martedì 12 settembre 2023

Viaggio sentimentale in partenza da Palermo

Il rientro dalla Normandia è stato straordinario ma non starò qua a tediarvi con le mie evoluzioni in posizione orizzontale, so solo che alle 4:30 del mattino è arrivato L'amico Pier a prendermi ed io non avevo dormito neanche un minuto: ho un volo per Palermo. Dettagli, sono sempre convinta di aver vent'anni intrappolati dentro una carta d'identità che segna 51. In genere scatto delle foto dal finestrino dell'aereo, ma l'ultimo ricordo che ho sono io che infilo lo zaino sotto il sedile, invio un messaggio e infine sento il tocco di dita delicate sulla mia spalla: è uno steward di 194 cm, con le spalle larghe quanto la mia Smart che sussurra "siamo arrivati a Palermo... Ma se vuole dormire ancora c'è metà dell'aereo che deve scendere". Arriva Anna a prendermi, le avevo comunicato che avrei preso un treno, un bus o un taxi per arrivare in città, mi ha risposto che queste cose moderne le avrei potute fare a Milano "dove ci sono i mezzi" e che a Palermo funzionava che ti venivano a prendere. Quando la vedo ho un colpo al cuore: non la vedo da 6 anni. L'ultima volta eravamo in una camera di Air B&B a Berlino, eravamo appena rientrate da una notte divertente ed io ricevetti una telefonata alle 4 del mattino: mio fratello era morto. Lei è un fantasma che devo affrontare, lei c'era quando io sono crollata, e lei rimarrà sempre quella che mi ricorda la devastazione che avviene in un istante, il tempo di sentire tre parole esatte. Ma Anna sa di cosa ho bisogno, mi porta a Mondello. Al mare tutto si rigenera, tutto scivola via e le ferite vengono lavate dall'acqua cristallina. E che fai, non ci metti sopra una granita alle mandorle con la brioscia col tuppo? Arrivare a casa di Anna è come fare una prova il RAC Rally ma a Bordo di una Toyota Aygo: avevo scordato la guida fantasiosa dei palermitani. All'arrivo un gatto randagio ci attende e come una routine consolidata, Anna apre il bagagliaio e prepara la pappa per Pippa "e che fai? Non ci dai da mangiare a Pippa? Duci lei, mi aspetta!". Andiamo subito in centro, Anna mi porta al teatro Massimo, ci tiene a dirmi che è stato rimesso a nuovo. Comincio a riconoscere luoghi e strettoie che un tempo mi erano quotidiani, li trovo più vivi e colorati. Trovo anche del materiale per Sara e sua mamma: ragazze, qua c'è lavoro per voi, la segnaletica palermitana ha bisogno di voi, accorrete! Oh la Libreria del popolo! Un giorno entrai e chiesi un libro di cucina palermitana, il tizio mi guardò con compassione e rispose "e cosa te ne fai di un libro di cucina? Vieni a casa che mia moglie ti insegna a fare pure le stigghiole". Ho bisogno della traduzione di Anna per capire alcuni termini, non tollero di aver scordato ciò che più mi affascinava di questa città. Nei vicoli trovo i segni del tifo sportivo, sicuramente il Palermo Calcio militerà in qualche lettera a caso del campionato italiano, ma qua rimane sempre la migliore squadra del mondo. Oh ma c'è del tifo anche per il Presidente del consiglio! E anche per il membro (ogni allusione è puramente voluta) della Lega! E così mi ritrovo a girovagare, a riconoscere odori e profili di vicoli che mi erano familiari, a riappropriarmi di un territorio che mi apparteneva, con quei palazzi sventrati dalle bombe della guerra, che rimarranno così, nonostante non ci sia più Uwe. Peccato che Anna abbia delle regole proprie e la conquista del territorio passa necessariamente per la cucina. Dovrò acquistare un posto sui sedili extra large per poter prendere il treno. Oppure chiedere alla Santuzza di farmi mangiare senza ingrassare: lei può tutto. Che qua Santa Rosalia è ovunque, c'è ancora il carro esposto in una piazza, benché il festino risalga al 14 luglio. Ma perché toglierlo? Serve sempre. Ai palermitani va dato il merito di essere fantasiosi, ad esempio il monopattino è uno oggetto polifunzionale, ma anche le auto possono fungere da libreria, e le ceramiche da plug ana...aaahnoo, meglio di no. Nei muri di Palermo puoi trovare la poesia spicciola ma efficace, e nel portone successivo dell'ironia salvavita, altrimenti sai che quote latte che ti arrivano alle ginocchia. Anche le cassetta della posta può assumere carattere artistico e di design da queste parti, mentre per la corrispondenza si sprecano i poemi. Ma Palermo è soprattutto una città ferita, e queste ferite le puoi scorgere sui muri, soprattutto su quelli che cercano di cancellare. Il mercato del Capo sta chiudendo i battenti, chissà se c'è ancora il pescivendolo che mi teneva da parte i pesci più buoni "pi la picciridda". E poi un angolo che riconosco, una crepa che si riapre e rimango ferma a guardarmi. Sono ferma al 2012, sto entrando in quel grande portone, ho il sacchetto del pane ancora caldo che profuma di sesamo tostato. Per pranzo farò le panelle, me lo ha insegnato la signora del primo piano. Ma non ci sarà nessun pranzo, dovrò chiudere una valigia, prendere un treno e non tornare più. È qua che ho sperimentato l'essere rifiutata e indesiderata, quella sensazione orribile di inadeguatezza che da allora non mi ha mai lasciato, e con chiunque continuerò a sentirmi quella che non ne vale la pena. Cerco il mio balcone: ci sono ancora i miei fiori! Qualcosa di me è sopravvissuto, ho lasciato qualcosa di bello in questa città. Respiro e saluto questo pezzo di vita, questa ferita con la quale devo far pace. Ho bisogno di una rassicurazione: sorrido e ho le lacrime, chissà se si sentiva dentro quel telefono quanto avevo bisogno di una carezza. E poi Anna mi riporta alla realtà "ti porto a cena fuori!". Ma perché? È ora di cena? Ma abbiamo mangiato crocchè e sfincione fino a poco fa! Un posto bellissimo dice, "che sei magra, troppo magra... la XS porti?? Ma perché esiste la XS? È legale?". Mi porta in un locale, Molti Volti, che è un progetto sociale, un progetto di vita, ragazzi e ragazze migranti che gestiscono uno spazio di incontro, i pannelli a raffigurare le onde che si vedono dai barconi. Ma si mangia, stiamo leggere, vero? Chiedo ad Anna. La leggerezza la lasciamo al palato degli stellati, mi risponde. E non ti fai un antipasto di polpette di sarde? Guarisce tutto, mi dice. E gli anelletti? Te li ricordi gli anelletti? Si, buoni, ma sono pesanti, non mangio carboidrati alla sera perché... Niente, come non detto, non ho alcun potere contro questa siciliana che ha deciso di mettermi all'ingrasso tipo bovino da fiera agricola. E torno a casa, scatto l'ultima foto: in fondo anche in un posto che sembrava desolato e inospitale puoi trovare un rifugio, qualcosa su cui sederti e aspettare che sia giorno. Che domani andiamo al mercato, ti faccio mangiare il fritto, e il polipo, ma il cous cous ti piace? La caponata te la porti per il viaggio, e ricordati sempre che l'arancina è fimmina. In fondo mi sei mancata Palermo. 

2 commenti:

  1. Bellissimo viaggio che spero ti possa essere utile a risolvere alcune pieghe della tua vita. Amica fantastica e guida pregevole

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  2. P.s. tutte le foto fantastiche, ma la prima unica. Una borsa fantastica

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