venerdì 22 settembre 2023

Impreparazione di viaggio

Questo viaggio non lo volevo fare. Ma del resto neanche Gesù era contento di morire in croce, quindi credo sia doveroso non lamentarmi.Anche stavolta sono arrivata alla partenza col fiato corto e stanca: sarà sempre così ogni volta che tornerò in Sardegna, quest'isola bella e maledetta che mi ha partorito e della quale porto addosso tutto il bene e tutto il male che ha saputo regalarmi.Non ho avuto il tempo di assimilare questa partenza perché faccio un lavoro che non mi consente di crollare in santa pace. Perché quando ti chiedono di farli correre, tu li prendi e li porti a fare le derapate nel corso, fotte seg* se i passanti guardano inorriditi; perché quando ti chiede di ballare Lo spazzacamino tu vai al centro della pista e lo balli, anche se lei ha il tremore alla mano che al termine del ballo ti senti shakerata come un mojito, mescolando mazurka e Cha Cha Cha. E devi fare il giullare, ridere e far ridere, anche se dentro senti lo stomaco chiuso e qualcosa che brucia e si consuma inesorabilmente. E così che son partita stamane, col fiato corto e la paura dentro la tasca della camicia. Sono partita con i gatti che cercavano di fermare ogni mia azione per impedirmi di uscire di casa con uno zainetto in spalla, quei gatti che ho sentito piangere mentre entravo in ascensore regalandomi così le prime lacrime della giornata. E son partita con una notte insonne sulle spalle, passata a guardare il soffitto: ho sempre la presunzione di trovare nel lampadario la soluzione alle mie elucubrazioni mentali. Sono partita per festeggiare il compleanno di mia madre: questa Donna che domani compirà 82 anni è la Donna più importante della mia vita. E quindi allegria, no? Non proprio. Quando parlo di Casa, quella maiuscola, non intendo la casa dei miei genitori, la casa dove sono cresciuta, quelle mura che hanno protetto una famiglia disfunzionale che ha segnato tutta la mia vita, e ancora continua a farlo. La mia casa è questa terra e questo mare, è il maestrale che scompiglia i capelli e piega gli alberi, è il suono dei campanacci nelle campagne, è il profumo di mirto ed elicriso che mi accoglie quando esco dall'aereo o dal traghetto, e Madre per me è Tavolara, quest'isola immensa in mezzo al mare che per anni è stata l'unico porto sicuro della mia vita. Ma domani è il compleanno di mia madre che è entrata per la prima volta in ospedale il mese scorso per un tunnel carpale e ha accettato di farsi operare solo perché quel nervo mediano le impediva di fare l'uncinetto, quel suo meticoloso e ostinato voler mettere ordine ai fili della vita. Ma è una donna che vuole andar via, piegata dal dolore e dalle malattie e che rifiuta ogni cura. Perché lei è sopravvissuta a suo figlio e vuole raggiungerlo. Ogni mattina entra nella sua stanza e controlla che non ci sia biancheria da lavare e riordina il suo armadio come se mio fratello dovesse andare ad una cerimonia il giorno dopo. Lei che occupa poco spazio, su una seggiola sgangherata che quel figlio le aveva comprato quando era un ragazzino, ed è solo lì che siede, lei e i suoi fili di cotone da intrecciare. La vedo curva e vecchia, e non posso lenire alcuna sua sofferenza, posso solo abbracciarla e sussurrale all'orecchio che le voglio bene, perché tra queste mura l'affetto è un tabù. Sono figlia di questa famiglia dove il controllo sull'altro è un dovere morale, l'affetto qualcosa di sporco da nascondere e le fragilità sono macchie di vergogna che imbrattano la pelle.Ed è da qua che sono scappata, perché non tollero il guinzaglio e scappo dalla coercizione, sono quella che vuole bene incondizionatamente senza aspettarsi niente in cambio, e che abbraccio uno sconosciuto solo perché talvolta quella è l'unica medicina che ho in tasca. E delle mie fragilità ne ha fatto un punto di forza, ché non ho paura di mostrarle e le scrivo senza pudore perché è l'unico gesto che ridimensiona la mia piccola realtà. È da qua che sono scappata, ed ogni volta che ritorno, che entro in questo portone, sento che tutto riaffiora, arriva alla gola fino a soffocarmi. Ma non posso crollare: c'è mia madre e a lei devo la mia vita, è lei che mi ha salvato, che mi ha insegnato ad essere libera, sottovoce, di nascosto, come un patto segreto fra due compagne di cella. Questa madre che oggi mi ha abbracciato come fossi la sua salvezza... "ti voglio bene... Fai da brava, per favore"... Ok mami, sono brava... Ma' domani torta o pasticcini? Prendiamo un prosecco e ci ubriachiamo? Dai mammina che essere astemie non ci ha portato molta fortuna!...Si si, tutto bene, non sono stanca, scherzi? Domani che facciamo?... Come?! Stai scherzando, vero?? Non sono venuta a raccogliere ghiande, non le mangio le ghiande, a cosa servono?... Beh, i maiali possono andare a prendersele da soli, ti pare?... Va bene mamma, domani alle 8 andiamo a raccogliere ghiande, non vedevo l'ora, sai? Sono venuta qua proprio per raccogliere ghiande, che figata!.. Ah domani ti svegli tardi? Beh, che meraviglia mamma! Fai bene, santi numi, è il tuo compleanno!... Scusa?? In che senso ti alzi alle 5:00 del mattino?? Hai uno strano concetto della parola "tardi"... Beh certo, gli altri giorni ti alzavi alle 4:00, mi sembra doveroso festeggiare con un'ora in più di sonno, e non sarà troppo?!... Andiamo a letto mamma, domani ti farò un bel regalo: farò da brava. 

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