sabato 29 febbraio 2020

Il ritorno nella patria delle mascherine.

Stamattina a Lisbona pioveva, egoisticamente ho sorriso perché sapevo di dover partire. Il cielo si è aperto giusto un paio d'ore, così son potuta andare a fare un giro a Rossio e dintorni, giusto il tempo di compare della Ginjia. Ché agli amici porti qualcosa da bere, mica l'Amuchina. Gironzolando mi sono resa conto di quarnto il mio tempismo sia stato eccellente: la mia rinomata sfiga in questo viaggio mi ha letteralmente abbandonata e no, non ne ho sentito la mancanza! Ho notato che per prendere il mitico tram 28 c'era una fila disumana, qualcosa di indecente! Io qualche giorno fa mi sono fatta neanche 10 minuti di attesa e niente fila, ma non so dirvi se la mia fosse una congiunzione astrale favorevole o semplicemente il segno di Mercurio era appena entrato nella costellazione della Vergine dando vita a quel fenomeno insolito chiamato "culo". Di fatto i piccoli negozietti del centro erano deserti, tutti si sono riversati chissà dove, al coperto forse, ma poco male: per la prima volta lì ho visti col loro splendore che sa di antico e dignitoso. Ho dato un ultimo sguardo alle salite, alle scale e ai dislivelli di Lisbona e no, questi non mi mancheranno affatto: ho i glutei che sembrano scolpiti da Bernini, e le gambe di un ciclista al tour de France. Fa niente, mi sono divertita uguale. Alle 17:30 ho preso un volo per l'Italia e già il viaggio non è andato benissimo: un sacco di persone con ogni tipo di mascherina, da quella verde e azzurra che non serve a una mazza a quella tipo Dart Fener. Ohibò, va bene che in queste due settimane le notizie che mi sono giunte erano contrastanti ma mi sembrava eccessivo. Arrivo a Malpensa e trovo un sacco di cartelli che ci informavano che ci avrebbero misurato la temperatura, e così è stato: un uomo della Croce Rossa mi ha misurato la febbre, mi ha sorriso e mi ha detto "perfetto!"; ho risposto "si, ho solo bevuto troppa Ginjia, per il resto tutto ok, grazie!". All'uscita dall'aeroporto ho visto scene apocalittiche: un signore che era venuto a prendere il resto della famiglia ha disinfettato tutta la macchina con alcool e amuchina, e per tutta la macchina intendo dire TUTTA LA MACCHINA, dalle maniglie, ai vetri, al freno a mano. Tutti con la mascherina, ovvio. Ah si, la mascherina celeste che usa il mio dentista, quella di carta. Però mi ha messo un'ansia ragazzi miei che ora sono a casa e mi sono rifugiata nelle foto del Portogallo per sorridere: i viaggi servono a questo, a sorridere quando intorno c'è avarizia di leggerezza. 

1 commento:

  1. Hai visto con i tuoi occhi e hai già detto tutto, usando la parola più utilizzata in questi giorni; Ansia, e per molti Paura, Panico, che fa fare cose assurde, senza senso.

    Per qualche giorno avrai ancora negli occhi, ma sempre nel cuore, la bellezza del tuo viaggio, e poi... e poi, bentornata a casa carissima Sfiggy. :***

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