giovedì 3 settembre 2020

Delle assenze di un paese fantasma

Oggi sono andata con mia madre al cimitero per salutare mio fratello. Che la perdita di un figlio sia innaturale è confortato anche dall'assenza di un termine linguistico per indicare questa condizione. Mia madre piangerà su quella tomba fino all'ultimo giorno della sua vita, finché avrà lacrime andrà su quella tomba a parlare con mio fratello e piangere con lui. So perfettamente che Jons non c'è più, che dietro quel marmo c'è solo una cassa di legno e nient'altro, ma siamo umani, fragili e sognatori, e per me quella foto con quelle date di metallo scuro, sono la nuova casa di mio fratello. Vado a trovarlo e gli racconto cosa c'è di nuovo: ci pensi che ora andiamo in giro tutti mascherati e non è neanche carnevale? Ci pensi fratello che un leghista spopola in Sardegna? Si, un leghista, di quelli che ci buttavano la merda addosso... Io ci parlo e mi illudo che possa sentirmi, e spero che sorrida delle mie storie ridicole. Mia madre si dispera, piegata su quella tomba piange la sua mancanza, il suo dolore di madre abbandonata. E nel vederla così, tutto mi risulta vuoto, come qualcosa che non può essere colmato, mai. La fortuna è che la mia famiglia è un clan che occupa un intero paese, perciò torni a casa e trovi cugini, nipoti, figli di cugini, cognati, nuore e tutta una truppa di gente che ti aspetta. E loro lo sanno di cosa hai bisogno, non devi spiegare come stai, te lo leggono fra le ciglia bagnate. E allora stanno lì, a raccontarti gli aneddoti di un paese minuscolo che neanche esiste su Google maps, delle cose nuove che sono accadute "da quando tu sei andata in continente". E sono loro che ti salvano, quelli che ti prendono per mano e ti fanno sorridere, e in loro trovo conforto, in quelle risate pulite di quei ragazzoni che mi ricordano mio fratello, e come lui parlano e ridono, trascinandoti nel loro mondo. Ed è un mondo bellissimo questo, di un paese con i loro rancori ma anche con le mani tese, di pettegolezzi ma anche di una solidarietà estrema, dove c'è sempre chi riempie un recipiente rimasto vuoto troppo a lungo. In fondo è qua che riesco a lenire le assenze, qua fa tutto meno male.

1 commento:

  1. Questo racconto mi ha commosso.. volevo dirtelo.
    Ti abbraccio forte..😘
    dolly

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