mercoledì 19 febbraio 2020

Come le rocce dell'Algarve

Ho lasciato l'Algarve dopo pranzo e l'ho lasciata con molta resistenza: la maestosità delle sue onde, le rocce ruvide e le falesie che si stagliano all'orizzonte mi hanno fatto emozionare. Stamane dopo Ponta da Piedade sono andata ad Algar Seco: mi sono persa in quei canyon bruciati dal sole, levigati dal vento e consumati dalle onde e dal sale. Possiamo tralasciare il fatto che ci sono andata con le scarpe da running e che ho rischiato di scivolare ad ogni metro, ma non importa, ce l'ho fatta e questo mi basta. L'Algarve mi ha fatto sentire minuscola, ne sono uscita ridimensionata e forte. Non che prima mi sentissi un gigante eh, chiariamo: sono alta un metro e mezzo e peso 50 kg, pertanto non ho mai svettato nella fila del refettorio. Ma non parlo di questo: tutta quella forza, quell'irruenza delle maree, le rocce consumate, friabili all'apparenza eppure forti che sembra possano sorreggere il peso del mondo intero, mi hanno fatto sentire un puntino minuscolo e tutti i miei punti interrogativi che avevo coltivato nella mia testa sono stati spazzati via da un'onda qualsiasi. Ho preso la macchina e ho puntato verso Nord, e attraversando l'Alentejo pensavo che alle mie spalle lasciavo l'Algarve, e a quel posto io devo questo sorriso e questa forza: in fondo anche la più piccola di quelle rocce resiste da secoli alla potenza distruttiva delle maree e agli schiaffi violenti del vento.
Anch'io. 

1 commento:

  1. Ecco..il vento.. quando è troppo forte mi agita, non mi piace.. ma quanta bellezza intorno a te.
    E allora..buon vento Sfiggy. 🥰

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