domenica 16 novembre 2025

Di fiori puzzolenti, assenze e mele cotogne

Anche quest'anno sono partita per la Sardegna per l'appuntamento di fine ottobre con Jons. Non ho condiviso una parola di quei giorni, e non per pigrizia o scarsa volontà:sono stata travolta dagli eventi e quei giorni mi sono rimasti incastrati dentro, aspettando il momento giusto per far capolino e trovare uno spazio adeguato. Delle mie partenze difficili ne ho piena la galleria come tutti coloro che sono divisi tra due case. Sull'aereo ho pensato a mia madre, alla certezza di trovarla china sul suo uncinetto; penso sempre che quando non farà più uncinetto sarà troppo vecchia e dovrò fare i conti con un distacco imminente e devastante. E no, stavolta non stava facendo uncinetto, sul tavolino c'era la settimana enigmistica. Mi sono allarmata come se l'avessi trovata ricoperta di pece e piume "PERCHÉ NON STAI FACENDO UNCINETTO? PERCHÉ MAMMA, PERCHÉÉÉ??". Lei mi guarda con un mazzetto di punti interrogativi sulla testa e dice "perché ho finito il cotone!". La TV era accesa e no, non c'era il solito telegiornale né quello nazionale né quello sardo di Videolina, c'era questo: una telenovela turca, Terra amara si chiama. Mia madre che guarda una soap opera. Mia madre. Si, sta invecchiando...MAMMA MA PERCHÉ GUARDI QUESTA ROBACCIA??? Senza sollevare lo sguardo dal 7 verticale del cruciverba crittografato, fa "perché le notizie le ho sentite almeno 5 volte stamattina, e il libro che mi ha regalato tua sorella è noioso". Beh dai, se riesce a leggere questo mattone di Roberts forse non sta invecchiando così male. Ma toh, rientra mio padre dall'azienda e ha un dono tra le mani: una classica cassa di mele cotogne che guarda, come le faceva tua zia Chiara mai più nella vita, la miglior cotognata dell'universo e oltre, ora non se ne fanno più di così buone, non si è più capaci di farle così buone, altri tempi eh! Si, mio padre è un tantino passivo aggressivo, sa farti sentire inadeguata anche per una mela cotogna che non riesci a trasformare in gelatina zuccherosa. E allora vai, pulisci le mele cotogne, affetta le mele cotogne... peso netto delle mele cotogne pulite: 9 chili e spiccioli. E la prima giornata è scivolata via tra cubetti di mele cotogne e fior fiore di bestemmie variopinte. Per fortuna il giorno dopo è arrivata mia sorella, lei e il suo Defender, e io sono tornata bambina perché ho dovuto occupare il posto nel retro, seduta con Yali, dolce cagnolone che effettua scrub facciali gratuiti a chiunque si avvicini. Dice: andiamo a fare una passeggiata in montagna? Certo, fantastico direi... se non fosse che pioviggina e la punta di Monte Nieddu è alta 971 metri, praticamente una collina che non ce l'ha fatta, però mi piace, ci sono cresciuta sotto questa montagnaepperò ciao, andiamo in azienda a passeggiare. Eh no, non ci sono le mucche: mio padre sta ancora elaborando il lutto dei suoi animali mandati al macello pur essendo sani. Si rifarà, ne prenderà altre, ne sono certa. Rimangono le pecore, una terra sconfinata, una strada lunga fino a Tavolara e i corbezzoli. Ah ma quanti! Grande stagione quest'anno eh! Sapete che il nome scientifico del corbezzolo è arbutus unedo? E se il significato di arbutus è facilmente intuibile, unedo significa UNO, perché Plinio il Vecchio diceva che ne mangiava solo uno. Plinio, amico mio, perché solo uno? Non erano di tuo gradimento? O forse perché se ne mangi tanti passi il resto della giornata in bagno? Spoiler: passerò la serata sul cesso. Ma torniamo a casa che si è fatta una certa... ah si, le cotogne, siamo allo step due, la fase cottura, e allora mescola, gira, frulla... eh però sono 9 kg zio cantante, ho le braccia a pezzi, ma perché ho accettato questa sfida, perché? Una notte impegnativa la mia, tra effetti collaterali dei corbezzoli e delle cotogne. E al risveglio mi rendo conto che è arrivata la commemorazione di mio fratello senza alcuna preparazione. Ché sono 8 anni che non c'è più e in fondo sembra ieri, oppure un secolo fa, dipende dai momenti. Mi godo il sole sul balcone e penso che a breve arriveranno le cugine, zie e chissà chi altro a portare dolci e beni di conforto. Si, perché qua nell'isola dopo la messa c'è il rinfresco e si offre da bere e da mangiare a tutti; parenti e amici portano del cibo, noi compriamo il necessario, equivalente al fabbisogno della caserma Federico Guella nel periodo di reclutamento. Ma prima di tutto questo c'è da finire la cotognata, sia mai che il paragone con mia zia distrugga la mia autostima. Ehy padre, va bene così? Pensi che possa andar bene tagliata a rombi? O zia Chiara usava righello e squadretta? No, chiedi pure ché tanto non ho altro da fare e ho solo interagito con le cotogne in questo fantastico weekend! Mia madre si prepara con il suo solito modo: facendo finta che non sia accaduto niente, che questa sia una giornata normale e non quella in cui 8 anni fa ha perso un figlio. Toglie le foglie secche dai suoi fiori, ehy guarda qua! Vieni a vedere: è sbocciato il fiore della Stapelia! Non trovi sia bellissimo figlia mia? Stupendo mamma, sai che si chiama anche fiore carogna perché puzza tantissimo? Si, lo so ma è una puzza buona perché serve ad attirare gli insetti impollinatori. Ecco, mia madre riesce a cogliere il lato positivo anche in un fiore puzzolente. PERE MELE BANANEEEEEE! ARANCE MANDARINI LIMONIIIII! Oddio, è arrivata la guerra della frutta? No no, è il fruttivendolo, ché qua non c'è un supermercato e allora passa il "buonuomo della frutta". E benché in casa ci sia frutta e verdura sufficiente per un pranzo di Natale con 759 invitati, mia madre compra sempre qualcosa perché ha paura che se non vende niente non verrà più. Eh, dice mia madre, hanno fatto un dipinto nella piazza, dove prima c'erano le scuole...vai a fotografarlo che lo voglio vedere da vicino? È poesia mamma, è diversità e unione allo stesso tempo. Sorride. E poi arriva il momento di Jons, viene quella con la torta grande quanto un cartello stradale, ma siccome siamo pochi arrivano anche un paio di ciambelline sarde, giusto due, e sia mai che la glicemia cali a picco e abbiamo bisogno di zuccheri, arriva anche la crostata. Si si, mettilo un altro fiasco di vino ché tanto non hanno bevuto molto eh! Che io faccio parte di una famiglia dove il prosecco dei cesti di Natale si smaltisce nel vetro, quella volta al mese che passano a ritirarlo, dettagli. Ma questo è un bel momento, un rituale che si ripete ogni anno: dopo la messa si mangia e si beve, vengono gli amici di Jons e ne raccontano di scorribande che hanno fatto tra un concerto, una gara di morra e cene pantagrueliche finite all'alba. Li ascolto, sorrido: in fondo Jons è ancora vivo, è qua. Esco fuori, fumo una sigaretta, piango e rido guardando questo cielo rosso, che è festa e dolore insieme, e si fa tardi, che mio fratello ne ha fatto di cose belle nella vita e vanno raccontate. E per chi non è potuto venire, che fai, non gli mandi un piattino di dolci a casa? Così anche loro possono ricordare, e via che sgambetto per l'intero paese con piattini di dolci che Jons, io lo so, da qualche parte te la stai ridendo nel vedermi consegnare dolciumi e bestemmiare contemporaneamente. E riparto che ancora non è alba, scappo via come i ladri quando ancora è buio. Nello zaino ho messo un po' di questa terra, così aspra, così bella. Mi porto via una poltrona vuota, un buco in mezzo ai seni, così profondo da mettere a nudo ciò che di buono mi è rimasto. E ovviamente mi porto via quei due tre chili di cotognata, sia mai che abbia un calo di zuccheri durante il viaggio! 

sabato 20 settembre 2025

Danzare sull'orlo di un vulcano e sorridere di una salita verso il cielo

Sono partita per Santorini con due desideri: staccare la spina e visitare Therasia. Visitare chiiii??? Therasia, l'isoletta sperduta situata dalla parte opposta di Santorini, praticamente il resto del cratere: ecco, al centro c'è il vulcano attivo Nea Kameni (sotto il mare ce n'è un altro. Attivo. Tutto rassicurante) e intorno c'è una sorta di cerchio, ossia il bordo esterno del vulcano collassato oltre 3500 anni fa. Ma come andare a Therasia? In alta stagione è fattibile ma ora il trasporto pubblico è inesistente: ci va una barca ma non si sa quando, ci va a sentimento, dipende dal vento, dal mare, se a Therasia hanno bisogno di latte o dentifricio, dipende. Ripiego per un tour che preveda la massima permanenza a Therasia, ossia due ore e mezza. Meglio di niente. Partiamo su una barchetta, bella eh, ma secondo me, a naso, è un po' leggerina: prima della partenza la risacca portava la prua in posizione verticale. Mi sto preoccupando troppo? Forse. Siamo impavide e ci mettiamo a prua, sfidando l'irruenza del moto ondoso, perché siamo viaggiatrici noi! Ovviamente più tardi maledirò questa scelta. Mi rendo conto che il mare è piuttosto incazzato, e se la mia sarditudine non mi inganna, ho il sentore che andrà a peggiorare. E poi mi rendo conto che Fira ha proprio una posizione felice. L'ideale per essere scaraventata giù al primo soffio. Ma non ci penso, mi concentro sul vulcano: per poter arrivare a Therasia devo prima fare tappa sul vulcano attivo e "dormiente" Nea Kameni e poi una bagno nelle sorgenti calde di Palia Kameni. L'idea di salire su un vulcano attivo mi entusiasma quanto un calcio allo sterno dopo il pranzo di Natale, ma è una tappa obbligata. Nel porto del vulcano ci sta solo una barchetta, quindi tutte le altre attraccano sulla prima, così se quella si stacca, ciao Mariuccia, si rimane qua ad aspettare l'eruzione. E ovviamente si esce attraversando il ponte delle altre barche come nel trenino di capodanno ma senza euforia. Vabbè, andiamo a visitare il vulcano che da lontano sembra basso, una sorta di frittata nera in mezzo alla caldera, invece no, è tutto in salita. Il piccolo cratere iniziale è il più antico, è tutto gioioso, ah che bellezza! Si può salire fino in cima, al cratere principale, seguendo il sentiero, vabbè già che ci siamo toccherà vederlo, no? La salita non è ripida ma a renderla piacevole quanto una randellata sulle gengive sono i sassi: tu cammini e affondi nella ghiaia di pietra lavica. Meraviglioso. Il secondo cratere che si incontra è Dafne: ciao cara, come butta? Ti vedo nera oggi... comunque Dafne ha una certa età, nel 1925 o giù di lì, ormai è stanca e non fuma più, vivaddio. Ma saliamo ancora che ormai lo voglio vedere il cratere principale. Certo, non è piacevole camminare sotto un sole impietoso, sulle pietre nere e sentire il calore salire dalla terra. Più salgo e più mi rendo conto che forse potevo evitare sta fissa per l'isola Therasia e starmene su quella bella spiaggia sotto un ombrellone tamarro. E invece no, guarda che da qua si vede bene Imerovigli, uh che bello, ma anche meno. Ed eccoci qua: ciao Georgios, ti trovo caloroso, cos'è quella cosa bianca? Hai fatto il vomitino? Dice che si può mettere la mano dentro i piccoli crateri e sentirne il calore, ma direi che me ne privo; Sara, ti prego, andiamo via che tutt'intorno è un colabrodo di piccoli crateri e io che sono aggraziata come un rugbista ho buone possibilità di finirci dentro. E saliamo in cima, danzando tra un cratere e l'altro, di fronte c'è Therasia, e poi pietre su pietre, caldo che sale dal suolo, più che camminare sto ballando il tip tap per evitare sassi e buchi. Nella discesa trovo il primo segnale di vita in questo vulcano che sa di deserto: una pianta di lentisco. Quasi mi commuovo, ché la vegetazione qua è inesistente da sembrare un paesaggio lunare. C'erano anche dei cardi. E via con il trenino di barchette, si riparte con il mare che promette grandi balletti. In lontananza vedo Therasia... cosa sara mai quella serpentina che sale? Boh, delle piacevoli scale mobili? Una seggiovia? E chi lo sa, mi godrò l'incognita. Più tardi non sarò così felice della sorpresa. Arriviamo alle hot springs, le sorgenti calde con l'immancabile chiesetta bianca, senza cupola blu, che peccato!informano che il mare è molto mosso, possono tuffarsi solo nuotatori esperti perché sarà difficile tornare in barca con la corrente contraria. Non sarei scesa dalla barca neanche col mare piatto e dietro compenso di svariati milioni di euro e sono disposta a legare Sara all'albero maestro pur di non farla scendere. Si tuffano in tanti, forse troppi. Ma cosa andranno a fare là? Sembra fango, ma che schifo! Eh dice, è così perché è acqua sulfurea. Eh ma infatti chi ve lo fa fare ad andare dentro una pozzanghera di zolfo che puzza di uovo marcio? Vabbè, tornano indietro con grande difficoltà, qualcuno non ce la fa, buttano salvagente, tubi galleggianti, tirano su con la corda, è la prima volta che vedo qualcuno urlare perché sta annegando, è terribile. Ripartiamo verso Therasia, finalmente, e il mare ha deciso di farci ballare il meneito, le onde entrano mollemente a prua e io faccio una doccia gratuita. Ah che bello stare a prua! Ripiego verso l'interno perché non ho neanche il bagnoschiuma e non sta bene lavarsi senza sapone. Oh ma eccola qua! La mia isola ambita e bramata! Ma guarda che serpentina elegante! Abbiamo 2 opzioni: rimanere nel porto a fare il bagno nelle acque cristalline e mangiare nei vari ristoranti oppure fare circa 200 gradini e salire a Manolas, villaggio principale di Therasia.La scelta è stata ardua, il richiamo delle acque verdi stavano trascinando Sara nella perdizione ma alla fine ha preferito accontentarmi e andare a Manolas. Eh vabbe, 200 gradini, cosa saranno mai? Questo è il primo gradino, è lungo oltre 50 metri. All'inizio della strada ti mettono il cartello del ristorante che trovi in cima, così sei più motivato a salire. La  prima salita è fatta: si, in effetti anche farsi un bagno non era un'idea malvagia. Al secondo tornante vedo il porto che si allontana, ma andiamo avanti. Dei rassicuranti cartelli indicano la caduta di sassi, in tutte le lingue tranne che in italiano, così possiamo morire ignorando il pericolo. Oh ma guarda come sono comodi questi gradini, proprio agevoli eh! I tornanti si susseguono, sto bestemmiando anche in urdu, sono le due del pomeriggio, non sono neanche arrivata a metà e sento che sto per morire. Ma guarda che bella l'acqua! E soprattutto perché non sono rimasta lì? Sono a metà strada, non sento più le gambe, sento solo il soave suono delle bestemmie. La seconda metà è tutto un volare di madonne e altri insulti variopinti indirizzati a me medesima e al perché non ho scelto di fare un salutare bagno in quella striscia verde smeraldo. Salgo e penso a quando abbiamo detto: andiamo a Santorini che ci rilassiamo. Eh si, ma un relax che non ti dico, ero più riposata durante il cammino di Santiago, zio cantante! Ma ci siamo, ce l'abbiamo fatta, sorridiamo: ecco il ristorante, potremmo fermarci ma no, decidiamo di visitare il paesino: è delizioso e quasi vuoto. Il porto è lontanissimo, sembra un mondo a parte, e ci sono dei gatti manco a dirlo. Alcuni gatti sono più fortunati di altri. C'è anche un'Ape che sicuramente è arrivata qua volandoe un paria che ha costruito una casa rossa, come si è permesso??E poi, incredibile ma vero, c'è una chiesetta con la cupola blu. Chi lo avrebbe mai detto! Bella, ha anche delle decorazioni rosa, che fashion! Epperò che fame, no? Troviamo una taverna sfigata, proprio in cima, con una coppia che propone un menù variegato: gyros, bevande e smoothie. E basta. È il gyros più buono che abbia mai mangiato, con la pita fatta in casa, morbida e profumata, me la godo dall'alto... ma no, ho ospiti, e il pollo del mio gyros va tutto a loro, a questi piccoli puzzoni pelosi che se lo gustano, e fanno del nostro tavolo un'oasi felina. E scendiamo, lascio un pezzo di me in questo "Different restaurant" scritto male su un cartello scrostato. Arriviamo a riva, Sara riesce a fare un bagno, io invece ne farò uno gratis sulla barca: il mare ha deciso di fare sul serio, la barca si impenna come la Honda di Valentino Rossi al Mugello e io faccio una bagno non richiesto. Riusciamo ad attraccare con grandi difficoltà, il mare è bellissimo anche se è incazzato, e a noi ci tocca un viaggio in pullman fino a Fira, con una strada comoda, scorrevole e soprattutto sicura.Ci meritiamo una cena dignitosa, ché oggi abbiamo bruciato calorie e suole di scarpe. Andiamo in una taverna modernissima, ricca di lustrini e paillettes, con cibo light e gourmet. Ma è la nostra ultima cena:brindiamo a noi, a questo nostro viaggio che doveva essere rilassante ma come al solito è stato avventuroso ed esilarante, come sempre. Perché quando viaggi con la persona giusta riesci a trovare qualcosa di bello anche nel cratere di un vulcano. E soprattutto riesci a sorridere anche sull'orlo di un burrone.