lunedì 19 settembre 2022

Murales, scrittrici dimenticate e tramonti.

Stamane mi sono svegliata a Sorgono, ho scoperto che la signora del B&B è originaria del mio paese, abbiamo chiacchierato di lavoro e tradizioni, poi sono partita verso il centro della Sardegna. Ho attraversato Ovodda, ridente paesino della Barbagiapoi Fonni, l'unico paese sardo con gli impianti sciistici. Le condizioni della strada erano migliori di ieri: c'erano persino le linee di mezzeria e il panorama gratuito; questa strada era frequentata e ho fatto diversi incontri, tutti socializzanti devo dire. Sono quindi arrivata a Orgosolo tenendomi a debita distanza dae su zieddu col pic up che sbandava paurosamente: fa parte del folklore, tranquilli! Dicevo di Orgosolo: questa città nel cuore della Sardegna è nota a tutti per i suoi murales, internet è pieno di foto che li ritraggono. E chissà se poi le persone lo sanno che questa non è Street art ma una forma di protesta nata nel 1969 e che mai si è fermata. Girare su queste strade equivale a sfogliare un libro di storia: dalle basi americane a piazza Tienanmen, dai profughi alla Gioconda in abiti tradizionali sardi, dalla Palestina allo sterminio degli ebrei, dai migranti fino a Gino Strada. E nel mezzo ci sono centinaia di murales, storici, assetati di giustizia, memoria collettiva di un popolo che urla senza essere mai ascoltato. Prima di lasciare questa città dove ogni volta lascio un pezzetto di cuore, mangio il pane frattau: quando venite in Sardegna non limitatevi al maialino arrosto e ai malloreddus, sappiate che ci sono centinaia di altri piatti, spesso poveri ma buonissimi. Ho deciso che oggi è una giornata da dedicare alla cultura, perciò vado al Museo di Grazia Deledda a Nuoro. Chissà in quanti sanno che questa scrittrice sarda ha vinto il premio Nobel. Eppure nelle antologie di letteratura non viene menzionata: a scuola ci insegnano a memoria I Malavoglia, Rosso Malpelo e tutto il verismo di Verga, non ci è dato da sapere niente di questa scrittrice verista che toh, era talmente brava che ha vinto pure il Nobel! E allora perché non ce la fanno studiare? Perché era donna? Perché era sarda? Per entrambe le cose? Perché? Si, questa cosa mi fa incazzare, ma amen. Io invece ho letto tutto di lei e trovarmi nella sua casa, nel suo guardino, è un tuffo al cuore. Vado anche alla chiesa della solitudine, dove sono custodite le sue spoglie ma è chiusa. C'è il custode nei paraggi e il dialogo è surreale:
-Salve! Che orari fa la chiesa?
-La chiesa è sempre aperta.
-Ehm...beh...no, mi pare chiusa!
-Adesso è chiusa.
-Appunto, dicevo, a che ora apre?
-Dipende, a volte apre anche alle 8 e mezza.
-Ah, wow, anche. Prestissimo eh! E a che ora chiude?
-Tardi.
-Ehm...sono le 6 e mezza ed è chiusa.
-A volte chiudiamo anche alle 5 e mezza.
-Addirittura?? Così tardi? Ohibò! Grazie eh!
Niente, me ne vado al Redentore, voglio salire in alto e respirare un po' del cuore di questa mia isola. Nel tragitto mi fermo qua:c'è anche il pastore che mi dice che no, per mangiare dentro la sua casa devo prenotare. Alla prossima ragazzo mio. Salgo su, dopo 584 curve e un po' di scale per i miei glutei marmorei e... Ne valeva la pena. Era l'ultima cosa della quale avevo bisogno prima di lasciare la Barbagia. Domani parto e andrò a Casa. Domani abbraccerò mia madre che sta aspettando quella zingara scapestrata di sua figlia. 

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