sabato 11 settembre 2021

Di malinconie e treni da prendere

Stamane Langendorf era ancora immerso nella nebbia, ho camminato a lungo, fino a Westheim, perché là c'era uno spiraglio di sole ed io avevo solo bisogno di questo. Al mio rientro la nebbia era sparita, come se questo paesino minuscolo volesse farmi un dono. Si parte per Bamberg, e toh! c'è il mercato, ma anche dei banchetti per le elezioni. E quanto sono diversi da quelli italiani, quello dei Verdi regala dei fiori ed io penso sia un bel gesto. La prima cosa che mi attrae di questa città è una vecchia libreria. I volumi impilati, riposti dentro scaffali o sopra i tavoli, li sfoglio e sto bene. Nelle vie di questa città sono presenti le case dai tetti aguzzi, e ora ne sono certa: non mi stancherò mai di fotografarle! Il tempo non è dei migliori, riesco comunque ad apprezzare il fiume che scorre sotto pezzi di storia. Mi diverto a guardare tutto da un'altra prospettiva, perché in fondo cerco sempre di guardare oltre. Vado a finire in quella che viene chiamata "la piccola Venezia". E no, Venezia non c'entra niente ma quella striscia d'acqua sotto queste casette ha il suo fascino. E il cielo diventa chiaro, tutto assume un aspetto diverso ed io ho solo voglia di questi colori, di assaporare un sogno che ho appena sfiorato e vorrei volare lontano e perdermi. È così che arriva la malinconia, proprio quando non te l'aspetti, qualcosa di non previsto. E ti prende per mano e ti porta a Coburg, fra cascate di oggetti inutili e un po' d'acqua a confondere lacrime e pensieri. E ora ho voglia di fermarmi, non è più tempo per fotografare, adesso ho bisogno di scattare la foto alle scelte e agli errori, alla Bellezza e alle opportunità, a pezzi di cuore che mancano e che vorresti stringere fra le mani. E lo faccio inseguendo un volo che mi porta verso Langendorf, cercando di godere del tragitto, di questo sole che trafigge vetri e anima, di intrecci di destini complicati dove io scelgo con certezza la mia traiettoria. Langendorf ormai è Casa, un posto accogliente che mi da pace. Corro verso il fiume, voglio l'acqua che scorre sotto un sole distratto, voglio sentirmi attraversare dal tempo senza che questo ferisca la pelle. A casa di Valentin si parla di Ovidio, di Sardegna e di greco, ed io mi rifugio nell'angolo che ormai mi appartiene, in questo giardino che sa di mele e rugiada, col campanile a scandire tempo ed emozioni, a pensare che in fondo questa terra, questa gente, così semplice ed essenziale, mi ha regalato la consapevolezza che non si sbaglia mai a seguire i propri bisogni, fossero anche quelli di una giornata malinconica come un treno fermo alla stazione. Ché domani quel treno dovrà ripartire ed io vorrò salirci. 

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