venerdì 19 agosto 2022

Ultima tappa di emozioni che non so dire

Alla fine questa agognata tredicesima tappa è arrivata ed è iniziata alle 4:15 del mattino. No, non ha suonato la sveglia, semplicemente ero sveglia perché la signora dell'Albergue ha deciso di dare un privilegio a noi donnine e ci ha messo in una stanza separata dagli altri. In questa stanza c'erano due letti a castello, l'altro era occupato da due ragazze spagnole. Sarebbe stato tutto molto bello se la stanza non fosse stata senza finestre e piccola come un loculo. E visto che non respiravo, tanto valeva alzarsi. Sono partita da Padrón e mancavano poco più di 25 km alla meta. Buio, buio da morire, attraverso paesini abbandonati, statali, poi paesini con qualche traccia di vita, e lavatoi. Ma parliamo dei lavatoi della Galizia ragazzi: ce ne sono tantissimi, quasi ogni paese ne ha uno, per la maggior parte sono tenuti benissimo ed io mi perdo ad immaginare le donne che qua insaponavano panni e chiacchiere. Nel frattempo mancano 20 km, zio cantante mi sembrano infiniti oggi... Ma toh! Un altro lavatoio. Ma non si possono usare per fare il bagno in estate? Secondo me i bambini apprezzerebbero. Una chiesa, bellissima sicuramente, per salire ci sono una ventina di gradini... Ciao chiesa, sei bella ma sei troppo in alto, sarà per la prossima volta. Le prime tracce dell'alba arriva ad A Angueira de Suso, è sempre bella e mancano 17 km. Accelero il passo, mi sembra di essere ferma e che i km siano infiniti, mi ritrovo ad Areal, un paesino minuscolo che mi concedo di fotografare. Un bosco, ne avevo quasi nostalgia, me lo godo per qualche km, mando un messaggio a Gian Marco & friends che pensavo fossero più avanti e invece sono dietro. Ci fermiamo su un muretto, facciamo colazione e aspettiamo i ragazzacci. Un gatto mi guarda, sembra dire "ma chi te l'ha fatto fare?". Eccoli là, questi ragazzi belli da morire, con tutta quella vita fra le mani, con tutta quella strada da costruire. Il sole ci spara davanti tutta la sua forza quando mancano 13 km. No, oggi non passano mai. Un bosco e finalmente il cippo dei 10 km: da lì in poi è solo un countdown, un avanzare per vedere la fine. Mancano 8 km e Lucio ha bisogno di fermarsi, ne approfitto per mangiare una tortilla che questo conto alla rovescia mi ha messo appetito. Mettiamo l'ultimo sello in una chiesa prima di dirigerci a Santiago, poi si sale, vediamo le torri della cattedrale da lontano, immerse nel bosco di palazzi e rumore. Zio cantante se si sale, ma l'arrivo non poteva essere in discesa? Cinque! Solo 5 km, daje tutta ragazzi! Dei binari, non posso fare a meno di fotografarli: ho scherzato, non ho mai pensato di prendere il treno. Un bosco, cerco di godermelo, è l'ultimo, poi sarà città e asfalto. Siamo a un bivio, dobbiamo scegliere: andiamo a sinistra, of course, dai che faccio una foto...ma toh! Ecco Giada, famosa per comparire in tutte le foto dove non dovrebbe esserci! L'ultimo cippo che vedrò sarà quello dei 2 km, poi è semplicemente Santiago che ci guida verso Praza de Obradoiro. È questa la prima foto che scatto: un raggio di sole a far riverbero, la cattedrale di Santiago, bella e maestosa, io che urlo e faccio un video per mia madre, io che ho il groppo in gola. Tolgo lo zaino, sono leggera, abbraccio Francesca, la mia ragazza, compagna di questo viaggio. E poi Gian Marco: lo stritolo questo ragazzo cazzaro che è un concentrato di tenerezza ben nascosta. E poi gli altri, tutti. Ma di loro vi parlerò domani. E domani devo anche raccontarvi che mi hanno sbagliato la Compostela e ho dovuto rifarla, perché figurati se andava tutto liscio. Ora sono ubriaca di stanchezza, Vita, lacrime ed emozioni. Domani ho un treno per Madrid e avrò tempo per mettere ordine nella mia testa, riordinare le mie emozioni che ora sono confuse. Devi riguardare questo lungo cammino: un serpente di emozioni e immagini che si snoda da Porto fino a Santiago di Compostela. E dentro ci sono tutte le persone che hanno reso questo viaggio straordinario: domani vi racconterò di loro, questa enorme, gigantesca ricchezza. Ora vado ad ubriacarmi nell'appartamento che hanno affittato Gian Marco & friends, dove Lucio ha preparato la carbonara e Gian Marco ha fatto il giullare. E scusateli se sono stati troppo morigerati. 

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