sabato 17 luglio 2021

Di partenze lente e tortuose

Stamane avevo uno zaino, una Canon e una Smart sgangherata ad attendermi, ed io non potuto far altro che sorridere, perché questi tre elementi significano che sto partendo per un viaggio. E i viaggi per me sono Vita, quella maiuscola, che implica movimento, scoperta e ricchezza. Torno nella mia isola, in quella Casa grande e spigolosa che si chiama Sardegna. Questo sarà un viaggio diverso: parto con uno stato d'animo squilibrato, con gli effetti deleteri del mio lavoro, la testa avvolta dall'ovatta e il cuore stretto in un pugno. A rendere tutto più poetico e rilassante ho pensato bene di andare in Sardegna con Sara...e i suoi genitori. Che sono due persone adorabili, settantenni al passo con i tempi, con lo smartphone nella borsetta e una collezione di francobolli nello scaffale. La mamma di Sara è tedesca, Trudy, vive da quarant'anni in Italia, parla benissimo l'italiano se non fosse che il suo intercalare teutonico rende un po' difficile la comprensione, tipo "eh così non fa, ci vorrebbe un Wattestäbchen, me lo porti?", e tu non sai se devi prendere un cacciavite, una penna, un giaguaro, una sifone o un vocabolario. In realtà voleva un coton-fioc ma tu non lo saprai mai finché non interviene il suo traduttore ufficiale, ossia il marito. Un uomo grazioso e colto, un po' sognatore e un po' rivoluzionario. Ho avuto il buon senso di partire con due macchine, così in casi estremi posso sempre dire devo andare a comprare le sigarette. Parto per Genova che per me è un pezzo di cuore grande, non solo perché è sempre stato il mio ponte per la Sardegna, non solo perché ad ogni passo sento le parole di De André risuonarmi dentro, ma soprattutto per quei suoi carruggi che sanno di vita, di mare e di rivoluzione. Quelle stradine tortuose con i muri scritti come libri preziosi, io li leggo come fossero la storia di gente arrivata in questo porto e che qua ha trovato casa. Ma ops! Ho dimenticato che sono con i genitori di Sara, che forse di sono persi, il parcheggio, non so cosa, e tocca andare a recuperarli. Ed io a questo punto credo che sarà un viaggio luungo e tortuoso. Portare questi 70enni in via di Prè è stato spassoso, soprattutto perché ho impiegato tipo 2 ore e mezza: Trudy si fermava ad ogni passo per fotografare ogni angolo, ogni volto e ogni lampione. Il risultato è stato una passeggiata dove ogni 20 metri dovevi guardarti indietro e controllare che non fosse finita in qualche pertugio a fotografare un accappatoio azzurro. Ma è tempo di partire, mi dirigo verso il porto e...sbaglio imbarco e vado a finire al molo 2, per Olbia. Perché per me quella è Casa, ma peccato che per ragioni di biglietti ho scelto di imbarcarmi per Porto Torres e nonostante i cartelli grossi come uno Scania, io sia finita comunque al molo per Olbia, bloccando tutto il traffico, mentre gli altri mi aspettavano con le 4 frecce in qualche strada del porto. Forse avevo la testa da un'altra parte, forse sognavo, forse sono rincoglionita ma di fatto, a 49 anni, posso dire di aver sbagliato anch'io imbarco come tanti stranieri dei quali spesso ho riso. E sali sul traghetto, corri sul ponte perché vuoi vedere la terra che si allontana, lo vuoi vivere quello strappo e portartelo nel letto, finché domattina sarà Casa. 

1 commento:

  1. E questo è solo l'inizio🙂....attendo con entusiasmo il prosequio del viaggio 💪💪💪

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