giovedì 18 agosto 2022

Dodicesima tappa di cavoli, freddo e adrenalina.

La partenza di stamane è stata piuttosto anticipata e non perché volevo arrivare presto a destinazione ma perché nell'albergue si moriva dal caldo, la mia vicina di letto parlava nel sonno, ogni volta che qualcuno andava in bagno la porta scricchiolava come quella di un cimitero nei film di Dario Argento. E allora tanto vale che ti alzi e ti metti in marcia, altrimenti rischi di commettere un crimine e no, non è bello a questo punto del percorso. Fuori non c'è un'anima, decido di fare un giro a Caldas de Reis prima di lasciarla: è una cittadina molto bella, colorata e vivibile, il lavatoio termale dove ieri ho pucciato i piedi è sempre lì, sorrido e penso che vorrei averne uno sempre appresso. Ma forse chiedo troppo, eh? Il cippo mi dice che mancano poco più di 44 km. Mi assale la malinconia: tutto questo sta per finire. Non faccio in tempo a concedermi una lacrimuccia che dobbiamo entrare nel bosco:
oggi il freddo mi ha divorato, l'ho patito tantissimo e non sono riuscita a togliermelo dalle ossa fino alle 8 del mattino. No, non ho portato i pantaloni lunghi perché "marò parti ad agosto?? Ma sei matta?? Creperai dal caldo, pazza!". Sicché nello zaino ho 2 teli rinfrescanti, una sacca idrica, 500 Polase ma non ho i pantaloni lunghi. Il mio giubbino che finora ha svolto il suo compito egregiamente, stamane sembrava leggero come una camicia di seta. Allora fra un porco e l'altro penso a trovare una soluzione che non viene perché ho i pensieri ibernati, a Francesca viene la genialata "perché non ti copri col telo della doccia?". E allora mi sono avvolta tipo poncho messicano e no, non esistono prove fotografiche di questa vergogna, so solo che il freddo è diminuito ed io ho evitato di congelarmi i villi intestinali. Di fatto ho freddo, dopo il bosco c'è un pezzo di asfalto senza banchine,
non è affatto sicuro, al buio lo è ancora meno. Lo percorro velocemente e sembra infinito, zio cantante non potevate fare un minimo di marciapiede? No eh?!? Rientrare nel bosco equivale a maggior freddo, ogni volta che dietro di noi compaiono delle luci la domanda è: saranno delle bestie che ci inseguono o Gian Marco & friends? E per quanto la differenza non sia così marcata, in genere sono altri pellegrini che ci superano. La prima pennellata di rosa arriva a O cruceiro. La via per Santiago è piena di cavoli, no, non è una battuta, credo siano cavoli, verze o simili queste piante che riempiono gli orti di tutta la Galizia.E al buio sembrano palme, quasi quasi sembra Miami... Vabbè, non esageriamo, orsù! Attraversiamo O campo che forse potrebbe essere insignificante come paesino ma oggi mi sembra romantico, oggi mi sembrerebbe romantica anche una rete metallica... Appunto. C'è la graziosa chiesetta di O campo... io però l'avevo detto che qua era un po' Miami Beach. A Valga c'è il solito "muro" di conchiglie: ogni volta mi sorprendo di come le persone possano erigere una qualsiasi parete a luogo di culto, spesso ci sono preghiere, santini, foto di persone vive o morte, così come ci sono nelle chiese o nei santuari. Il cammino non prosegue dentro Valga ma nei boschi che la circondano, il sole filtra da ogni fessura, io sorrido e penso che manca poco. Non voglio pensare che questa è la penultima tappa, che domani sarò a Santiago, voglio viverla lenta questa tappa, arrivare a Padrón e godermi la passeggiata. Qua sono tanti i pellegrini, negli ultimi 100 km aumentano a dismisura perché per avere la Compostela è sufficiente aver percorso gli ultimi 100 km del cammino. Io li lascio passare tutti, la lentezza oggi mi appartiene, mi concedo di visitare la chiesa di San Miguel e il suo cimitero, mi fermo ad un lavatoio a riposare e fare merenda con altri ragazzi:ho fame ma non troviamo niente sulla strada, giusto un fiore... Ci fosse un po' di pastella e due alicette! Attraverso Pontecesures e le sue sedie sparse qua e là. Sono sedie fissate al terreno, non si possono spostare, invitano a sedersi e chiacchierare. Talvolta anche a riposare e riflettere prima di rimettersi in cammino. Ma...e se prendessi il treno? Guarda come le rotaie continuano a comparire sul mio cammino, vuoi vedere che è un segnale?!? No, dai, vamos pelegrina, adelante! Toh un ponte e poi guarda come la natura rende bello anche un ferro vecchio. Arrivo a Padrón, vado prima all'albergue che già il nome dice tutto, poi vado a mangiare con Gian Marco & friends. Sette persone affamate che girano impunemente nella città di Padrón ricevendo sempre la solita risposta: la cucina apre all'una. E vabbè, facci un aperitivo, due pimientos de Padrón, piatto tipico di questo posto gioviale. Eh no, dice, la cucina apre all'una anche per quelli. All'una andiamo in questo posto che è un mix fra il camioncino lurido del post discoteca e quello delle salamelle alle feste campestri. Arrivano i pimientos de Padrón e anche una padella di zorza: pensavo fosse una cosa light quando l'ho letta nel menù, invece è un masso di granito sullo stomaco. E anche questo potrò digerirlo a Santo Stefano. E poi si rientra all'albergue, pisolino, giretto, si va a ritirare la "Pedronía" una sorta di Compostela che certifica la visita ai luoghi dove il corpo di San Giacomo venne portato a Padrón prima di essere trasferito dove ora si trova. Chiudo la giornata e domani mi piacerebbe avere lo stesso ritmo lento di oggiNOOOOO, ti pare? Mi sarebbe piaciuto godermi il tragitto, arrivare lentamente, assaporando ogni momento e invece l'albergue mi ha detto che devo necessariamente fare il check in entro le 13:00. Ragazzi, io non vorrei dire ma in 12 tappe tutti che facevano il check in dopo le 13:00, quando un albergue lo ha fatto alle 12:00 ho fatto un triplo salto carpiato con avvitamento sul dorso. L'ultimo giorno che vorrei prendermela scialla cambia tutto, zio cantante! Ma pazienza, intanto non ci posso credere che domani sarò a Santiago, non voglio pensarci, cerco di dormire che domani ho la sveglia alle 4:30 per poter arrivare prima delle 13 a destinazione. Ho la sensazione che alle 4:30 ci sarà la gara del tiro di porco, ma forse no, forse sarà adrenalina e sarà una passeggiata. Intanto una signora sta già russando in tutte le lingue del mondo e la mia pazienza sta per esaurirsi. 







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