domenica 23 maggio 2021

Della fragile normalità

È cominciata la risalita verso casa. Martedì si torna a pieno regime pertanto poche chiacchiere, bisogna fare inversione di marcia e avvicinarsi al nord. Stamane ho lasciato Guazzino con l'intenzione di risalire la Toscana. Ma sulla strada di Damasco le tentazioni sono tante, e cedervi è un attimo. Che fai? Non fai unacapatina a Cortona? E mi raccomando, mettiamoli un po' di scalini e qualche salita che non guasta mai. Ormai ad ogni gradino scopro muscoli che non sapevo di avere. Ma è una bella cittadina, c'è un po' di gente in giro e sembrano le prove verso la normalità.La lascio ai suoi abitanti che sembrano più abituati di me a salire le scale. Vado ad Arezzo, ci sono stata quasi dieci anni fa e mi ricordo piazza Grande, immensa e piena di gente, bella e imponente. La ritrovo esattamente com'era, c'è meno gente ma sotto le logge i tavolini sono occupati, distanziati, rispettosi delle misure anti contagio ed io gioisco perché la strada per tornare a vivere mi sembra sia questa. Siedo a mangiare e vicino si festeggia una Prima Comunione: i tavolini sono divisi per nucleo familiare, distanziati e all'aperto, dietro di me c'è il tavolo dei bambini. E sono bellissimi e rispettosi: hanno tutti la mascherina, usano il gel meglio di noi, osservano tutte le regolette che insegnanti e genitori gli hanno insegnato, e lo fanno con una naturalezza invidiabile, come noi non sapremo mai fare. Paradossalmente sono i bambini che in questo caso danno il buon esempio. Si alzano fra l'antipasto e il primo, vanno a giocare a nascondino in Piazza Grande, con le loro mascherine colorate e a me fanno una tenerezza immensa che vorrei abbracciarli tutti. Ed è in quel momento che mi arriva la tragica notizia della funivia del Mottarone. Io ci vivo su quel lago, ci lavoro, mi assale una sensazione di vuoto, di impotenza per questa normalità che stiamo tentando di guadagnarci e che basta una gita della domenica per spazzarci via con una crudeltà indicibile. Lascio Arezzo col groppo in gola, il viaggio si fa malinconico, e con questo umore arrivo a Lucca.Questa città per me ha sempre significato Lucca Comics, quella festa meravigliosa di giovani festanti, cosplay, musica, sogni e voli pindarici. Questa città è bellissima anche senza festa ma non riesco a staccarmi da quel brulicare di ragazzi e ragazze truccati come supereroi e fumetti viventi. Anche questa è una normalità perduta e ancora non riesco a immaginare se e quando potrà tornare. Ma oggi non c'è tempo per fantasticare, ora è tempo di silenzio, di un pensiero che vola in alto, là dove una piccola speranza è stata spezzata. Domani ci sarà il tempo per riflettere e tornare a casa.

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