sabato 15 maggio 2021

Carezze e sbarre

Stamane il programma prevedeva Volterra con visita all'ex manicomio e padiglioni; nel pomeriggio giro ad cazzum. Sembrerebbe quasi una giornata liscia, senza intoppi, ma non bisogna scordare che siamo in pandemia, perciò partiamo con un grande handicap. Anzitutto la colazione è in hotel non è più come prima: sta cosa che non c'è più il buffet e non puoi scofanarti mezza carrellata di portate non va bene. Inizi malissimo e impieghi mezza mattinata per carburare. E infine devi prenotare tutto, e per me che vado a braccio è una rottura di culurgiones epica. Per prenotare una visita al manicomio di Volterra ho dovuto genuflettermi sui ceci e sulle cicerchie. Ma non tutto è andato male, poteva piovere...ah no, ha iniziato a piovere. Ma io sono un'inguaribile ottimista e Volterra sotto la pioggia è lucida come un pezzo d'argenteria. Perdersi in quelle strade di pietra da un senso alla giornata, anche se piove. Andare all'ex manicomio è stato drammatico, almeno per me che ci lavoro con questo universo parallelo e impenetrabile. La sensazione prevalente è stata di angoscia: un posto abbandonato, come se insieme ai pazienti anche la dignità dei muri si sia sgretolata. Le spiegazioni della guida ti entravano nelle orecchie e affondavano gli artigli in profondità, fino a dilaniarti. Se volete conoscere un po' di più di questo posto, andate a cercare qualcosa su Fernando Nannetti, o NOF4: capirete un pochino di più dei graffi dell'anima. E dopo questa esperienza c'era bisogno di uscire, di toccare Vita, di andare, scappare, sfiorare i contorni di una carezza. Grazie ai gatti di Colle di Val D'Elsa, alle loro fusa e ai loro occhi sornioni: le carezze sono tali anche quando ci sono gli artigli. 

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