lunedì 8 settembre 2025
Di purpuzza, portici di sushi e una morra liberatoria
Le persone normali escono dal traghetto e vanno al mare, perché l'equivalenza classica è Sardegna = mare. Ma io non sono normale, e fin qui niente di nuovo, e soprattutto per me la Sardegna significa radici, Casa, cultura e tradizioni che posso trovare solo nel cuore della mia isola. Perciò scese dal traghetto impostiamo destinazione Bitti. Bitti??? Ma dov'è?? E perché? Oggi inizia Autunno in Barbagia e le sue cortes apertas, e a dare il via è proprio Bitti. La strada per Bitti e popolata, traffico intenso e a tratti soffocante. La segnaletica orizzontale dura solo qualche chilometro poi le linee bianche te le devi immaginare, così, a sentimento. Ma arriviamo a Bitti, paesino ridente, immancabili murales che celebrano Michelangelo Pira, antropologo, poeta in lingua sarda e tante altre cose. Cosa sono le cortes apertas? Sono una festa, ciascuno apre il suo cortile, espone e vende ciò che sa fare. Quindi c'è ziu Gonarieddu che ti fa vedere come fa la ceramica, ziu Boboreddu che ti mostra come fa il pecorino, ziu Peppeddu che ti vende il carasau con le sue caciotte fuse (caciotta in sardo si chiama titighedda o panedda), quelli che fanno la birra locale fanno il birramisù e il genio che ha inventato il Bittirex (un parco con delle statue di dinosauri) ti organizza il tour nella sua campagna. Ma si è fatta una certa e la fame avanza: vuoi mettere un panino con la purpuzza? E una seada? Te ne privi?Ci sono anche le seadas alla cannabis. No, non l'ho provata. Ma forse avrei dovuto. Il giovanissimo comitato si occupa di cucinare ciò che hanno preparato nonne, mamme e zie, cottura che rispetta tutte le norme di sicurezza e HCCP, dettagli! Comunque a Bitti c'è la segnaletica orizzontale, alternativa ma c'è. La serratura dei bagni è a prova di ariete e si incontrano un sacco di persone con magliette belle. È il paese dei canti a tenores: vi ricordate quella canzone sarda che Bonolis lanciava nella trasmissione dei pacchi? Bene, sono i tenores di Bitti e si sentono su tutti i muri dei paese. In rigoroso sardo, sia mai che i turisti ci capiscano qualcosa. Devo prelevare dei contanti e dice: c'è la banca e anche la posta, ah no, dice, la posta se l'hanno portata via qualche giorno fa: dei buontemponi hanno pensato di prelevare tutto l'impianto anziché le solite 100 piotte. Vabbè, niente, prendo qualcosa al bar e vado a Sassari. Anche i bar sono alternativi. Comunque dormirò a Sassari, la mia città negli anni dell'università. Sara ha scelto un posticino morigerato ed essenziale, con balcone su Piazza di Italia, il salotto bene che ai tempi dell'università non rientrava nei miei standard di punkabbestia. Vedi un po' come va la vita, mi sento quasi importante, quasi quasi mi affaccio e urlo "popolo italianoooo!". Ma no, non è il caso perché ho fame, vado a mangiare la pizzaaaahnooo! Siamo in Sardegna e va bene anche un pane frattau, o i zichi di Bonorva con la purpuzza, cosette leggere insomma che per digerire abbiamo dovuto prendere un digestivo anche se sarebbe stato preferibile uno stura lavandini. Eh ma guarda che bello, c'è la musica all'aperto! Che meraviglia...segnatevi bene queste parole perché più tardi voleranno madonne. Di fatto mi godo lo struscio... beh, ci sono ancora i bambini che giocano col pallone rendendo il salotto buono di piazza d'Italia più umano e meno chic. E si va a dormire che domani sarà una giornata impegnativa, ho così tanto sonno che vorrei essere una marmotta per godermi un letargo di 8 mesi. Ma invece c'è il complessino così carino e coccoloso che canta Aveva gli occhi dell'amoreeee veeerdiiiii, proprio sotto il mio balcone, fino all'infinito e oltre. E mentre Sara dorme come se fosse avvolta dalla bambagia, io sono sul balcone e guardo il vuoto. Penso a questo prima giornata in Sardegna e mi porto dietro due immagini che no, non fanno ridere ma fanno bene. Poco prima di rientrare nella nostra umile dimora sono passata qua. Un portico come tanti, no? No, perché nel 2001 passeggiavo qua con una laurea in tasca e tanti sogni interrotti. C'era una libreria Giunti, ricordo che guardavo dei libri per bambini, esposti in vetrina come tante caramelle. In quel momento ho pensato che dovevo cambiare qualcosa nella mia vita, che dovevo andar via dalla Sardegna, dovevo essere me stessa e questa terra no, non me lo avrebbe permesso. Nel 2005 mi trasferii a Roma. Da allora ogni volta che affronto un cambiamento nella mia vita mi ripenso qua, come un déjà vu, e so che ce la farò. Ah, al posto della libreria c'è un sushi, poké e forse anche purpuzza. Evidentemente devo valutare che la priorità non è leggere ma mangiare. La seconda immagine l'ho presa a Bitti: ho sentito in lontananza un richiamo fortissimo e ho corso fino ad arrivare qua Dei ragazzi giocavano alla morra e io sono precipitata indietro di 30 anni, a quando assistevo ai tornei di morra di Jons, a quel ragazzo coi capelli cortissimi che urlava numeri in sardo, tornava a casa senza voce e spesso con la vittoria in tasca. E ridevamo di come alla fine si bevevano fiumi di birra con gli avversari. E ho pianto in quella via di Bitti, ho pianto tutte le lacrime che in questi anni non ho versato per Jons. Ho pianto e ridevo insieme. Ho abbracciato Sara e mi sono sentita bene. E sotto quel portico oggi ho capito che devo cambiare: devo lasciarlo andar via Jons, devo lasciarlo giocare a morra in un mondo tutto suo dove io non posso più accompagnarlo. Buona morra fratellone, vinci qualche torneo anche per me.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento