Ma quanto è bella?
giovedì 20 marzo 2025
Sexy shop, piccioni e il silenzio disarmante del filo spinato
Ieri sono arrivata a Cracovia poco prima della mezzanotte e siccome ho una certa, non volevo cercare bus, treni o biciclette nel cuore della notte, quindi ho chiesto al tipo dell'appartamento se poteva organizzare un transfer, fosse anche suo nonno che veniva a prendermi... allora zio, anzitutto ti calmi e poi Giuseppa Angela lo dici a tua sorella, metti via quel cartello per la gran carità del signore, ma che vergogna, neanche ricordavo di chiamarmi così all'anagrafe! Peraltro questo fiorellino polacco nel suo taxi ha questo: ma è un aereo da combattimento? No, vero? L'appartamento è carino ma neanche lo vedo perché dormo all'istante. Stamane apro le finestra per orientarmi... vabbè, non credo di essere nella zona più chic di Cracovia, anche perché sotto casa ho questo... che donna fortunata sono! Trovo i primi carretti di brezel polacchi che qua hanno un nome semplicissimo: obwarzanchi. Io me lo immagino Battisti cantare "il carretto passava e quell'uomo gridava obwarzanchi..." E a proposito, se c'è qualche polacco in linea, mi spiega che vuol dire il cartello con la bambina? Attraversamento di bambine con palloncino? Donna con semaforo in mano? Cosa? Ma c'è il sole su Cracovia, e questo rende tutto più piacevole, anche la fila alla biglietteria dei treni e il livello di inglese pari a ZERO delle impiegate perché questo pomeriggio ho prenotato la visita ad Auschwitz e vorrei prendere il biglietto di ritorno. All'andata vorrei andare col bus: arrivare ad Auschwitz in treno non mi sembrava di buon auspicio. E invece, incredibile, la tipa capisce l'inglese quanto zia Nannedda in carriola e mi fa biglietto e ritorno. Ziaaaaa, io non ci voglio andare ad Auschwitz in treno! Ma pazienza, lo prendo e basta, ho tempo di girare la città vecchia, però prima un bel sexy shop,
sia mai che quello sotto casa non mi basti. E siccome mi manca quell'aria ruspante di paese, perché non fare tappa al mercato rionale?
Vendono pure la pasta italiana Corticella (ma dove la fanno??? A Roncobilaccio?)
e pure la pasta Lubella... che boh, mai sentite, le faranno vicino al sexy shop sotto casa.
E poi uva a forma di salamini,
latte fresco venduto nel rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie,
cavolo rapa proveniente da... l'Italia? Seriamente produciamo questa roba??
All'Esselunga io non l'ho mai visto! E mi rimane il dubbio su cosa siano quei rami secchi, si mangiano?
Vabbe, fuori da qua però è tutta un'altra cosa,
quella sana atmosfera di mercatino polacco sulla statale del Sempione, e poi improvvisamente la città vecchia.
Ma quanto è bella?
Mi è piaciuta un sacco, Rynek Główny è splendida, mi perdo sotto i portici del palazzo del tessutoinfine il trombettista della basilica di Santa Maria. Vi state chiedendo dov'è? Immaginalo, puoi! Perché quando ha sentito perepèppepè è stato emozionante, davvero, ma io ero nella via laterale che finivo di mangiare questa colazione leggera, sia mai che vada in deperimento organico. Il posto era molto bello, peccato per il bagno, visto che c'era questo buon uomo a guardarmi con aria giudicante mentre facevo plin plin. E comunque piccioni raga, piccioni ovunque, volano ad altezza d'uomo e alla velocità di un missile terra - aria!E visto che ho tempo vado al Collegium Maius, la più antica università della Polonia. Qua studiò Copernico, e anche la poetessa Wisława Szymborska e Karol Wojtila. Mica come me che mi sono laureata all'università di Sassari dove studiò Enrico Berlinguer...Vabbè anche Cossiga, dettagli. Devo andare in stazione, ma visto che sono in zona entro nella chiesa di Santa Barbara.
Bella, dico io, ha ancora i lumini di cera, mica come quelli moderni elettrici, puah!
Epperò sulle offerte si sono modernizzati proprio tanto eh!
Ma è ora di partire, destinazione Oświęcim che io però ho sempre chiamato Osimen,
perché non riesco proprio a leggerla questa lingua che quando ho letto Peron mi aspettavo che sbucasse zio Boreddu con una Peroni in mano.
Dalla stazione di Osimen fino ad Auschwitz ci sono 2 km, sulla strada trovo dei chioschetti che vendono un po' di tutto,
anche le calamite di Auschwitz. Siete seri?
Chi è che si compra una calamita di Auschwitz??? Davvero c'è qualcuno che sul frigo ha attaccato la calamita di un campo di concentramento?
Da qua in poi diventa tutto silenzio. Le foto che ho scattato le ho fatte per mia madre, che non è mai uscita dalla Sardegna ma viaggia con i libri e con le mie foto. Le ho fotografato i cartelli esplicativi e le relative immagini. E forse la parte più dura da affrontare è stata quella lunga, infinita linea a Birkenau, tutto quello spazio vuoto, di baracche, vergogna e macerie. E il tramonto non è mai stato così triste, rinchiuso dentro un infinito gomitolo di filo spinato. A cosa serve andare ad Auschwitz? A riflettere, a ricordare, a non dimenticare e per provare quel senso infinito di vergogna per quello che l'uomo è stato capace di fare. Affinché non debba ripetersi mai più.
Ma quanto è bella?
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