da Christine, un'altra figlia di Irene. Arrivata a destinazione mi rendo conto che Christine ha la stessa forza della mamma, quindi si carica la figlia e andiamo a esplorare Würzburg.
E perché non iniziare con una bella salita così da spolmonare lungo il tragitto? Il panorama merita, campanili, tetti rossi e una striscia d'acqua a dividere e unire questa città. Si passeggia, scopro angoli e colori,c'è tanto verde, ben curato e pulito, mi perdo a guardare la vita di queste persone che in tanti definiscono "freddi" mentre io ho trovato tanta accoglienza e tante porte aperte. Si va a mangiare in questi posti all'aperto che sanno tanto di cortile, e qua io comincio a lavorare. Infatti la mia prospettiva del pranzo è questa: una bambina bellissima, sorridente e morbida, ed io comincio a fare la pedagogista, cosa che farò fino all'ora di cena inclusa. Infatti per cena la mia prospettiva non è cambiata di molto: Nel pomeriggio altro giretto, mi fermo fra riflessi e residenze imponenti, scopro che l'Italia è presente in maniera prepotente e fantasiosa anche qua, ma soprattutto c'è il tempo di sedersi ad aspettare. È una giornata lenta e densa oggi, ed io voglio spendere una riflessione su questa cultura: Christine è venuta in ristorante con le infradito, il figlio più grande camminava così al rientro a casa, i suoi piedini era nudi e lui era felice di aver giocato e aver lasciato le scarpe da qualche parte. E allora ben vengano questi bambini liberi, che giocano scalzi e tornano a casa sporchi e felici, che si fermano ad accarezzare tutto con delicatezza e innocenza. Faccio ritorno al mio angolino, ma oggi fa freddo, così Valentin accende il fuoco in giardino, siede a fare due chiacchiere ed io non ringrazierò mai abbastanza queste persone straordinarie.E ora mi rimane solo da attendere qualche sogno da realizzare.
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