domenica 7 agosto 2022

La prima tappa di oceano, passerelle e sogni

Tanta era l'eccitazione per la partenza ufficiale che ho dormito come l'orologio a cucù, ossia svegliandomi ad ogni ora. Alle 5 giù dal letto, preparazione zaino e via! Porto era semplicemente deserta, anzi no: c'erano tanti giovani che rientravano dalla discoteca, ubriachi, belli e sognanti. Per un attimo ho pensato di prendere un tram e andare all'uscita di Porto, evitando di farmi tutto il centro, solo per arrivare il prima possibile in riva all'oceano. Ho pensato fosse scorretto, quindi via verso la Sé do Porto che a quell'ora era magnifica.Piccola parentesi: durante la giornata ho scoperto che tutti hanno preso i mezzi pubblici e hanno iniziato il cammino dalla periferia estrema di Porto. Chiusa parentesi zio cantante. Davanti alla cattedrale fotina davanti al cippo del cammino e zio cantante che freddo, 17° con l'umidità gelata del Douro e il cielo di panna montata, quindi giubbino che altrimenti facevo la pipì a cubetti. Non mi sono pentita di essere partita dalla cattedrale: non avrei mai potuto vedere piazza Ribeira vuota, senza gli ombrelloni dei ristoranti e l'odore del pesce alla griglia. Le ultime immagini del centro di Porto sono le sue case piastrellate con mille finestre, poi una passerella non proprio ideale per chi soffre di vertigini,e infine il Douro si fa più largo e capisco che stiamo arrivando verso la foce. Il primo contatto con l'oceano Atlantico è segnato dai gabbiani: ancora non ho perdonato loro di avermi rubato il panino. Vado avanti, supero fari ponti e chiesette solitarie, per me fa sempre freddo ma mi rendo conto che non tutti sono d'accordo con me. Iniziano le passerelle che sono proprio wow e oooh, mi diverto un sacco a camminare a due passi dall'oceano, cerco di non perdermi seguendo frecce e conchiglie gialle. Tutto molto bello, la stanchezza però si fa sentire, le passerelle sono belle eh, per carità, però dopo un paio d'ore non sai più dove hai le gambe. Per fortuna ogni tanto mi fermo a fotografare cose bizzarre, tipo un obelisco al centro della passerella, cose che vedi tutti i giorni insomma. Me la prendo con calma e mi fermo a fare delle foto a Lavra, nella Praia dos Pescadores: valeva la pena venire fin qua a vedere queste casette colorate e le barche che odorano di pesce. Poi mi dico: chissà quanto manca per arrivare a Labrouge...SOLO 4 CHILOMETRI?? Ma è solo mezzogiorno, come diavolo ho fatto?? Devo fermarmi, non è che posso arrivare nell'albergue a mezzogiorno e mezzo. Vado a mangiare in spiaggia: un panino senza gabbiani, non è straordinario?? E poi un pediluvio: freddo, gelato, meraviglioso. Si riparte: passerelle, again, gambette mie dai che manca poco! Che si sappia: gli ultimi chilometri sono lunghissimi, qualcosa di infinito e oltre, ma finalmente arrivo e l'albergue dista solo... NOVECENTO METRI?? Ma si può?? Ma io non ce la faccio, io dormo in spiaggia! No, dai, forza, cosa vuoi che siano 900 metri? Sono esattamente quelli più lunghi della tappa. Arrivi e realizzi che per andare a mangiare devi rifarti altri 900 metri, cenare, e rifarti altri 900 metri. In compenso è uscito il sole: bello per fare foto ma per camminare tutta la vita il cielo di panna e il vento dell'oceano. Bilancio della giornata? Beh... Direi che merito una ninna nanna, un po' di arnica sulle gambe e anche qualche sogno. 

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