidi come si devono
costruire le case invece che costruirle come le vogliono gli altri.
-Non capisco i numeri. Mi confondono, mi viene la rabbia quando li vedo, si muovono e non li capisco.
Il mese successivo nel conto della ludoteca fu addebitato il costo di
500 scatole di fiammiferi da cucina. Il sindaco pensò che volessi dar
fuoco alla ludoteca. Gli risposi "Mi servono per dare a questo paese un
ingegnere straordinario". Il sindaco neanche provava più a remarmi
contro. Con Lorenzo cominciammo a costruire case con i fiammiferi:
tagliarli con le forbici, dividerli in mazzetti, in mattoni, architravi,
blocchi, e le tegole erano lo zolfo rosso della capocchia. Li contava a
voce, poi a mente, faceva le proporzioni, 512 mattoni per una parete,
poi aggiungeva le altre pareti. La colla a caldo era il cemento, costruì
case meravigliose che furono vendute in una vendita di beneficenza.
Imparò così a non aver paura dei numeri. E un pezzettino impercettibile
della laurea in ingegneria di Lorenzo, è anche mia. Ma lo sappiamo solo
io e lui: è il nostro segreto. Il prossimo anno sarà la volta di
Ermanno. Sociopatico, bulimico a soli 12 anni, ritardo grave diceva la
diagnosi in mano alla sua insegnante di sostegno. Voleva fare il
contadino, voleva coltivare semi e vederli trasformarsi in foglie verdi.
Nel retro della ludoteca cominciammo a piantare la liquirizia,
strappando al tufo pezzi di terra coltivabile. Facevamo innesti e talee,
venne fuori un giardino prezioso che quando venne scoperto dal sindaco
lo recintò affinché tutti potessero guardarlo. Si laurea il prossimo
anno in scienze forestali. Qualche mese fa ho ricevuto una mail con la
foto di Emiliano. Era con una bella ragazza bionda e un bambino grande
quanto il suo avambraccio. Emiliano era figlio di un incesto, adottato
dalla strada e dall'hashish, venne condannato per tentato omicidio a 16
anni. Venne affidato ai servizi sociali in misura alternativa al
carcere. Lo portai con me a fare fotografie, gli affidai la mia
Yashica FX3 Super2000, una reflex d'annata con pellicola Ilford al suo
interno. Gliela affidai dicendo che era la cosa più preziosa che avevo.
Andavamo in giro e lui la portava al collo come una collana di diamanti.
Un giorno attraversando un fiume scivolò: preferì fratturarsi il polso
pur di salvare la mia macchina fotografica. Adesso fa il fotografo nel Nord
Italia, si è sposato e ha un figlio che si chiama Alessandro. Mi ha
scritto "Ciao zia nanetta, questo è mio figlio Alessandro, è bello più di
me, vero?? Mi somiglia soprattutto in una cosa, ma non la puoi vedere
perché è nascosta dal pannolino!!! Ahahahah lo sai che sono sempre una
testa matta!". Oggi mi ha chiamato la madre di Terminator, la mia stella
spezzata. Sta bene, dopo varie crisi adesso sta bene. Chiede sempre di
me e quando lo fa, la madre dice che sorride. Terminator è una bimba
cresciuta, un'età mentale di 3 anni secondo la stima della psichiatra,
racchiusa in corpo di una donna di 45 anni. Lei è la figlia che il
destino mi ha negato, quella che ti sa guardare nell'anima senza bisogno
di parole. E io lo so che ogni tanto lei ha bisogno di avere mie notizie, e
non gliele nego mai: è il nostro patto suggellato in silenzio mentre mi
stringeva le mani il giorno che me ne sono andata. Ma ho avuto anche
tante sconfitte. Ho perso Rossella, gioviale, sorridente, solare, meravigliosa. L'ho persa in una pineta in riva al mare splendido della
Sardegna, appesa ad un ramo con una corda qualsiasi. Ed io sono stata
cieca, come tutti gli altri, non sono stata in grado di leggere dietro
quella sua risata contagiosa il suo immenso dolore. Ho perso Giacomo,
abbandonato dai genitori, cresciuto in una casa famiglia: ora è
all'angolo di una grande città che chiede monetine per farsi una dose.
Morirà di overdose. E io l'ho perso. Ho perso Laura, venduta dalla madre
per una notte di sesso con una bestia. Aveva solo 10 anni. E non sono
riuscita a farla risalire. L'ho persa nei meandri dannati del sesso,
perché da allora per lei la vita è stata solo sesso, sporco e punitivo. E
ora vende il suo sesso in una lurida strada qualsiasi dell'Italia. Ma
Luciano mi ha scritto "Grazie di tutto". Perché era tutto quello che potevo fare, e a me basta averne salvato
anche solo uno di quei coriandoli destinati al macero. Anche solo uno.
Ma sono tanti e io li rivoglio. Rivoglio un Lorenzo al quale insegnare
qualcosa, rivoglio una Rossella da salvare o da piangere nel silenzio di
un centro diurno, rivoglio una Terminator da stringere mentre sorride.
Rivoglio le mie stelle, che non conosco ancora, che non so dove sono, ma
so che ci sono e che hanno bisogno di me come io di loro. Perché sono
le mie bolle di sapone e bisogna soffiarci dentro con cautela, non
troppo forte perché scoppiano, non troppo piano perché perdono
consistenza. E bisogna proteggerle dal vento, che non soffi troppo
forte, perché sono fragili e si rompono facilmente. E poi quando sono
forti bisogna lasciarle volare, perché sono fatte
per volteggiare nell'aria e dimostrare al mondo che si può danzare magicamente anche in maniera disarmonica. Che lavoro faccio? Mi occupo di bolle di sapone: è un
lavoro bellissimo. Ed io non posso farne a meno. Per questo tornerò in
Italia: a Londra le bolle di sapone sono quadrate e le tengono stipate
in scatole che sanno di caserma e fogli da timbrare. Ma io ho imparato
che non c'è nulla di più appagante che vedere una bolla colorata di
arcobaleno allontanarsi verso il sole. Per questo tornerò. Presto.
Mi hai commosso. Ti ho immaginato a soffiare nel sapone perché le tue bolle possano volare iridescenti e libere. E anche tu come una bolla di sapone che torni a seguire i tuoi sogni e i tuoi bisogni. Quello che hai scritto è puro amore.
RispondiEliminaNon ti so dire se sia questo l'amore puro, so solo che amo il mio lavoro. Lavoro che nello stesso tempo mi da entusiasmo e vita vera. Ed è bello :)
EliminaRaramente mi soffermo su questi discorsi...il perché?Perché ne sono tanti...milioni di milioni...e...in acqua non puoi salvare nessuno se non sai nuotare...Sono fortunato perché ho la possibilità di donare quel poco che ho a qualcuno..mentre leggevo sorridevo e ricordavo...ricordavo il mio primo volontariato...quello grazie al quale sono riuscito a trovare la forza per terminare il mio corso di studi.
RispondiEliminaGrazie alla vostra forza tante persone scoprono la bellezza del vita e di come il sole può farti sorridere... Grazie
A mio avviso non importa quanto tu abbia da dare: da ciascuno secondo le sue possibilità, diceva uno che ne sapeva più di me. Grazie a te invece, ragazzo mio :)
Eliminagrazie Sfiggy, a te ed al tuo grande cuore rappezzato, tante volte..
RispondiEliminaAmico mio, tu che sei il mio promoter...io e te quella farinata la dobbiamo prendere. Qualche toppa ce la dovremo pur raccontare, no? Grazie
Eliminaccitua!
RispondiEliminaAnche qua rispondo in ritardo...il tempo per abbracciarti :)
EliminaCi sono momenti bui, nella vita di molte persone, dove anche una piccola candela che illumina poco ma intensamente, ti permette di trovare un punto di riferimento nell'oscurità.
RispondiEliminaE non importa quanta strada serva per uscire dal buio, importa sapere che esiste qualcuno in grado di farci luce sul cammino da fare.
Ti immagino così, ritta nel tuo corpo di cera e fiera mentre fai splendere la tua fiamma.
Non smettere mai.
Un abbraccio.
@TempoTiranno
Ehi ragazzo, vuoi farmi commuovere?! Grazie a te, per aver letto oltre le parole <3
EliminaDai vivi l'esperienza londinese al meglio, un giorno la racconterai e cmq ti accrescerà. Leggendo queste cose cmq la mia vita risulta veramente piccola piccola piccola....
RispondiEliminaProprio tu non sei piccolo...gigante onnipresente che hai sempre le parole giuste. Grazie ragazzo mio, e a presto XX
EliminaGrazie! Grazie per questa pagina di cronaca! Questa sera le "mie" bolle di sapone (anch'io mi occupo di bolle di sapone), in cui soffio da quasi 30 anni, quelle che sono volate in alto verso il sole e ce l'hanno fatta, quelle che sono scoppiate per via e non sono più, quelle che stanno per aprirsi al mondo, saranno più preziose che mai. Sono tutte dentro al cuore, colorate d'arcobaleno. Torna presto: qui sono tante le bolle di sapone che ti stanno aspettando!
RispondiEliminaPer quanto il nostro lavoro miri in fondo all'essere inutili (perchè significherebbe che il mondo va per il verso giusto) spero di prendermi ancora cura di qualche bolla di sapone. Un abbraccio
EliminaE niente, sei una persona meravigliosa.
RispondiEliminaNo, non lo sono ragazzo mio...ho solo la fortuna di amare il mio lavoro. Un abbraccio
EliminaHai tutto il mio rispetto e la mia ammirazione. Non saprei fare quello che fai tu e sono contenta che tu esista insieme al tuo coraggio ed alla tua forza. Tifo x te e x le tue bellissime bolle di sapone.
RispondiEliminaIl tifo onesto e sincero è la forza di chi fa questo lavoro. Perciò grazie a te.
EliminaLo sapevo. Ci speravo. Ho le lacrime agli occhi ma sono di gioia. Il nostro paese ha bisogno di persone come te. Io ho bisogno di una persona come te.
RispondiEliminaBello mio <3 a presto...da qualche parte dello stivale!
EliminaTu, ragazza che hai scritto, quando torni, se leggi, se vuoi un aiuto, fatti sentire. Luca luperman2003@yahoo.it con la preghiera al blog di girarla a lei se non legge qui. grazie.
RispondiEliminaL'aiuto delle persone serve sempre, fosse anche solo per un sorriso. Perciò ti scrivo presto. Grazie infinite a te che hai saputo leggere.
Eliminale belle persone esistono e tu ne sei la testimonianza. Grazie.
RispondiEliminaNon mi considero una bella persona, ma una persona fortunata: amare il proprio lavoro è una fortuna in fondo. E grazie a te che hai letto oltre le righe.
EliminaChe piacere leggerti e che commozione, come mi sento piccolo. Un abbraccio
RispondiEliminaNessuno è piccolo, ricorda che ciscuno è speciale. E del resto abbiamo tutti qualcosa da dare. Fosse anche "solo" un abbraccio.
EliminaTestimonianza meravigliosa.
RispondiEliminaTU rendi migliore questo mondo!
Testimonianza meravigliosa.
RispondiEliminaTU rendi migliore questo mondo!
Se bastasse la presenza di un singolo a rendere il mondo migliore...invece serve un pochino di tutti noi. E in qualche maniera basta anche solo questa vostra grandissima sensibilità. Grazie.
EliminaTorna Torna presto...L'italia ha bisogno di persone come Te!
RispondiEliminaHo i brividi per quello che hai raccontato per come lo hai raccontato ma soprattutto per il tuo animo di Donatrice...Meravigliosa!!
E se dovessi avere bisogno sono anch'io a disposisizione sblasi222@gmail.com
La vita mi ha insegnato che l'aiuto delle persone serve sempre. Perciò ti scriverò presto, anche solo per ringraziarti di questa tua inaspettata gentilezza. Un abbraccio
EliminaTi ho appena scoperta e ho subito mandato quest'articolo a mia sorella che è assistente sociale e vive casi simili ai tuoi...in bocca al lupo per tutto.
RispondiEliminaTua sorella allora saprà di cosa parlo, e per osmosi lo sai anche tu. Spero di aver fortuna...e in questi casi ne serve tanta! Grazie
EliminaVorrei poter aggiungere qualcosa a questo tuo blog, ma non ne sono in grado.
RispondiEliminaTI auguro un buon rientro.
Londra è una città stupenda, dal primo marzo senza di te sarà un pò meno bella.
Per l'italia non saprei, sinchè ci aspettiamo che le cose cambino senza cambiare noi stessi non andremo da nessuna parte. Forse ci servono le tue storie per farci capire che la vita non è solo calcio e musica, ma anche lavoro e fatica, amore e sudore, gioia e lacrime, sangue e sperma.
La vita è tutto ciò che hai detto e molto altro ancora. Dovremmo forse imparare ad amare il nostro paese e contribuire a renderla migliore, a partire dal nostro perimetro e dal nostro minuscolo metro quadro che ci circonda. Proviamoci ragazzo mio ;)
EliminaSei grande, grande donna e il tuo Paese ha bisogno di riaverti: torna
RispondiEliminaNon so se il mio paese abbia veramente bisogno di me...ma di certo so che io ho bisogno di tornare. Un abbraccio
EliminaSei fuori dal comune piccola Sfiggy ! È emozionante come sempre leggere storie del tuo passato ,così umili, raccontate con tanta semplicità. Il tuo paese che tanto ami e che senti la nostalgia,per certi versi ti avra' deluso,ma pensa che sei un'arricchimento per ogni posto del mondo che ti Ha. Ciao e baci.
RispondiEliminaGrazie Angela, il mio paese io lo amo: ed è per questo che lo sogno migliore. In qualche maniera, nel nostro piccolo, dovremmo provarci tutti. Quindi...avanti e forza ragazza mia :)
EliminaArticolo commuovente. Abbiamo deciso con la redazione del nostro giornale, che possiede un blog su blogspot, di pubblicare anche noi il tuo articolo, con il tuo nome ed il sito, per una maggiore diffusione.
RispondiEliminaGrazie di tutto
Grazie infinite...ho spulciato nel vostro profilo e ho trovato il blog, che ho inserito nei blog che seguo. La diffusione e la condivisioni sono un valore aggiunto alle parole. Grazie ragazzi...ah: adoro il Kaos ;)
EliminaMi hai fatto piangere.
RispondiEliminaTi scriverei altre mille cose ma sono uno di quelli che avrebbe paura di quelle tue bolle di sapone e che ha paura a tornare in Italia.
E ho pianto.
Invece in Italia abbiamo urgente bisogno di persone che sanno ancora piangere davanti alle parole. Forse ne abbiamo fin troppe di persone impettite che nascondono le lacrime dietro una cravatta e una 24ore. Perciò asciuga le lacrime e spero che tu ritorni: ne abbiamo bisogno ragazzo mio. Ti abbraccio
EliminaGrazie per questo articolo, grazie per tutto quello che hai fatto e che fai, grazie per aver deciso di tornare qui in Italia.
RispondiEliminaSiamo un paese sgangherato, sconclusionato e inefficiente, spesso viene premiato tutto fuorchè il merito. Ma è anche un paese pieno di persone straordinarie e spesso mi capita di trovarne, nei posti più disparati o magari dove meno me l'aspetto. Tu sei una di queste e davvero, grazie per il tuo ritorno!
...grazie! :)
RispondiEliminati ho conosciuta su twitter e ho apprezzato sempre i tuoi 140 caratteri così rapidi e efficaci, così profondi e carichi di emozioni. mi sono concessa un pò di tempo per leggerti qui e assaporare ogni singola parola nel modo che merita.
RispondiEliminaDa insegnante, da persona che ha sempre invogliato gli altri a superare i propri limiti, a vedere la stella che brilla dentro di loro e che, a volte, non scorgono, a spingerli verso i propri sogni e desideri, non posso non condividere e non cogliere la profondità delle tue frasi, dei tuoi pensieri, delle tue "bolle".
l'arricchimento che porta la sofferenza ma anche la soddisfazione di far parte di quel sogno che si realizza, non ha città, non ha stato, non ha paga.
In questo capisco il tuo bisogno di avere vita e non scatole di cartone.
In questo trovo molto di ciò che penso e provo quando mi dicono "ma perchè vuoi fare l'insegnante?" .
Le tue parole sono state una bellissima emozione per me che nelle mie notti insonni cerco ancora persone che, come me, parlano di vita e di vita si nutrono.
Persone che ancora guardano oltre il proprio IO e persone che non possono non farti sentire piccola quando ti rendi conto di avere ancora tanta tanta strada e tante tante avventure da vivere, tante battaglie da vincere e altrettante ahimè da perdere.
Grazie per avermi ricordato tutto questo. Elide
.
RispondiEliminaSplendido questo post!!
RispondiEliminaLinda
Posso dire "AMMIREVOLE"? Non mi viene nient'altro in mente ;)
RispondiEliminaMi considero il primo clandestino ad arrivare in Italia, essendo rientrato in questo paese senza documenti nel 1967. Se ho potuto farmi la mia strada in questo Bel Paese e nel mondo è stato grazie alle persone meravigliose che ho incrociato strada facendo. A 74 anni, ti includo in questa lunga lista che va Giorgio Lapira, sindaco di Firenze, alle proprietarie di pensioni che mi hanno accolto pur sapendo che non avrei mai potuto pagare la pigione ai preti che mi hanno dato vestiti della Caritas o la possibilità di mangiare alla mensa dei poveri, al mangia-fuoco di Piazza Navona, che pur avendo la moglie incinta, condivideva con me tutto quello che aveva, ecc.
La vita per me è poter fare quello che ci riempie di soddisfazione, avendo la possibilità di condividere con altri quello che abbiamo e che possiamo offrire.
Grazie
Quello che racconti lo fai con un cuore che spacca ogni cosa...e porca miseria se c'è qualcuno lassu' spero che si annoti di tutto..è un miracolo comunque che Te..le senti a pelle e le scriva col sangue dell'emozione...pure per svegliare noialtri ed io ti ringrazio.
EliminaM.Teresa Accomando