lunedì 19 settembre 2022

Maschere, glicemia e figu murisca

È tardi ma ho voglia di raccontare di oggi perché la gioia va condivisa, deve uscire dai nostri contorni. Stamane ho lasciato Sassari che era ancora addormentata, per le strade solo io e qualche donna carica di speranze e colori. Oggi si va in Barbagia: ho deciso che si parte dal cuore della Sardegna per poi arrivare al perimetro, e allora avverto Francesca che la Barbagia è bella ma permalosa, quindi cerco di insegnarle l'importanza dell'accento tonico: Nùoro e non Nuòro, Oràni e non Òrani e così per tutti i paesi della Barbagia, dove alcuni sono esercizi di Logopedia non nomi di paesi. Arrivo ad Orani per le cortes apertas, una manifestazione dell'autunno in Barbagia dove ogni paese apre le sue "cortes" e offre ciò che sa fare. La prima corte che visito è quella di Su Bundu,
maschera tradizionale di Orani, una delle poche in sughero. Ma toh, ci sono anche dei dolci, è un peccato mangiarli tanto sono decorati bene...
beh, però anche meno, dai! Mangiamoli e non se ne parla più! Qua il suono della lingua è diverso, e se devi bere qualcosa di fresco devi andare a Su tzilleri e mescolarti con questi uomini e donne che sembrano vi stiano guardando male ma in realtà stanno solo esercitando la loro curiosità verso "su foresteri". Ad Orani tutto ha le corna, in onore della maschera...Boh, credo sia per la maschera, potrebbe anche essere che le corna siano tanto diffuse, non vuol detto. Orani ha anche della gente passionale, due di queste le trovo nel municipio, una spiega la storia di questo organo del 1732 e l'altra ci spiega cosa è stato Mario Delitala per questo paese della Barbagia. Che belle sono quando parlano del loro paese, quanto orgoglio. Vado a vedere la panificazione, o meglio quella magia  che corrisponde al pane carasau, ed è bello vedere queste generazioni che tramandano arte e passione. È una festa, e mi vedo seduta sul sagrato della chiesa a guardare i passanti e a ridere di niente. Qua la frutta da passeggio è Sa figu morisca: è evidente che se nel reso d'Italia questo frutto è stato portato dall'India, a noi lo hanno portato i mori. Assisto anche a Sa ligadura, ossia pettinare e mettere il copricapo ad una donna in costume tradizionale, generalmente una sposa...ogni tanto ci sono anche dei simpatici siparietti che danno leggerezza alla sacralità dei gesti. Decidiamo di mangiare in un ristorante stellato...nel senso che le stelle le vedi alzando gli occhi al cielo, però fanno un pane lentu con purpuzza che levatevi tutti e lasciatemi qua. Ma anche il dolce non è male: fra seadas e catas la glicemia sale su Orione, a proposito di stelle. Vado via rotolando e mi dirigo verso Teti: anche qua ci sono le cortes apertas e cerco di arrivare entro metà pomeriggio perché c'è la sfilata delle maschere tradizionali sarde... Certo, per arrivarci devo infilarmi in mezzo al Supramonte e la strada, dicono, non è poi male. Noterete la ridondanza della segnaletica orizzontale e la larghezza della carreggiata, immaginate quindi una smart su questa strada e ora immaginate io dentro che bestemmio e prego che non arrivi nessuno dalla parte opposta, Santa Teresa di Gallura pensaci tu! Teti mi accoglie con dei murales che apprezzo ma soprattutto con le maschere tradizionali di Samugheo, Olzai, Ottana e dintorni. Le strade si riempiono del suono dei campanacci, questi uomini sono tremendi e mi riempiono la faccia di nero, che no, non è lucido per scarpe ma sughero bruciato. Ora sembro proprio imbecille ma fa niente, ci sono anche le donne che sfilano con le loro maschere...vederle per le strade non è proprio un carnevale di Rio ma tant'è! Ma l'emozione è quando finisce la sfilata: si lasciano cadere le maschere e quelli che sembravano cattivi animali sono solo uomini che ora hanno sete e ridono di sé e del mondo. Perché in fondo siamo tutti così: possiamo portare ogni tipo di maschera ma infine siamo tutti ragazzi e ragazze che abbiamo dei sogni fra le dita. 
Ah, sono finita a Sorgono e qua il WiFi è una parolaccia. Finirà di caricare le foto domattina credo, leggerete con calma, buonanotte. 

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