lunedì 7 settembre 2020

Fra miniere e medaglie

Non conosco la parte occidentale della Sardegna, ci sono sempre passata di sfuggita, come quando stai andando altrove e devi attraversare un ponte, un lembo di terra che consideri sempre di passaggio. Stamane ho lasciato Sant'Antioco e ho preso la SS 126 sud occidentale sarda: è stato sorprendente vedere il variare dei paesaggi. Sono entrata nell'area mineraria della Sardegna, ho trovato questa zona ricca di fascino, con quelle miniere in disuso, sparpagliate lungo la statale come cocci di un bel vaso scivolato sulla terra arida e lasciati lì, come un monito per i viaggiatori e i curiosi. Mi sono lasciata catturare dalla storia di questo lembo di terra sarda e sono andata a Porto Flavia. Per arrivarci ho consumato gli pneumatici che avevo eroicamente fatto montare in Piemonte, rivestito la corrozzeria dell'auto di polvere rossa, percorso una strada sterrata idonea per il transito di caprette tibetane e rischiato di rimanere incastrata in un ponticello poggiato forse su un canneto. Ma è andato tutto bene: il tunnel per il trasporto dei minerali era affascinante, la guida cazzutissima, ma soprattutto il panorama che si gode dal piano ferroviario del porto è impagabile. Non ho mai visto Pan di zucchero da quella prospettiva e la vista vale tutto il prezzo del biglietto d'ingresso. Proseguo per la mia SS 126 sud occidentale e decido di andare a Cala domestica. Tralascio i miei litigi con la signorina di Google maps, riesco comunque ad arrivare alla meta e...il mare è agitato. Questo per me è un colpo al cuore, io che faccio il bagno solo quando il mare è piatto come un tagliere dell'Ikea, pertanto decido di fare snorkeling di terra, ossia esplorare i dintorni con la macchina fotografica. Tutto meraviglioso ragazzi, finché non vedo un buco su una parete rocciosa e un certo numero di persone che transitano al suo interno. Che faccio? Me ne privo? Quando ormai sono a metà scogliera mi ricordo che soffro di vertigini e che sto per svenire, ma un signore arguto intuisce tutto e da lontano mi urla esattamente dove mettere i piedi per raggiungere la parte "pianeggiante". È il mio eroe e come tutti gli eroi è alto, bello e no, non è vero: ha oltre 60 anni, capelli bianchi e un naso che fa provincia, ma per me rimane un eroe. Per me è una vittoria e il mio premio è bellissimo: una medaglia che profuma di mare selvaggio e meraviglia. E ora posso continuare la mia strada, ché le sorprese e le sfide si nascondono dopo una curva, ed io ho voglia di arrivare da dove son partita. 



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