domenica 10 dicembre 2023

Di libri, abbracci e cibo

Quando sono partita non avevo collegato quei due neuroni rimasti nel mio cranio, ignorando che a Roma in questi giorni c'è Più Libri più liberi. Così ieri sono uscita di casa indossando dei calzini adeguati per l'evento. Mi accoglie una giornata luminosa e nitida, questa città è pigra e indolente, si sveglia piano e io mi adeguo. Il mio oroscopo dice che sto scoppiando di salute: in pratica sto per morire e non me ne sono accorta.Ma anche il resto non scherza! Arrivo alla Nuvola, mi godo il riflesso di una giornata straordinaria I biglietti sono splendidi, c'è una bellissima illustrazione colorata, un cielo, fiori, libri che fanno da ponte e tante altre belle cose ma non posso mostrarvelo: esibendo la card Atac si ha diritto al biglietto ridotto e per questo motivo te ne danno uno nero che sembra un marchio d'infamia, che manco i colori meriti visto che non li hai pagati. Dovrei fare un post solo per parlare di libri ma farò un riassunto doveroso: non posso fare a meno di andare a visitare gli amici della Sardegna, quelli di Tapros che hanno ristampato Tottoi: me lo regalarono quando ero bambina, ne ho ancora un ricordo dolce e malinconico. Ci sono anche le tisane letterarie, una mi colpisce perché ha il prezzo più basso di tutte: la signorina mi spiega che hanno dovuto abbassare il prezzo perché non la vendevano, nessuno pensa di aver bisogno del classico bagno di umiltà, tutti comprano quella dell'amore, della felicità, di tutto quel che vi pare ma nessuno ha bisogno di umiltà. Ne prendo una e resto umile. Lo stand più natalizio è quello di Coppola Editore, e da Napoli è tutto. Mi perdo nella nuvola di Fuksas, non è soffice, è vista da dentro mi da l'idea di strade e destini che si incrociano e si lasciano, come accade nella vita. Vedo una coda che ignoro, giro tra libri e amiche da salutare, il tempo passa, vedo che la coda è quasi finita, seguo il percorso "per l'Auditorium de là! Devi annà da quella parte, seguire la gente". Ok, ma io non so neanche cosa ci sia nell'Auditorium, però sei dentro la nuvola, vuoi non vedere l'Auditorium? Mi rendo conto che è stracolmo, poche sedie libere, entra il mio gruppo e chiudono la fila, non si entra più. "Ehi, scusa... Ma chi deve arrivare sul palco?", la tipa mi guarda come avessi dei pupazzetti variopinti attaccati alle narici "come chi c'è?!? C'è Zerocalcare!". Vabbè, però potevate mettere un cartello, zio cantante. Sono piccola e poco ingombrante, trovo posto in seconda fila: c'è Chiara Valerio, che donna ragazzi miei, che dialettica e che ironia sublime. E arrivano lui e Serena Dandini, mi godo tutto, i racconti, le risate, le confessioni, la timidezza, la sfiga e l'ironia di questi due splendidi esemplari umani. Esco all'Auditorium con il sorriso, penso che davvero i libri rendano più liberi, e di quanti viaggi ho fatto tra pagine, inchiostro, disegni e parole maldestre. Ho un appuntamento per pranzo ma mi perdo ancora, c'è Luisa, un tea caldo e un abbraccio stretto da scambiare, e poi ancora verità e Bellezza.Devo andare a Testaccio e... Ma guarda chi incontro! Ciao Zerocalcare, bello de zia... Ma è timido, è un patatino dolce e tenero, il tempo di due parole per scoprire che non è più Zerocalcare ma è Michele che sorride. Dopo mille peripezie riesco a prendere la metro: evito di raccontare di come io non abbia trovato l'ingresso metro per EUR Fermi e sia finita, a piedi, a EUR palasport senza rendermi conto che dovevo attraversare la strada. Ho mangiato bene a Testaccio (grazie Chiara per aver scoperto questo posto!) spiace non poter pubblicare la foto del mio piatto completo, vi assicuro che era tutto buono, fidatevi. Ma soprattutto ho mangiato all'aperto, a dicembre, con il sole che illuminava chiacchiere e racconti desueti. Devo salutare un amico, vengo sempre qua ogni volta che ne ho la possibilità. Perché questo non è un cimitero, questo è uno spazio speciale, fa parte di me, del mio cammino distorto che comunque non smette di stupirmi. E che facciamo stasera? Tutte insieme a mangiare? E perché no, tanto sto mangiando come fossi un vitello all'ingrasso, ti pare che non usciamo a cena? Prima però un tramonto, vado a raccoglierlo prima di tornare a casa. E perché non scegliere un ristorante dall'altra parte di Roma? Così mi faccio un'altra Ave Maria e diversi Pater noster prima di salire in macchina con Tiziana che è sempre rispettosa del codice stradale come io lo sono della dieta. Potevamo cantare la canzone Eravamo quattro amiche al bar, ma è un ristorante, si mangia bene, ci sono chiacchiere, risate, confessioni, qualche dolore che svanisce, qualche ferita da suturare con una carezza e gli abbracci di cui ho bisogno. Torniamo a casa rotolando: Roma stimola il mio appetito, trovo irresistibile il suo profumo di guanciale, carciofi e cicorietta. Sarà per questo che dormo come una marmotta in letargo. Mi sveglio col sorriso: anche oggi ho tanti passi da sbagliare. 

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