sabato 19 aprile 2025
Pasqua con i tuoi.
Oggi venerdì 18 aprile ho deciso di passare la prima Pasqua con i miei da boh, neanche ricordo l'ultima Pasqua trascorsa in terra sarda! Parto all'alba, i colori aiutano a dimenticare la sveglia che ha suonato alla 3:45 e le madonne che sono volate al secondo trillo. Il tempo a Malpensa è ottimo, è così umido che ho visto le ninfee fiorire sui tetti dei palazzi. Il pilota aveva fretta e siamo arrivati a Olbia dopo appena 50 minuti e la Sardegna mi accoglie così, con la silhouette di Tavolara che spunta dal mare, un profilo che è Madre, è casa. Ho una mattina da trascorrere ad Olbia e ho tutta l'intenzione di andare al mare con un fantastico autobus. Rimango sbalordita dal costo del biglietto: 1 euro. Sorprendente no? Beh no, perché il primo autobus utile per il mare ha un tempo di attesa biblico, nel frattempo che aspetto il suo passaggio potrebbe arrivare la risposta dei Corinzi a San Paolo. Ma all'improvviso noto una scritta: Benvenuti a Olbia. Ed è stato come stappare una bottiglia di spumante tenuta chiusa per troppo tempo. Olbia: in questa città ho trascorso la mia adolescenza, questa città mi ha visto vagare per le sue strade dai 15 ai vent'anni. Allora decido che andrò un altro giorno a Porto Istana, oggi andrò a rivivere i miei 15 anni. Attraverso questo ponte, questo rigagnolo d'acqua che ai miei tempi era putrescente, venivamo qua a nasconderci quando marinavamo la scuola e non avevamo i soldi per l'autobus del mare. Adesso è un bel posto, vicino c'è un parco e chissà se i ragazzi marinano ancora la scuola e dove andranno questi quindicenni col cellulare impiantato fra le dita e le Jordan ai piedi. Dietro la stazione al posto del classico via vai di donne, uomini e trans, c'è la street art di questa città, c'è De André anzitutto, e mi perdo a guardare gatti e parole di una facciata tenera e delicata. C'è spazio per tutti in questa città di mare, in questo porto dove tutti arrivano e vanno via ma è pur sempre Sardegna, dove il campanilismo ha proporzioni esagerate e in fondo la fierezza di questo nostro essere orgogliosi, testardi, accoglienti, diffidenti, ruvidi, arroganti, presuntuosi e leali fa parte del nostro DNA. Qua fa caldo, zio cantante, nei vicoli del centro storico ci sono i tavolini all'esterno, le commesse dei negozi rimangono sulla porta a godersi il sole, io noto come tutto è diventato bello e turistico... ad esempio, in questo piccolo negozietto vendono, tra gli altri, anche il formaggio di mio cugino/padrino. La pubblicità "dal produttore" è vera ma l'immagine del sardo in gilet di velluto e pantaloni di fustagno che fa il formaggio è ad uso e consumo dei turisti. Mio cugino/padrino produce un pecorino favoloso ma lui si limita a portare il latte a casa, il pecorino lo ha sempre fatto la moglie finché i tendini l'hanno sostenuta, ora è la figlia a farlo, e inoltre mio cugino/padrino non ha mai indossato un gilet di velluto e ancor meno pantaloni di fustagno, però ai turisti piace questa immagine, forse non lo comprerebbero se ci fossero le mani di mia nipote con un tatuaggio sul polso. E poi arrivo al mare, il vento mi scompiglia i capelli, e quanto mi manca il vento lassù al nord, questo vento che sa di elicriso e cisto, e a volte porta anche caldo, zio cantante, il mio 100 grammi si sta trasformando in un 100 gradi, voglio morire. C'è ancora Il Ciclope, la pizzeria al taglio dove ho sperperato tutte le paghette da adolescente, e ancora sopravvive zia Anna: ogni mattina prendevo un bombolone alla crema, rigorosamente fritto; ora c'è il figlio, zia Anna probabilmente sarà alle Maldive con i soldi che le ho fatto guadagnare io e la mia generazione. In questa piazza, che un tempo era buia e lurida, compravo le canne, e poco più avanti, nella piazzetta attigua, le fumavo, perché bisogna tenere separate le cose, sia mai! Sotto questo albero, che un tempo ospitava un bidone della spazzatura, ho fatto la prima limonata al sapore di rossetto, e se vado sempre dritta, giù in fondo, è nato un arcobaleno: vedi quanto sono stata pionieristica?? E poi vado al cinema: qua ho visto l'ultimo film con mio fratello. Da quando è morto, oltre 7 anni fa, sono andata al cinema 2 o 3 volte, prima andavo 2 o 3 volte al mese, sempre e solo con lui. Perché alcune persone, andando via, si portano dietro anche una parte di te. Ma toh, mia sorella ha finito di lavorare, mi raggiunge, pranziamo leggere con un panino alle polpo: vi prego, se venite ad Olbia mangiate un panino al polpo, e prendetelo in quei posti che dall'esterno non vi ispirano fiducia, un po' sporchi e senza tavoli chic all'aperto: sono i posti migliori dove prendere il panino al polpo. Incontro Yali per la prima volta, e povero cucciolo, ha una macchina tutta sua per viaggiare, sia mai che stia scomodo nel cofano dell'auto di famiglia! Arrivo a casa che sto per svenire dal caldo e trovo... ok il calore della famiglia però io sto per morire, mi toglierei anche la pelle. Mamma però è ormai vecchietta e ha sempre freddo, quindi sto per sciogliermi e mi faccio andar bene anche il fuoco del camino. Mia sorella, dolcissima creatura, mi informa che dobbiamo fare le pardulas, che da noi si chiamano casadinas e in altri 1.528 modi in giro per la Sardegna. Ma quante ne dobbiamo fare? Ancora? Perché ancora? Siamo solo in 4 zio cantante! Eh ma vabbè, ma facciamole anche di ricotta! Abbiamo la ricotta fresca, non puoi non farle! E avanti a decorarle con cuoricini, cuoricini, stramaledetti cuoricini, a me qualcuno viene infranto ma pazienza, ce lo facciamo andar bene. E si continua a produrre che neanche dovessimo sfamare la caserma Gonzaga di Sassari, ormai vedo solo sfoglie di pasta, formaggio dolce e cuoricini.Buone le pardulas eh, buone ma il forno, e il caldo, e formaggio, ricotta, cuoricini e zio cantante non voglio vedere pardulas fino al 2038. Voglio solo cenare in maniera tranquilla e spensierata... ma no, non è giornata: si cena con il sottofondo de s'iscravamentu nella chiesa di Desulo, ossia la deposizione di Gesù dalla croce, che nella Sardegna allegra e cionfraiola, viene vissuta con uno scoramento che la tragedia del'Orestea di Eschilo in confronto era il carnevale di Viareggio. Per tollerare s'iscravamentu in lingua sarda mangio 37 pardulas, che tanto ne avanzano anche per ferragosto e vado a spalmarmi sul letto come un cucchiaino di Nutella sul pane, ché domani, io lo so, sarà una giornata intensa.
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Belle foto e narrazione... Auguri 🐈 per una Pasqua serena... A presto
RispondiEliminaGoditi tutto Pina e buona serena Pasqua.
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