sabato 24 luglio 2021

Madre e maestà

Oggi voglio raccontarvi dell'isola di Tavolara. Questa montagna maestosa che si staglia in mezzo al mare è il posto dove io sto meglio al mondo. Il suo profilo mi ha accompagnato da quando sono nata, per me rappresenta una costante, una certezza. A questa montagna io devo molto: sono tantissime le volte in cui mi sono seduta sulle spiagge della Gallura e guardavo Tavolara, confidandole i miei segreti, le mie fragilità, i miei successi e mostrandole senza pudore le mie cicatrici. Per me è Madre, il suo volto io lo riconosco da distanza siderale, di lei conosco ogni angolo, ogni stradina, ogni pezzo di spiaggia, proprio come succede con una madre. Oggi sono andata a trovarla, e vederla avvicinarsi per me significa che sono a casa.Straordinariamente oggi c'era pochissima gente, il che è una notizia splendida. Appena arrivata sono scappata anche da quella poca gente, lontano, verso la fine della spiaggia, per poi salire sulle pietre, fra lentisco, cisto ed elicriso, ma anche finestre e cardi che hanno intarsiato le mie gambette con dei simpatici graffi. E cammini fino a Spalmatore di Terra, dove una lingua di sabbia unisce due pezzi di isola, come un ponte d'acqua schiacciato fra due correnti contrapposte che nonostante tutto si abbracciano e si fondono. Percorro tutto il perimetro di Spalmatore di Terra, e Tavolara da qua sembra un profilo lontano ma nonostante tutto mi sento stretta fra le sue braccia. Ritornare sulla spiaggia, ai piedi di questo gigante buono, mi fa sentire in pace, e mi godo questo stato d'animo del  quale avevo estremo bisogno. Faccio una visita al cimitero, vedo le tombe dei reali, sorrido del passato di quest'isola, e mi allontano. Da tutto e da tutti. Mi perdo in questa terra che custodisce nella sua pancia tutto il bene e il male che ho dentro, e trovo le parole che aspettavo, il sorriso che cercavo e un sasso liscio e levigato. E sembra un cuore, così pulito e senza imperfezioni, lo stringo forte, e penso che è così diverso dal mio che lo lascio lì, affinché qualcuno possa averne cura, meglio di come io riuscirò mai a fare. E ti lascio Madre, col mio groppo in gola e qualcosa che sanguina, ma tu lo sai, sono un giullare, e tornerò da te con un sorriso, un fiore dietro l'orecchio, e un ricamo in più sulla pelle. 

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