martedì 5 settembre 2023

Un tunnel lungo un giorno

Stamane ho salutato Digione e la sua senape, si parte a grandi falcate in direzione Rouen con tappa a Vernon. La Borgogna mi regala le ultime immagini dei suoi campi coltivati e ordinati, e mentre io scalpito per arrivare a Vernon, Sara deve fare pipì. E chi lo avrebbe mai detto? Percio si fa tappa in un paesino disperso nel niente: Semur-en-Auxois. Mi perdo nei suoi vicoli di città medioevale, anche qua ci sono i triangoli da seguire ma la strada chiama e si riparte. È inutile dire che la tappa in autogrill è d'obbligo: vuoi che non scappi un'altra pipì dopo il caffè preso a Semur-en-Auxois?? Ci avviciniamo nei dintorni di Parigi e il traffico diventa intenso, tutto all'improvviso diventa caotico e rumoroso quando i cartelli annunciano che proprio là sulla destra, c'è Parigi con i suoi boulevard, pittori e sexy shop. Decidiamo di uscire dall'autostrada perché il traffico è davvero tanto. Mai scelta fu più scellerata, io lo sostengo da sempre: è necessario fidarsi di Google maps, forever and ever. Escludo le strade a pedaggio ed entriamo in un tunnel che si è trasformato in un girone infernale. Il tunnel era il Duplex A86: una galleria lunga più di 10 km a corsie sovrapposte...ed è per questo motivo che è molto basso, solo 2,55 metri. L'impressione però è che sia ancora più basso, almeno a detta di Sara che nel bel mezzo del tunnel urla "SE ORA C'È UN INCIDENTE E CI BLOCCHIAMO IO AVRÒ UN ATTACCO DI PANICOOOO!". Presto detto: ecco il veicolo fermo con la richiesta di fare attenzione, e quindi potevamo forse noi privarci di un attacco di panico dentro questo gioiello dell'ingegneria?? Ma certo che no! Ma fuori dal tunnel poi è tutta campagna, e siccome siamo in campagna poteva mancare il pandino con zio Boboreddu che va a 20 km all'ora? Ovviamente no, che domande! Arriviamo a Vernon che Sara sta per esplodere in una fontana di pipì, e lì troviamo il bagno più bello di questi oltre 1.000 km finora percorsi: c'erano ben 3 (e dico TRE!) rotoli di carta igienica rosa (capite? Rosa!) in una toilette che profumava di pino e lavanda. Perché, se non si fosse capito, qua ormai si valutano solo i cessi e non le opere d'arte o la movida delle città. Com'è Vernon? Carina, scelgo tre immagini: una piazza di fiori, desideri e facciate da conservare, un gruppo di persone lontane che non so afferrare, la Senna che scorre incurante dei miei pensieri. Rouen si avvicina, lungo la strada i braccianti lavorano con 37° e per quanto mi riguarda dovrebbero avere uno stipendio simile ai parlamentari per quanto faticoso è questo mestiere. Sara si emoziona davanti ad una rotonda con al centro una casupola a graticcio: oltre ai cessi ha la passione per la toponomastica e per le strade ordinate e fiorite. Il mio hotel a Rouen è in una zona pedonale, impensabile parcheggiare nei dintorni, ma ho la t shirt scollata, l'addetto alla reception ignora che appartengo al team patata e mi consegna il suo pass per entrare nella ZTL nonché il telecomando del garage e il suo posto auto. Il potere di una maglia a V è indescrivibile! La mia camera è qua, dietro queste mura che a me fanno impazzire, dove stanotte forse sognerò qualcosa che non riesco a sfiorare. Rouen è viva e straordinaria: ad ogni angolo c'è odore di marijuana e necessariamente si è tutti allegri, perché il fumo passivo talvolta è un toccasana. Ma questa è la città di Giovanna D'Arco, in questa piazza venne messa al rogo, qualcosa mi vibra dentro e mi sento dentro la storia. In questa piazza che profuma di vaniglia e croissant, mi perdo dietro la scia del sole. Finisco in un angolo dove tutto sa mare, l'odore dell'erba fumata all'angolo di un bar e i turisti che passeggiano col naso all'insù, guardando i muri di questo angolo di mondo. La mia giornata finisce in Rue damiette, mangio e guardo il cielo, pensando che sono fortunata. E forse la giornata doveva finire così, con un sogno inespresso e un sorriso da conservare, ma c'è qualcosa da attraversare: una voce, un dolce che non so mangiare, una foto sfuocata e una piazza buia. La cattedrale di Notre-Dame De Rouen regala uno spettacolo nelle sue pareti, ma io non le so cogliere e per me è un inferno. Ciò che per gli altri è una meraviglia per me è buio, incubo, brivido e vertigine che non so gestire, per me che dopo 6 interventi agli occhi, non vedo se non con la luce piena e i colori, che ho imparato solo a fotografare e a camminare seguendo 4 sensi e guardando i miei piedi e i miei errori. Ed è così che torno in hotel, con una luce che si allontana, con questi occhi che mi impediscono di camminare al buio e che mi hanno regalato tanti passi falsi, nelle strade e nella vita. Per fortuna Sara doveva fare pipì e mi ha trascinato in hotel senza che rischiassi la vita cadendo in un qualsiasi tombino di Rouen! 

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