lunedì 6 settembre 2021

Valentin e Hans

Irene e suo marito Valentin vivono in una casa davvero bella, ieri ho molto apprezzato il campanile della chiesa che svettava alle spalle del giardino. Stamane alle 6:00 l'ho apprezzato molto meno, visto che le campane hanno suonato ininterrottamente per un minuto. Dalla mia finestra il panorama è questo e alle 6:01 la sensazione era quella di aver viaggiato nel tempo e nello spazio e ritrovarmi insieme a Quasimodo a tirare le funi delle campane. Sono andata a correre alle 7:15 e per strada eravamo io e un gatto  è un paese fantasma, tutti dormono ed io cammino in punta di piedi per paura di svegliarli ma l'alba è straordinaria, mi mostra questo paesino sperduto nel niente sotto una lente morbida e calda Dopo la colazione, Valentin propone di andare alla sua vigna: all'ingresso in macchina lo shock è stato il copri sedile in pelo. La sua vigna è in salita ed è una metafora della vita, sali e fai fatica, poi ti godi il panorama. Ma la vera sorpresa è Valentin: un uomo colto, silenzioso, che parla solo quando deve dire qualcosa, mai a sproposito, pacato e accogliente. Certo, io non so parlare il tedesco, ma lui si è tanto impegnato per spiegare che delle bottiglie bucate con un intruglio zuccheroso sono una trappola per le vespe, che mangiano la sua uva. E poi decide di andare in un posto carino, forse una biosfera, forse non so cosa sia perché dal cartello io capivo che c'erano dei gufi ma pare non fosse così. Questo uomo silenzioso mi affascina, lo seguo mentre mi porta su qualche strada di Carlo Magno, si cerca di parlare del Sacro Romano Impero, ha insegnato latino perciò ci si arrangia partendo dall'etimologia delle parole: alla fine per comunicare basta solo l'intenzione. Sa tutto dei fiori e degli alberi,me li indica, cammina come se il mondo debba attendere i suoi passi e non viceversa. Si ferma per far attraversare una biscia...dai Valentin, anche meno però! Infine mi porta in un posto assurdo, dove ci sono delle statue, vai a sapere chi le ha messe, dice. Ma il panorama è delizioso, o forse è lui a rendere tutto più interessante. Si torna indietro, scopro che ai nipoti racconta che i rami secchi sono le corna di un'alce... Chissà che nipoti fantasiosi saranno! Si rientra ed è già pranzo Anche se non è neanche mezzogiorno, che importa, qua funziona così. Nel pomeriggio si va da Hans: vive da solo in una casa di legno e di quella casa mi piace la parete che mi accoglie: libri e macchine fotografiche. Hans ne ha circa 500, le colleziona, le usa, le coccola. Comincia a mostrarmele ed io sono una donna felice. Le ottiche, il mio occhio sul mondo è anche il suo,lui che parla un po' di inglese, che ha girato il mondo, burbero e selvatico, ma sa accogliere: qualcosa da mangiare (ma non avevamo appena finito??) e lui che cerca le parole nel vocabolario. E non è così scontato farlo, perché se vuoi comunicare e capire chi hai di fronte, devi impegnarti a guardare l'altro da una prospettiva differente. E poi si cammina ancora, in cima, mi affascina una chiesetta, Hans non concorda, lui è alternativo, si scende a valle per mostrare le antenne paraboliche del satellite, gli "alberi di prova", ossia alberi dove sei autorizzato a mangiarne i frutti, e poi dritti ad Hammelburg, che ad Hans non piace, racconta la storia e si vede che c'è poesia, ogni foto che scatto mi dice di buttarla, concede giusto un riflesso e storce il naso come a dire "guarda questa cogliona che viene in Germania a fotografare una papera su un fiume!". E si torna da Irene e Valentin e toh! È pronta la cena...alle 18:30, l'ora in cui solitamente faccio merenda. Però poi c'è il tempo di andare a fare una passeggiata al fiume, godere delle strisce che il sole traccia su una tela preziosa. E tornare qua, in questo angolo che ormai è mio, dove mi concedo di sognare pezzi di Vita che fanno bene. 

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