giovedì 10 ottobre 2013
Fire Drill e figurine Panini
Il Fire Drill a Londra è maledettamente diverso dalle prove antincendio a Roma, ve lo garantisco. Il giorno che nella Cazzius & Brothers Corporation ci fu il Fire Drill, entrai e vidi i miei colleghi tutti assiepati
nella hall. Pensavo che dovesse arrivare Beckham a fare due palleggi con
Victoria Adams che in sottofondo gli cantava if you wanna be my lover.
Andai nel mio back office e accesi la macchina del caffè, fedele
testimone di tutti i miei sbadigli con apertura labiale talmente ampia
da intravedere anche il piloro. Non feci in tempo ad accendere Miss
CaffeZozzo che entrò Manuel. Mi informò che c'era il Fire Drill, una
prova di evacuazione dall'edificio. Serviva come "training" per un
eventuale allarme antincendio o terroristico. Lo scopo era ridurre ogni
volta i tempi di evacuazione, senza che nessuno fosse rimasto dentro a
fare la fine di un marshmallow su un barbecue americano. I understand,
dissi gioiosa, spiegando che avevo già fatto questa esperienza. Infatti
quando lavoravo nelle scuole di Roma facemmo la "Prova antincendio". Fu
esilarante. Ci furono dati opuscoli informativi per preparare i bambini.
Io mi occupavo di una bambina diversamente abile. Le maestre fecero
vedere agli alunni un filmato sul comportamento da tenere durante la
prova. I bambini erano contenti all'idea. L'indomani una mamma
rimproverò la maestra dicendo che invece di far vedere ai bambini
"filmini der cazzo" sarebbe stato il caso "de fà un pochetto de
matematica in più, che serve sempre". La maestra decise allora di fare
delle prove pratiche quando i bambini uscivano in cortile per la
ricreazione. Compito non facile, visto che i bambini scalciavano sulle
scale come puledri pensando a come emulare il cucchiaio der pupone
nell'imminente partitella al campetto scolastico. L'indomani venne un
papà a rimproverare la maestra: fare certe attività anche durante la
ricreazione non era giusto, i bambini dovevano giocare e il gioco era un
diritto del bambino riconosciuto anche dall'Unicef. La maestra mi
guardò e disse “Sai che c'è? Dovesse mai succede un incendio io me pijio
5 bambini a spalla, tu che sei piccoletta ne piji 3, poi torno indietro
e me pijio l'arti, che tanto io so' veloce a core, me faccio i 100
metri in un lampo io!”. Il giorno della prova antincendio i bambini
erano in silenzio in attesa dei 5 squilli di campanella. Io avevo
istruito per bene la mia bambina. La legge italiana stabilisce che in
caso di evacuazione di un edificio i disabili devono essere gli ultimi
della fila, per non intralciare gli altri. Alle 9:58 i bambini
aspettavano il suono della campanella per alzarsi e uscire in fila dalla
classe, davanti ci doveva essere la maestra e dietro io e la mia Perla.
Nel silenzio tombale della classe sentimmo le bidelle litigare su chi
dovesse suonare la campanella. La più anziana diceva che era un suo
diritto, la più giovane voleva suonarla lei perchè non l'aveva mai fatto
-Daje fammelo fa' a me! -E no, io so 'a più anziana, 'o faccio io! -Ma
tu l'hai già fatto, io no, nun puoi fare sempre tutto te oh! -E mica
vojio fa tutto io? A pulì i vetri ce puoi penzà te! -Anfame, pe' spiccià
l'aule nun sei la più anziana, ve'??.... E i bambini ridevano così
tanto che non solo non sentimmo la campanella ma non sapemmo chi vinse
il diritto di suonarla. I bambini si misero in fila, perfetti,
esemplari. Giunti alla porta esterna il bidello (unico uomo della
scuola, peraltro un uomo altamente coricabile devo dire) urlò ai bambini
“Ahò ma chè è sta mosceria?? Sembra che state a fa' 'a processione de
Fracazzo de Velletri!”. E i bambini corsero nell'androne ad abbracciare
quel bidello così tenero che non mi sarebbe dispiaciuto vederlo dietro
una cattedra. I bambini si sparpagliarono, alcuni finirono in IV e altri
in V senza neanche aver preparato l'esamino finale, ci ritrovammo in
giardino dopo circa 17 minuti. Ad onore della cronaca la mia bambina se
ne fregò di tutto, andò avanti per la sua strada, io non la guidai (in
nome dell'autonomia per la quale lotto nel mio lavoro), la seguii a
distanza, e da sola seguì il suo percorso e raggiunse il lato destro del
cortile prima dell'altra metà della classe, che nel frattempo si era
fermata a raccogliere ranuncoli mentre la maestra urlava disperata che
sarebbero morti carbonizzati se non alzavano le chiappe. Diedi a Perla
una Goleador alla Coca Cola, lei era felice e la sua autostima salì alle
stelle. Gli altri bambini erano felici perché mancava poco alla
ricreazione e quindi fu deciso di lasciarli direttamente in giardino per
non fare un altro penoso saliscendi. Fu una bella esperienza, e spero
che in quella scuola non ci sia mai un incendio. Ma nella Cazzius &
Brothers Corporation non fu così. La sirena venne azionata a sorpresa. I
businessman non sapevano che era in programma: la situazione doveva
essere il più reale possibile. Sbadigliavo davanti a CaffeZozzo quando
sentii qualcosa che seccò le mie ghiandole salivari e svegliò anche il
callo sotto il mio alluce destro. Setayesh e Marianne indossarono due
gilet catarifrangenti, e come se fossero state azionate da un
telecomando, chiusero la porta centrale col pass magnetico, si divisero
nelle stanze, fecero uscire i signori. Manuel fece uscire me, recuperò
Dulcinea che si era imboscata in un anfratto, e una centralinista che
stava rovistando in magazzino. Setayesh andò davanti a tutti, mi guardò
mentre passava e disse “Follow me!”. Cazzo, pensai, anche lei è su
Twitter?!? La sirena suonava, non smetteva, urlava e ti trapanava il
midollo, non erano 5 squilli di campana, ma un suono lungo e
ininterrotto. Prendemmo le scale a destra dell'ascensore. Nell'edificio
c'erano 8 scale, ognuno dei 7 piani del palazzi doveva usare quella
stabilita, una rimaneva libera per gli addetti alla sicurezza. La nostra
rampa era stretta, la sirena rimbombava, sentivo il suo eco nella bocca
dello stomaco, il rimbombare dei nostri passi sulle scale era un
tamburo dei Chippewa che suonava dentro la mia milza. Pensavo di
svenire: il suono assordante della sirena avrebbe fatto trasalire anche
Beethoven, mi creava un'angoscia irrazionale come se davvero dentro ci
fosse una bomba pronta ad esplodere. Gli altri erano abituati. La chioma
dei capelli neri di Setayesh danzava disinvolta, la sua andatura
regolare dettava il passo alla lunga fila, statuaria e di ghiaccio,
sembrava che davvero volesse portare in salvo tutte quelle vite che gli
stavano dietro. Non correva, era un soldato, seguita da tanti soldatini
che volevano vedere la strada. Sentii una mano dietro la spalla:
Dulcinea mi disse “No te preocupes mi chica, es todo falso!”. Forse si
era accorta che stavo per crollare a terra come una pesca nettarina in
una giornata di maestrale. Una volta in strada la fila non si ruppe,
arrivammo al vicino parco, ognuno al suo posto, in silenzio. Setayesh
una volta arrivata davanti a una certa panchina del parco, guardò
l'orologio: non male, disse, neanche 5 minuti. Mi ricordo che a scuola
dopo 5 minuti la maestra era sotto il banco cercando di far uscire
Giuseppe, il quale cercava la figurina Panini di Zarate che gli era
caduta dal mazzo. Noi eravamo più cazzari, più easy, ecco. A Londra sono
tutti dritti, precisi e impeccabili. Io quel giorno dovetti prendere 4
pastiglie per il mal di testa.
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Ciao.
RispondiEliminaEravamo in contatto su Twitter, poi l'ho chiuso (l'account, twitter pare ci sia ancora :P). Cmq... sono contento che hai aperto un blog. Così ti seguirò oltre i 140 caratteri!
GGi-GiGius
Ah ecco! Beh, almeno si rimane in contatto! :-)
EliminaMi hai riportato indietro nel tempo ! Quante volte ho vissuto quelle scene ! Ho passato la mia vita alla scuola elementare. Da insegnante...eh ! Quindi siamo colleghe. Ho avuto un bel rapporto con tante docenti di sostegno e vissuto momenti tragicomici, esilaranti o avvilenti. I bambini sono meravigliosi; certi genitori un po' meno. Ma alla fine ho avuto anche tante soddisfazioni! Un abbraccio
RispondiEliminaIo facevo l'educatrice (sono laureata in Pedagogia) e lavorare nelle scuole è paurosamente affascinante! Ho letto il tuo commento ;-)*
EliminaP.S. Ho lasciato anche un commento al post commovente "Siamo tutti tunisini.."
RispondiEliminaCiao