domenica 14 settembre 2025

Storie di Resistenza, di partenze malinconiche e di nuovi orizzonti

Scrivo cullata dal movimento ondoso del traghetto, in questa cabina stile sacro romano impero che divido con Sara, lei che non è solo un'amica ma è una sorella che ho scelto, un pezzo d'anima che la Vita mi ha regalato in un momento di generosità. Sono sulla via del ritorno, come sempre sfoglio le foto e cerco di fare un riassunto. I giovani direbbero "recap" ma io penso al mio prof di italiano, lo vedo agitarsi nella tomba e sfoderare un 2 sul registro, post mortem. Perché qua le scuole sono importanti: I miei si son conosciuti a scuola, dove la scuola era il salotto di nonna, qualcuno aveva scritto "scuola" con chiodi e legno sul portone, mia madre era una maestra 22enne che insegnava nelle scuole serali e mio padre un alunno 17enne che doveva prendere la licenza elementare. Si sposarono che lui aveva 18 anni e mia madre 23. In quella casetta dove c'era la scuola mio padre ha costruito un appartamento che ha affittato. E del resto anche le mie scuole non hanno fatto miglior fine: ho fatto le elementari in una pluriclasse, 1° ciclo e 2° ciclo. Che detta così sembra la pubblicità dei Lines seta ali. Il 1° ciclo (1ª e 2ª elementare) l'ho fatto nella casetta di zia Mariedda, proprio nella piazza del paese. La toilette era sotto il fico dall'altra parte della piazza: si prendeva la carta igienica, si andava sotto il fico e presto fatto, tutto in natura, nel rispetto delle norme igieniche e di sicurezza. Non è mai morto nessuno nel tragitto scuola-fico e nessuno ha mai preso la malaria. Ora la mia scuola non c'è più, è stata abbattuta per far spazio alla strada. Rimane lo zoccolo verde dove un tempo spalmavamo le caccole, quanto eravamo romantici! Il 2° ciclo (3ª, 4° e 5ª elementare) l'ho fatto in un caseggiato moderno con i bagni all'interno: un lusso per noi campagnoli dimenticati dal Ministero dell'istruzione. Ora questa scuola si usa solo come seggio elettorale.Boh, sembra che abbia 196 anni, invece ne ho 53 ma qua la modernità è arrivata con la tipica lentezza che spetta ai pastori, che aspettano il ciclo di infinite stagioni per vedere i risultati del loro lavoro. Ma c'è anche della sana e giusta Resistenza in questo posto: l'unica casa che non riescono a demolire è quella appartenuta allo "scemo del villaggio", un brav'uomo che oggi sarebbe inserito in un centro diurno per disabili ma a quei tempi era lo scemo del villaggio, pascolava con le sue pecore, era perfettamente integrato nella società e ben voluto da tutti. Un giorno appiccò un incendio nel suo terreno, le fiamme minacciarono il paese, fu incarcerato e ne uscì a pezzi, per morire poco dopo. La sua casa è la sua lapide, nessuno osa buttarla giù, resiste e ci insegna che i matti sanno resistere a tutto, tranne alla galera. E resiste anche la casa dell'ultracentenario, a fianco del fico-toilette. Ziu Peppeddu morì a 103 anni all'anagrafe ma lo avevano "registrato" quando aveva 3 anni, perché ci si scordava di andare all'ufficio anagrafe, lontano mille miglia da qua, ché andarci con l'asinello comportava giorni di cammino, con soste doverose nei vari bar.
Lui era sopravvissuto a 2 guerre, un matrimonio, cento funerali e a numerose casse di vino. La sua casa è ancora qua, crollerà? Forse tra 103 anni più 3 di bonus. Resiste anche il mio appartamentino, sotto casa dei miei. Ero una ragazza ribelle, fuori dagli schemi, mia madre con il TFR ristrutturò il piano sottostante e mi diede le chiavi, inneggiando alla mia autonomia. In realtà non voleva spargimenti di sangue, dettagli. Resiste ancora nonostante mio padre lo abbia invaso con gli attrezzi del mestiere, preservando il mio stereo tra una livella e i dischetti struccanti. Non resisteranno a lungo i cartelli nuovi di questo paese che si chiama Sotza da sempre e per sempre. Per qualche errore di trascrizione è stato mutato in Sozza, e siccome qua sono molto democratici, tentano di cancellare la Zeta con dei modi non proprio ortodossi. Li hanno messi nuovi, per la 739ª volta, e qua aspettano la notte di San Silvestro per confondersi tra i botti e un tiro alla Zeta. Resiste la mia famiglia che cerca numeri di telefono servendosi della tecnologia mio padre nonostante le perdite, mia sorella nonostante il lavoro e il cane ansioso, mio fratellino che ha oltre 40 anni ma rimane fratellino per me,
e mia madre che si ostina a fare uncinetto anche quando intorno tutto sta crollando, e resistono i tramonti in questo posto dimenticato da dio. Resiste il mare, così bello e limpido da spezzarti il cuore ogni volta che vai via, così vivo e avvolgente da sentirti in pace in questo mondo storto. Ed è con Sara che aspetto lo strappo da questa Madre, da questo scoglio immenso in mezzo al mare del quale ne sentirò sempre la mancanza. E qua che aspettiamo di vedere l'altra terra, certo, stare sul ponte equivale ad un'esperienza mistica nella galleria del vento, dettagli. Ma c'è Genova che ci aspetta, mi aspetta il "continente" che ha saputo accogliermi, far crescere e al quale sono infinitamente grata. Perché anche qua mi sento a casa, una casa diversa dove sono un'altra me, dove posso esprimermi senza paura del giudizio e della gogna sociale. Una casa più pelosa direi... Ah si, domani io e Sara partiamo per Santorini: stay tuned!

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